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Commissione Ue: ambientalisti soddisfatti dalle scelte di von der Leyen sul clima

Wopke Hoekstra (L), Teressa Ribera e Dan Jorgensen al vertice COP28 a Dubai lo scorso anno. Il trio è ora destinato a guidare la politica climatica ed energetica dell'UE.
Wopke Hoekstra (L), Teressa Ribera e Dan Jorgensen al vertice COP28 a Dubai lo scorso anno. Il trio è ora destinato a guidare la politica climatica ed energetica dell'UE. Diritti d'autore Rafiq Maqbool/Copyright 2023 The AP. All rights reserved.
Diritti d'autore Rafiq Maqbool/Copyright 2023 The AP. All rights reserved.
Di Robert Hodgson
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

Gli attivisti per il clima e la lobby delle energie rinnovabili hanno interpretato le scelte dei commissari - l'olandese Wopke Hoekstra, il danese Dan Jørgensen e la spagnola Teresa Ribera - come un segnale di continuità con il Green Deal che ha caratterizzato il suo primo mandato

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Gli ambientalisti hanno salutato con un cauto ottimismo i nomi dei commissari scelti da Ursula von der Leyen per il suo secondo mandato alla guida della Commissione europea. Le leggi per la tutela dell'ambiente erano state al centro dell'agenda del primo mandato di von der Leyen, ma negli ultimi mesi, in particolare durante la campagna elettorale prima delle elezioni europee di giugno, la presidente della Commissione era stata accusata di avere fatto una parziale marcia indietro sugli obiettivi del Green Deal.

La riconferma dell'olandese Wopke Hoekstra come commissario Ue per il clima, insieme alla nuova nomina del danese Dan Jørgensen, socialdemocratico, al portafoglio per l'energia, sembra aver placato i timori di un'inversione di rotta sul Green Deal, la politica di punta del suo primo mandato.

Von der Leyen ha assegnato al ministro dell'Ambiente spagnolo Teresa Ribera una posizione di vicepresidente esecutivo con l'incarico di una "transizione pulita, giusta e competitiva". Linda Kalcher, direttrice esecutiva del think tank sul clima Strategic Perspectives, ha descritto il trio come un "dream team" che potrebbe portare avanti l'eredità del Green Deal fino al piano industriale promesso per il suo secondo mandato quinquennale.

"Capiscono le incertezze geopolitiche, le pressioni sulle aziende europee e la dipendenza dalle importazioni", ha detto Kalcher, aggiungendo che sono nella posizione ideale per gestire le tensioni geopolitiche e i dazi che una seconda presidenza Trump potrebbe comportare.

"In quanto forti sostenitori del passaggio a un sistema energetico privo di fonti fossili, saranno loro a dover ridurre le importazioni di gnl (gas naturale liquefatto) dagli Stati Uniti", ha affermato Kalcher, che si è detta fiduciosa sul fatto che l'ex ministro danese per lo Sviluppo e il Clima globale sarà in grado di resistere alle pressioni delle grandi compagnie petrolifere e del gas.

"Mi aspetto che sia immune dalle affermazioni di greenwashing secondo cui l'idrogeno blu o le varie tecnologie di rimozione del carbonio risolveranno tutti i nostri problemi di domani, pur essendo pragmatico sul nucleare", ha detto Kalcher.

Il deputato olandese Bas Eickhout, che presiede il gruppo dei Verdi, ha dichiarato: "È positivo vedere che l'urgente necessità di contrastare il cambiamento climatico rimarrà al centro delle politiche dell'Ue per il nuovo mandato".

"Dobbiamo investire massicciamente nelle energie rinnovabili, nei buoni posti di lavoro e nelle industrie verdi europee", ha detto Eickhout, che ha aggiunto però di volere "chiarezza su come funzioneranno concretamente i nuovi portafogli che si occupano di cambiamenti climatici e decarbonizzazione".

Hoekstra, che è stato ministro delle Finanze per cinque anni e che di recente ha definito "un'assurdità" la mancata tassazione del carburante per l'aviazione, dovrà capire come affrontare il blocco degli Stati membri alla riforma della direttiva sulla tassazione dell'energia.

"L'inclusione della tassazione nel portafoglio fa sperare che le future iniziative fiscali riflettano il principio 'chi inquina paga', restando allo stesso tempo socialmente giuste - ha dichiarato Sven Harmeling, dell'alleanza Climate Action Network (CAN) Europe -. Una tassa permanente sull'industria dei combustibili fossili sarebbe un buon punto di partenza".

Il mandato di Jørgensen per l'energia è combinato con il ruolo di primo commissario europeo per l'edilizia abitativa. C'è una certa logica: gli edifici rimangono il maggior consumatore di combustibili fossili nel blocco e i legislatori hanno recentemente fissato obiettivi severi a breve termine per ridurre l'uso di energia.

Eva Bradinelli, responsabile della politica edilizia di CAN Europe, ha sottolineato la "forte interconnessione" tra le due aree politiche e ha affermato che una spinta al rinnovamento sostanziale di un settore edilizio "ampiamente inefficiente" contribuirebbe a ridurre le bollette e quindi i costi degli alloggi. Walburga Hemetsberger, amministratore delegato di SolarPower Europe, ha convenuto che il doppio mandato di Jørgensen è "perfettamente sensato".

"L'energia solare nelle case popolari, ad esempio, è un frutto a portata di mano per decarbonizzare la nostra rete e garantire che nessuno rimanga indietro", ha dichiarato Hemetsberger. Rappresentando la fonte di energia rinnovabile in più rapida crescita in Europa, l'associazione di categoria con sede a Bruxelles ha accolto con favore l'invito di von der Leyen a Jørgensen a produrre un "piano d'azione per l'elettrificazione" e ha chiesto riforme fiscali come incentivo.

Le nomine di von der Leyen risolvono la questione di chi rappresenterà l'Ue al vertice sul clima COP29 che si terrà a novembre in Azerbaigian. Hoekstra, responsabile dell'azione per il clima nell commissione in carica fino al 1° novembre, probabilmente parteciperà, anche se ci sarà un ritardo nella formalizzazione della nuova squadra.

La prova decisiva dell'impegno del prossimo esecutivo dell'Ue nell'azione per il clima arriverà all'inizio del prossimo anno, quando Hoekstra dovrà proporre un obiettivo di riduzione delle emissioni per il 2040; ha già sostenuto pubblicamente la necessità di un taglio drastico del 90% rispetto ai livelli del 1990.

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Alcuni gruppi ambientalisti e climatici sono tuttavia rimasti scettici sulle intenzioni della nuova Commissione von der Leyen. "Se la competitività significa abbassare gli standard sociali e ambientali e cedere ai grandi inquinatori, non porterà posti di lavoro, né proteggerà le vite e la natura da cui tutti dipendiamo", ha dichiarato Jorgo Riss, direttore di Greenpeace Ue.

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