Ecco come possiamo ancora limitare il riscaldamento globale a 1,5°C

Vacanzieri giocano a paddle ball sulla spiaggia, sullo sfondo di un cielo sempre più scuro causato dal fumo dei vicini incendi boschivi a Viña del Mar, in Cile.
Vacanzieri giocano a paddle ball sulla spiaggia, sullo sfondo di un cielo sempre più scuro causato dal fumo dei vicini incendi boschivi a Viña del Mar, in Cile. Diritti d'autore Martin Thomas, Aton Chile via AP
Diritti d'autore Martin Thomas, Aton Chile via AP
Di Rosie Frost
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

La finestra per mantenere in vita il più ambizioso degli obiettivi dell'Accordo di Parigi si sta "riducendo", ma non è ancora chiusa

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Secondo il servizio climatico europeo Copernicus, per la prima volta la temperatura media globale è rimasta stabilmente al di sopra della soglia degli 1,5°C per un intero anno, rispetto ai livelli pre-industriali. Secondo gli scienziati, la stragrande maggioranza della responsabilità è attribuibile alle emissioni di gas ad effetto serra di origine antropica, disperse nell'atmosfera terrestre negli ultimi due secoli. Il tutto, provoca conseguenze ormai pressoché quotidiane sulle nostre vite, con ondate disiccità straordinarie, caldo estremo e altri fenomeni meteorologici devastanti.

Cosa bisogna fare, dunque, per limitare la crisi climatica sul nostro Pianeta? Possiamo ancora mantenere in vita il più ambizioso degli obiettivi dell'Accordo di Parigi, evitando la catastrofe?

Perché quella degli 1,5 gradi centigradi è una soglia così importante

L'obiettivo degli 1,5°C non viene in realtà calcolato su un singolo anno: affinché lo si possa considerare definitivamente sforato, tale tetto deve essere superato a lungo e in modo sistematico. "Dobbiamo sottolineare che il target fissato dall'Accordo di Parigi non è ormai fuori portata", ha confermato Francesca Guglielmo, scienziata senior del Copernicus Climate Change Service (C3S).

Sebbene i gas ad effetto serra prodotti dai combustibili fossili rappresentino la causa principale dei cambiamenti climatici, l'improvvisa impennata delle temperature a partire dal 2023 è anche parzialmente determinata dal fenomeno climatico El Niño nel Pacifico, che sta contribuendo all'aumento della temperatura media globale. "Tuttavia, l'aver raggiunto un tale livello per un periodo così prolungato, e piuttosto bruscamente, può significare che il tempo che ci separa dal superamento della soglia si sta ulteriormente riducendo", aggiunge Guglielmo. Servono perciò azioni immediate e drastiche di mitigazione in termini di eliminazione graduale dei combustibili fossili.

In mancanza di tale impegno, il rischio è che si possano raggiungere alcuni punti di non ritorno, che rischiano di portare fuori controllo in modo irreversibile il sistema climatico terrestre. Il collasso della calotta glaciale della Groenlandia, ad esempio, provocherebbe l'innalzamento del livello dei mari, modificando le correnti oceaniche e cambiando i modelli meteorologici - un problema importante per ecosistemi vitali come la foresta amazzonica. Senza dimenticare la sommersione che ne deriverebbe di enormi superfici di territori costieri.

Possiamo ancora limitare il riscaldamento globale?

Ci sono però ancora strade per prevenire questo scenario peggiore, e alcuni passi avanti sono stati fatti. L'Agenzia Internazionale dell'Energia ha dichiarato l'anno scorso che la domanda globale di petrolio, carbone e gas dovrebbe raggiungere il picco prima del 2030. Il costo delle energie rinnovabili sta crollando in molte parti del mondo e la transizione verso l'energia verde è ben avviata.

Gli scienziati affermano che un'azione urgente per ridurre le emissioni di CO2 può ancora fare la differenza. Ma gli scenari più catastrofici, che porterebbero ad un aumento della temperatura media globale di 4°C alla fine del secolo, sono ora molto meno probabili rispetto a dieci anni fa.

Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, però, non abbassa la guardia. Il diplomatico portoghese ha ricordato che i prossimi anni "determineranno in larga misura" se riusciremo a contenere il riscaldamento globale entro gli 1,5 gradi. E ha precisato alcuni degli obiettivi che devono essere raggiunti per rimanere entro tale limite.

"Dobbiamo ridurre le emissioni del 45% entro il 2030, rispetto ai livelli del 2010. E dobbiamo raggiungere il picco delle emissioni entro il 2025", ha spiegato. Entro due anni, inoltre, "ogni Paese deve impegnarsi in nuovi piani climatici nazionali allineati al limite di 1,5 gradi", ha aggiunto, "e questi piani devono essere sostenuti da politiche e norme solide".

La buona notizia è che non abbiamo mai avuto così tanti strumenti a disposizione per evitare il disastro climatico
Antonio Guterres
Segretario generale delle Nazioni Unite

Inoltre, secondo Guterres, i cali devono riguardare tutte le emissioni in tutti i settori. Ciò include la mappatura della giusta transizione verso l'energia pulita, i trasferimenti di capitali verso i Paesi in via di sviluppo per consentire loro di eliminare gradualmente i combustibili fossili e uno dei principali impegni della Cop28: triplicare la capacità installata di energia rinnovabile e raddoppiare l'efficienza energetica entro il 2030.

"La buona notizia è che non abbiamo mai avuto così tanti strumenti a disposizione per evitare il disastro climatico", ha aggiunto il segretario generale.

Cosa dobbiamo fare per centrare gli obiettivi climatici

All'inizio del mese, a Baku, in Azerbaigian, dove alla fine dell'anno si terrà la Cop29, il responsabile delle Nazioni Unite per il clima Simon Stiell ha immaginato come potrebbe essere il mondo nel 2050. Con un'azione globale mirata, ha detto, un futuro in cui riusciremo a limitare il riscaldamento globale a 1,5°C è qualcosa di "pragmatico e realizzabile" sulla base delle tecnologie e delle politiche esistenti.

Per arrivarci, le energie pulite devono essere "abbondanti e accessibili", le emissioni di metano eliminate, le pratiche agricole trasformate, l'inquinamento atmosferico ridotto e il nostro rapporto con la natura cambiato. Sarà necessaria una delle "più grandi trasformazioni economiche globali della nostra epoca".

Una delle strutture che hanno ospitato la Cop28 di Dubai
Una delle strutture che hanno ospitato la Cop28 di DubaiAP Photo/Peter Dejong

"Guardando i numeri, è chiaro che per realizzare questa transizione abbiamo bisogno di soldi, e tanti. 2.400 miliardi di dollari (2.200 miliardi di euro), se non di più", ha dichiarato Stiell. Quest'anno sarà fondamentale per garantire che gli impegni presi alla Cop28 non rimangano lettera morta, che gli istituti finanziari e i governi mantengano quanto già promesso e altro ancora".

I prossimi due anni, ha aggiunto, determineranno l'entità della distruzione causata dal clima che potremo evitare nei prossimi due decenni e oltre". In ultima analisi, Stiell ritiene che la missione debba essere quella di chiudere, a termine, la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (la UNFCCC), almeno così come la conosciamo attualmente: "È mia viva speranza che entro il 2050 questa organizzazione divenga inutile, in un'economia globale a zero emissioni e resiliente".

Per le persone più vulnerabili è questione di vita o di morte

Tuttavia, non si tratta solo di ridurre le emissioni e trasformare le economie. Milioni di persone stanno già subendo gli impatti mortali della crisi climatica. E proteggere le persone più vulnerabili del mondo dalle conseguenze estreme che stanno già vivendo è di vitale importanza, a prescindere dall'obiettivo degli 1,5 gradi.

"La mitigazione è fondamentale, ma è necessario che i finanziamenti pubblici per l'adattamento a livello locale siano più che raddoppiati, e bilanciati in modo da corrispondere agli importi per la mitigazione", afferma Patience Mukuyu, specialista del clima di WaterAid. Le soluzioni esistono, aggiunge: dalle dighe contro le inondazioni alla tecniche di resistenza alla siccità. Ma "non c'è tempo per altre scuse. Per le persone più vulnerabili del mondo è una questione di vita o di morte".

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