La Cop28 sarà davvero utile?

Un uomo osserva il fiume Beas ingrossato dalle forti piogge a Kullu, nell'Himachal Pradesh, in India.
Un uomo osserva il fiume Beas ingrossato dalle forti piogge a Kullu, nell'Himachal Pradesh, in India. Diritti d'autore AP Photo/ Aqil Khan
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Di Rosie Frost
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

La ventottesima Conferenza mondiale sul clima, la Cop28, si terrà a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre.

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Oltre a centinaia di leader mondiali, al Papa e a Re Carlo III, anche migliaia di attivisti, leader di comunità, organizzazioni non profit e ONG si stanno recando alla Cop28, organizzata a Dubai. Con la promessa della "Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici più inclusiva di sempre", tutti questi attori sperano di far sentire la loro voce sulle maggiori sfide che il mondo deve affrontare.

Per molti, gli obbiettivi raggiunti sui temi di giustizia climatica, equa rappresentanza e finanziamenti per le comunità più vulnerabili permetteranno di misurare il successo della conferenza di Dubai. Ma, mentre aumentano le polemiche sull'influenza dei combustibili fossili, molti si chiedono se la Cop28 sarà davvero utile.

La Cop28 dovrebbe ascoltare le richieste delle popolazioni indigene

Le aspettative delle popolazioni indigene sono chiare, secondo Joseph Itongwa, coordinatore regionale della Rete delle popolazioni indigene e locali per la gestione degli ecosistemi forestali dell'Africa centrale (REPALEAC) : si tratta di "dare priorità ai nostri diritti, salvaguardare i territori tradizionali e allineare i fondi per il clima agli impegni del Glasgow Pledge".

Questo impegno, concordato alla Cop26 di Glasgow nel 2021, implica il dovere delle nazioni sviluppate di fornire ai Paesi in via di sviluppo finanziamenti per il clima. L'accesso diretto a questi fondi, in linea con gli impegni del Glasgow Pledge, deve essere messo in pratica quest'anno, afferma Itongwa.

Itongwa sottolinea il ruolo specifico delle donne indigene nella conservazione della biodiversità, come le donne che già lavorano nel bacino del Congo per mantenere la foresta e la biodiversità. È necessario un finanziamento diretto per queste donne dell'Africa centrale, per contribuire a rafforzare le loro iniziative locali.

Secondo Itongwa, garantire che le voci di un'ampia varietà di comunità indigene siano incluse nei negoziati e nelle decisioni è di vitale importanza per mantenere la salute del pianeta.

"Per combattere in maniera efficace il cambiamento climatico, è necessario valorizzare le conoscenze tradizionali indigene e garantire l'integrità dei territori", afferma Itongwa.

Voci della scienza e dei giovani

Emma Heiling è la fondatrice e Ceo di ClimaTalk, un'organizzazione no-profit guidata da giovani che si occupa di politica climatica e dà potere ai giovani nella lotta contro il cambiamento climatico. L'organizzazione internazionale parteciperà alla conferenza di Dubai con l'obiettivo di rendere la Cop28 il più possibile accessibile e comprensibile per i giovani, incoraggiandoli a impegnarsi nella politica climatica internazionale.

"Per noi la Cop28 sarebbe un successo se a determinare il risultato non fossero la forza delle lobby, il potere del denaro e la miopia della politica, ma piuttosto le voci della scienza, dei giovani e di coloro che provengono dalle aree più colpite", afferma Heiling.

L'autrice sottolinea la necessità di una giustizia intergenerazionale, di una giustizia climatica e di far sì che i Paesi maggiormente responsabili della crisi climatica guidino il cambiamento sistemico alla Cop28.

Per noi la Cop28 sarebbe un successo se a determinare il risultato non fossero la forza delle lobby, il potere del denaro e la miopia della politica, ma piuttosto le voci della scienza, dei giovani e di coloro che provengono dalle aree più colpite.
Emma Heiling
Fondatrice e CEO di ClimaTalk

"Questo include l'operatività del fondo per le perdite e i danni, l'impegno a presentare nuovi progetti che siano in linea con gli obiettivi dell'Accordo di Parigi, passi significativi verso la trasformazione dei sistemi alimentari ed energetici, un chiaro impegno a eliminare gradualmente tutti i combustibili fossili", aggiunge Heiling, "e l'inclusione dei giovani in tutto il processo decisionale".

