L'ex vicepresidente degli Stati Uniti e attivista per il clima Al Gore considera "assurdo" che la presidenza dei colloqui sul clima delle Nazioni Unite venga ripetutamente affidata a Stati petroliferi
"Penso che il processo debba essere riformato", ha detto Al Gore della Cop29 in un'intervista esclusiva a Euronews nella capitale azera Baku.
"Penso che sia assurdo, per esempio, quello che è successo l'anno scorso con l'amministratore delegato di una delle compagnie petrolifere più sporche del pianeta che è stato il presidente della Cop", ha detto l'ex vicepresidente degli Stati Uniti in riferimento al vertice sul clima del 2023 a Dubai.
"È un conflitto di interessi diretto", ha continuato, sostenendo che il problema persiste anche quest'anno con l'Azerbaigian che ha assunto la presidenza della Cop.
"Sebbene il presidente di questa Cop non sia il capo di un'industria petrolifera, è molto in sintonia con la dipendenza di questo Paese dai combustibili fossili", ha detto Gore, "Il 90 per cento della loro bilancia dei pagamenti proviene dalla vendita di petrolio e gas".
Il presidente della Cop29 è Mukhtar Babayev, ministro dell'Ecologia e delle Risorse naturali dell'Azerbaigian nel 2018 dopo una carriera di 20 anni presso la Compagnia petrolifera di Stato della Repubblica dell'Azerbaigian (Socar).
Il ruolo della Russia nella scelta del Paese ospitante
Gore ha indicato la Russia come la forza trainante della scelta dell'Azerbaigian come Paese ospitante della Cop del 2024. Il Paese rientra nelle regioni dell'Europa orientale che erano in lizza per la presidenza di quest'anno. Mosca infatti aveva posto il veto all'idea che fosse un Paese dell'Ue a ospitare i colloqui.
"Come voce più forte in questa regione del mondo è stata proprio la Russia a fare questa scelta", ha detto Gore, il cui attivismo per il clima lo ha visto condividere il Premio Nobel per la pace con il gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite nel 2007.
Gore ha parlato con Euronews poco prima di ospitare un evento con il Climate Reality Project, che ha fondato nel 2006 e che tuttora presiede.
"Una delle riforme che ho proposto è quella di dare al segretario generale (dell'Onu, ndr) la possibilità di decidere chi ospiterà le Cop, per non lasciare che siano voci come quella di Vladimir Putin o degli Stati petroliferi del Medio oriente a determinare chi si aggiudicherà la presidenza", ha detto Gore.
Al Gore mette in guarda da soluzioni tecnologiche
L'ex vicepresidente degli Stati Uniti, che è stato al fianco del presidente Bill Clinton dal 1993 al 2001, ha anche messo in guardia dall'affidarsi a soluzioni tecnologiche per affrontare la crisi climatica, mentre le temperature medie globali salgono costantemente verso il limite di 1,5 °C rispetto al livello raggiunto prima dell'inizio del ventesimo secolo.
Gore ha menzionato lo stoccaggio del carbonio, che di solito comporta il pompaggio di Co2 nel sottosuolo o sotto il fondale marino in giacimenti di gas esauriti, una tecnologia che viene promossa sia negli Stati Uniti che in Europa nell'ambito del Net Zero Industry Act dell'Ue.
"È stato dimostrato che è totalmente inefficace", ha affermato Gore, "Naturalmente, le aziende produttrici di combustibili fossili vogliono fingere che questa sia la soluzione, come qualsiasi cosa che non sia la riduzione della quantità di combustibili fossili che vengono bruciati o la riduzione dei loro mercati".
Riguardo al vertice Cop29, circondato com'è da contrasti diplomatici e critiche per la forte presenza di lobbisti del petrolio e del gas, Gore è stato chiaro sui risultati necessari nell'area dei finanziamenti per il clima, il fulcro dei negoziati di quest'anno.
"Se si considera il finanziamento della rivoluzione energetica pulita, l'85 per cento dei finanziamenti è stato erogato dal settore privato", ha dichiarato Gore.
"Il vero problema è che i Paesi in via di sviluppo, che non sono stati in grado di partecipare molto devono pagare tassi di interesse così alti da essere esclusi dall'accesso al capitale privato degli investitori di tutto il mondo".
Il vertice di Baku durerà fino al 22 novembre, data entro la quale si spera che i quasi 200 Paesi partecipanti concordino un "nuovo obiettivo collettivo quantificato" per il finanziamento della transizione energetica e dell'adattamento al clima nei Paesi in via di sviluppo.