I leader mondiali si riuniscono a Baku per discutere della crisi climatica e dei finanziamenti ai Paesi in via di sviluppo. Ecco otto grafici per capire meglio lo stato del clima sulla Terra e la necessità di interventi urgenti
Lunedì è iniziata a Baku, capitale dell'Azerbaigian, la Cop29, la 29esima Conferenza delle parti delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.
Nonostante le numerose assenze, migliaia tra leader mondiali, esperti del clima e attivisti saranno impegnati in discussioni sulla crisi climatica fino al 22 novembre.
Al centro delle discussioni di Baku ci sarà la finanza climatica: si cercherà di stabilire un obiettivo per il sostegno economico diretto ai Paesi in via di sviluppo con finanziamenti considerati essenziali per aiutarli a ridurre le emissioni di gas serra e ad adattarsi all'impatto del cambiamento climatico.
Le valutazioni preliminari indicano che il 2024 sarà quasi certamente l'anno più caldo mai registrato, superando il record stabilito nel 2023.
E per la prima volta, quest'anno è stata superata la soglia di 1,5 gradi Celsius di in più rispetto alla media preindustriale, come dichiarato dall'agenzia climatica europea Copernicus la scorsa settimana.
L'Unione europea, insieme ai principali Paesi inquinanti, come Stati Uniti e Regno Unito, ha ridotto le emissioni di gas serra di circa un terzo dal 1990.
Nonostante ciò, le emissioni globali di Co2 sono aumentate costantemente da 22,6 milioni di tonnellate (Mton) nel 1990 a 39,02 Mton nel 2023, secondo i dati delle Nazioni Unite.
Le emissioni della Cina sono salite a 13,2 Mton nel 2023, riflettendo il crescente contributo del Paese alle emissioni globali.
I grandi Paesi come Cina, Stati Uniti e India sono le economie che emettono più Co2, mentre le nazioni della penisola arabica sono le prime per emissioni pro capite.
I dati dell'Unione Europea mostrano che il Qatar ha le più alte emissioni pro capite, seguito da Kuwait, Bahrein e Arabia Saudita.
Molti Paesi hanno obiettivi globali a lungo termine per raggiungere emissioni nette pari a zero entro il 2050.
Nel 2023, l'Ue aveva ridotto le proprie emissioni di gas serra del 34 per cento rispetto ai livelli del 1990. Tuttavia, è ancora lontana dall'obiettivo di neutralità climatica entro il 2050.
Nell'Unione, ogni settore ha registrato una riduzione delle emissioni di gas serra nel 2023 rispetto al 2022.
Il settore energetico ha registrato il calo più significativo, con una diminuzione delle emissioni del 20,1 per cento. Il settore della combustione e dei processi industriali ha seguito a ruota, con un calo delle emissioni dell'8,1 per cento rispetto all'anno precedente.
I dati mostrano che i combustibili fossili rimangono una fonte energetica dominante nella maggior parte dei Paesi, sebbene si registri un notevole aumento dell'utilizzo delle energie rinnovabili in tutto il mondo, in particolare in regioni come Europa, Stati Uniti e Cina.
Secondo la Commissione europea, nei primi sei mesi del 2024 la metà dell'elettricità dell'Ue proveniva da fonti rinnovabili, superando i combustibili fossili.
Nel 2023, l'Intergovernmental panel on climate change (Ipcc), il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici, ha delineato cinque potenziali scenari futuri per modellare i cambiamenti della temperatura sulla Terra fino al 2100, sulla base di vari fattori come la crescita della popolazione e le emissioni di Co2.
Lo scenario più ottimistico, SSP1-1.9, prevede un aumento di soli 1,4°C, da ottenersi attraverso una significativa riduzione delle emissioni.
Al contrario, se le emissioni di gas serra rimangono ai livelli attuali e non si raggiunge lo zero netto entro il 2100, le temperature globali potrebbero aumentare di oltre 2°C, come previsto dallo scenario SSP2-4.5.
Nello scenario più allarmante, SSP5-8.5, le temperature globali potrebbero aumentare in media di 4,4°C, a causa del raddoppio degli attuali livelli di emissioni.