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Trump annuncia maxi-intesa con il Giappone: investimenti per 550 miliardi e dazi al 15%

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump saluta i presenti durante un ricevimento per i membri repubblicani del Congresso nella Sala Est della Casa Bianca, martedì 22 luglio 2025, a Washington.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump saluta i presenti durante un ricevimento per i membri repubblicani del Congresso nella Sala Est della Casa Bianca, martedì 22 luglio 2025, a Washington. Diritti d'autore  AP Photo
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Di Euronews Agenzie: AP
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Secondo il Census Bureau, l'anno scorso gli Stati Uniti hanno registrato uno squilibrio commerciale di 69,4 miliardi di dollari (59,1 miliardi di euro) con il Giappone

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato martedì un nuovo accordo commerciale con il Giappone che riduce la minaccia di dazi più pesanti, ma conferma una tariffa del 15 per cento su una vasta gamma di importazioni nipponiche.

L’intesa, secondo Trump, porterà 550 miliardi di dollari di investimenti giapponesi negli Stati Uniti, oltre a garantire un maggiore accesso al mercato giapponese per riso e automobili statunitensi.

“Questo accordo creerà centinaia di migliaia di posti di lavoro – non c’è mai stato niente di simile”, ha scritto Trump sul suo social Truth Social, rivendicando il risultato come una vittoria per l’industria americana.

Tokyo approva, ma restano dubbi sull’automotive

Il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba ha accolto l’intesa, pur in un momento politicamente delicato: la sua coalizione di governo ha perso la maggioranza lunedì, ma Ishiba ha assicurato stabilità politica per evitare un vuoto istituzionale proprio mentre il Giappone affronta “pressioni tariffarie senza precedenti”.

Non sono ancora chiari i dettagli sull'applicazione delle nuove tariffe, in particolare se il settore automobilistico nipponico sarà esentato dall’imposta del 25 per cento inizialmente minacciata da Trump. Le aziende giapponesi, in particolare le case automobilistiche, restano in allerta.

Tariffe su Filippine e Indonesia

L’accordo con il Giappone non è l’unico annuncio della giornata: Trump ha comunicato l’introduzione di dazi del 19 per cento su tutte le merci provenienti da Filippine e Indonesia, sottolineando che in cambio i prodotti americani saranno esentati da tariffe d’importazione in quei Paesi.

Secondo l’amministrazione, questa strategia rientra in un piano più ampio per “rilanciare la produzione nazionale, ridurre il deficit commerciale e rafforzare la sicurezza economica degli Stati Uniti”.

L’Europa nel mirino: dazi del 30 per cento all’orizzonte?

In una cena con diplomatici e imprenditori tenutasi martedì sera, Trump ha confermato che l’Unione europea sarà ricevuta a Washington per due giorni di colloqui commerciali. Tuttavia, l’atmosfera si preannuncia tesa: il presidente ha recentemente minacciato di imporre tariffe del 30 per cento su tutte le merci provenienti dai 27 Stati membri dell’Ue, se non verranno rinegoziati i trattati commerciali.

“L’Europa arriverà domani e dopodomani”, ha detto Trump, sottolineando che gli Stati Uniti sono “pronti a far valere i propri interessi”.

Preoccupazioni tra le imprese e timori globali

Molte imprese statunitensi e internazionali esprimono preoccupazione per l’aumento dei costi di produzione e dei prezzi al consumo che potrebbero derivare dalle nuove tariffe. Le associazioni industriali avvertono che i dazi, pur volti a riequilibrare i rapporti commerciali, rischiano di innescare ritorsioni e rallentamenti economici globali.

Nel frattempo, l’amministrazione Trump conferma l’intenzione di imporre formalmente tutte le nuove tariffe a partire dal 1° agosto, data che potrebbe segnare una nuova fase di frizione tra Washington e molte capitali globali.

Il nuovo quadro commerciale delineato da Trump segna una svolta netta in chiave protezionista, pur incassando un primo successo diplomatico con il Giappone. Ma l’incertezza sui dettagli, le possibili ripercussioni sui consumatori e lo spettro di una guerra commerciale con l’Unione europea potrebbero complicare le ambizioni di rilancio economico della Casa Bianca.

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