Grido di dolore e amore per uomo e natura di Sebastiao Salgado. Ricordiamo il fotografo morto a 81 anni, riproponendo l'intervista per la mostra di 200 scatti in bianco e nero, realizzati in 8 anni di lavoro
Dopo la morte di Sebastião Salgado, ripercorriamo Genesi, la mostra globale del franco-brasiliano che ha reso omaggio al pianeta esponendo più di 200 delle sue splendide fotografie in bianco e nero, frutto di otto anni di lavoro e di circa 30 viaggi intorno al mondo.
La mostra Genesi del famoso fotografo ha fatto il giro del mondo per più di sei anni, segno della sua popolarità ma anche dell'impatto del suo incredibile lavoro.
Euronews Cultura ha incontrato il fotografo nel 2020, quando la spettacolare mostra è stata esposta a La Sucrière a Lione, un ex zuccherificio e magazzino ora diventato uno spazio espositivo.
La mostra omaggio alla Terra di Salgado
Cresciuto in una fattoria in Brasile, Salgado aveva un profondo amore e rispetto per la natura. Ma era anche particolarmente sensibile ai modi in cui gli esseri umani sono colpiti dalle loro condizioni socio-economiche, spesso devastanti.
Nel corso della sua carriera ha realizzato numerose opere che abbracciano molti decenni, come il progetto a lungo termine Workers (1993), che ha documentato lo stile di vita in via di estinzione dei lavoratori manuali in tutto il mondo. Oppure Migrations (2000), un omaggio alle migrazioni di massa causate da fame, disastri naturali, degrado ambientale e pressione demografica. E poi Genesis, la sua “lettera d'amore al pianeta”.
"Una mostra come Genesis parla della Terra, degli animali che popolano la Terra... Ma continuo a fotografare anche l'uomo - dice Sebastião Salgado -. Ho da poco finito in Amazzonia un lavoro con le comunità indigene e lo spirito è esattamente lo stesso. L'uomo non è che una delle tante specie che abitano il nostro pianeta. In fin dei conti un animale come gli altri...".
Salgado e il Pianeta Terra: un amore in bianco e nero
Specie selvagge, terre lontane, luoghi incontaminati. Salgado si è spinto ai confini della civiltà, per posare il suo sguardo su animali e paesaggi, finora scampati alla contaminazione della società moderna. "Dopo un lavoro su una miniera d'oro, che avevo realizzato in Brasile nel 1986, e poi pubblicato l'anno dopo - racconta ancora Salgado - tutte le riviste sono tornate al bianco e nero. Era una storia talmente forte, ed è stata ripresa da così tante grandi testate, che mi ha regalato un'enorme visibilità e ha così rilanciato la moda della fotografia in bianco e nero. Ed è proprio grazie a questo ritorno di fiamma, che ho poi continuato su questa scia, senza mai tornare al colore".
L'appello di Salgado al mondo: "Serve un ritorno alla terra"
Il bianco e nero, dunque, come marchio di fabbrica. Salgado punta però il suo obiettivo anche su popoli e comunità che ancora sfuggono alla mondializzazione, come in alcune remote regioni africane. Un viaggio in immagini, che impone una riflessione sullo stato del nostro pianeta. "E' necessario un ritorno alla Terra - l'accorato appello del fotografo brasiliano -. Un ritorno al nostro Pianeta. Lo so che l'uomo non vivrà più nelle caverne o nelle foreste, ma si impone almeno una riconciliazione 'spirituale' con il nostro pianeta. L'ecologia è diventata oggi un argomento retorico, un fenomeno puramente 'urbano'. La COP21 di Parigi risale ormai a cinque anni fa e di tutto ciò che è stato proposto, niente è stato poi concretamente fatto. E sapete perché? Perché non sono stati invitati i contadini, le persone veramente legate alla terra, al Pianeta... E' stata solo una riunione fra elite urbanizzate".
Resuscitare una vecchia fattoria, piantando milioni di alberi: la crociata verde di Salgado
Viscerale il legame di Salgado con l'Amazzonia. Per lei, insieme alla moglie Lelia, vent'anni fa si è lanciato in un'impresa da titani: riportare alla vita l'ecosistema della vecchia fattoria di suo padre, piegato da deforestazione e colture intensive. "Abbiamo piantato due milioni e mezzo di alberi, anche un po' di più: 2 milioni e 700.000. Ora ci apprestiamo a piantarne ancora un milione - racconta Salgado -. La terra era esausta, morta, privata di ogni risorsa. E oggi ha ritrovato la sua ricchezza, la sua fertilità. E' il momento di piantare nuovi alberi che la abiteranno per i prossimi 500, 1000 anni. Degli alberi che per crescere hanno bisogno di una buona terra". Una battaglia che, a 76 anni, continua ad animare Salgado nel suo impegno da uomo e fotografo. Per vedere la sua mostra Genesis a Lione, c'è tempo fino al prossimo 10 maggio.