Giustizia e compassione

Vista la crescente necessità di una maggiore rappresentanza dei Paesi del Sud e delle comunità vulnerabili, in prima linea nella crisi climatica, un gruppo di 10 giovani dei Caraibi sarà a Dubai per dare voce alle loro comunità alla Cop28.

Alcuni di loro sono gli unici rappresentanti delle loro isole alla conferenza delle Nazioni Unite sul clima.

Per Riddhi Samtani, membro della Caribbean Climate Justice Leaders Academy di Sint Maarten, garantire che il fondo per le perdite e i danni sia operativo è un'esigenza urgente.

"In particolare, i Paesi e i territori non sovrani, come il mio Paese, non hanno attualmente accesso a questo fondo, per cui è fondamentale cambiare i criteri e i meccanismi di assegnazione dei fondi", afferma Samtani.

A hand reads "pay" calling for reparations for loss and damage at the Cop27 UN Climate Summit last year.
A hand reads "pay" calling for reparations for loss and damage at the Cop27 UN Climate Summit last year.AP Photo/Peter Dejong, File

All'inizio di questo mese, durante i colloqui prima della Cop, si è finalmente arrivati ad un progetto per mettere in pratica un fondo per le perdite e i danni. L'adozione formale è prevista per la Cop28 ed è stata annunciata come un importante passo avanti per coloro che hanno atteso per anni questo finanziamento.

"In definitiva, il successo della Cop28 non si misurerà solo con gli accordi sulla carta, ma con azioni e risultati tangibili che ci portino verso un futuro più sostenibile, equo e resistente al clima", conclude Samtani.

Kerese Elliot, del Suriname, aggiunge che la conferenza sul clima potrebbe considerarsi un successo solo se "i partecipanti si impegneranno a fondo una volta tornati a casa, perché la vera lotta è dopo la Cop28".

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Ciò include l'attuazione rigorosa da parte dei leader mondiali di politiche utili non solo per il loro Paese, ma anche e soprattutto a livello globale, con obiettivi realistici fissati dalle ONG per combattere il cambiamento climatico.

"Se vogliamo che questa Cop sia un successo, non dobbiamo limitarci a modificare le politiche, ma mettere in atto un vero e proprio cambiamento di paradigma, immaginando un mondo in cui la giustizia e la compassione governino le nostre azioni", aggiunge Yemi Knight, membro della Caribbean Climate Justice Leaders Academy delle Barbados.

La Cop28 può avere successo?

C'è scetticismo anche sulla possibilità che la Cop28 possa avere successo nel suo formato attuale. Sage Lenier è un giovane attivista climatico americano che si sta recando a Dubai per cercare di mostrare alle persone il dietro le quinte del processo della Cop.

"Ad essere sincero, non credo che questa Cop avrà molto successo", dice l'attivista. "È la preda delle lobby dei combustibili fossili". Lenier ritiene che per far funzionare il processo, l'industria dei combustibili fossili debba essere completamente esclusa e che le promesse, gli accordi e le intese che i Paesi prendono debbano essere vincolanti.

Gli attivisti per il clima hanno a lungo criticato l'influenza dell'industria dei combustibili fossili nel processo della Cop, condannando la scelta del capo della compagnia petrolifera nazionale degli Emirati Arabi Uniti, Sultan Al-Jaber, di guidare i colloqui.

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Sultan al-Jaber, the CEO of ADNOC and Cop28 President during the World Government Summit in Dubai, United Arab Emirates in February.
Sultan al-Jaber, the CEO of ADNOC and Cop28 President during the World Government Summit in Dubai, United Arab Emirates in February.AP Photo/Kamran Jebreili, File

Ma le preoccupazioni degli attivisti e dei gruppi per il clima potrebbero rivelarsi fondate: a pochi giorni dall'inizio dei colloqui, il vertice sul clima è stato oggetto di controversie sull'influenza del settore dei combustibili fossili.

Secondo i documenti ottenuti dai giornalisti indipendenti del Centre for Climate Reporting e visionati dalla BBC, gli Emirati Arabi Uniti avrebbero intenzione di sfruttare il loro ruolo di padroni di casa per concludere accordi sul petrolio e sul gas. I documenti trapelati rivelano l'intenzione di discutere accordi sui combustibili fossili con 15 nazioni.

Kaisa Kosonen, coordinatore delle politiche internazionali di Greenpeace, afferma che, se le accuse fossero vere, si tratterebbe di un fatto "totalmente inaccettabile, di un vero scandalo".

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