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Solo il 59% dei lavoratori europei è soddisfatto del proprio impiego: Italia in coda

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Di David Walsh & Hannah Brown
Pubblicato il
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Secondo il 2025 European Workforce Study, meno di sei lavoratori su dieci si dichiarano soddisfatti del proprio posto di lavoro. Danimarca, Norvegia e Svezia registrano i livelli più alti di benessere professionale, mentre Italia, Grecia e Polonia sono tra le ultime

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Solo il 59 per cento dei lavoratori europei è soddisfatto del proprio impiego, ma i dati variano fortemente da Paese a Paese. È quanto emerge dal rapporto 2025 European Workforce Study, secondo cui solo poco più della metà della forza lavoro del continente concorda con l'affermazione: "Tenendo conto di tutto, direi che questo è un ottimo posto di lavoro."

I livelli di soddisfazione variano notevolmente: Danimarca (75%), Norvegia (73%) e Svezia (68%) sono in cima alla classifica, mentre Polonia (47%), Grecia (44%) e Italia (43%) registrano i tassi più bassi.

La soddisfazione dei dipendenti sembra correlarsi direttamente con la produttività, misurata in termini di Pil per ora lavorata. E se la produttività incide già notevolmente sui profitti aziendali, un ambiente di lavoro insoddisfacente può generare un impatto a catena.

Dipendenti insoddisfatti, clienti persi

Euronews Business ha parlato con Laurent Millan, solution consulting manager per la Customer Experience (CX) e la Employee Experience (EX) presso NTT, per capire come e perché questi due aspetti siano così strettamente legati.

"Acquisire un cliente costa, ma perderlo a causa di una cattiva esperienza è uno spreco ancora maggiore", ha spiegato Millan. La qualità del servizio clienti, infatti, dipende da personale competente, motivato e formato adeguatamente.

"La vera sfida per le aziende oggi è trattenere i talenti, perché sostituirli è molto costoso", ha aggiunto.

I dati di LinkedIn indicano un trend crescente nella mobilità professionale: chi entra oggi nel mondo del lavoro avrà, mediamente, il doppio dei cambi rispetto a chi ha cominciato 15 anni fa. Un turnover elevato non solo aumenta i costi, ma riduce la produttività, poiché i nuovi assunti necessitano spesso di settimane, se non mesi, per raggiungere piena efficienza. Una perdita di efficienza che può bastare a far fuggire un cliente.

"Quando i dipendenti se ne vanno, i clienti se ne accorgono", sottolinea Millan. "La CX guida la fidelizzazione, ed è anche una leva di crescita e differenziazione per acquisire nuovi clienti".

IA agenziale: un alleato per l’esperienza di lavoro e d’acquisto

Per migliorare la soddisfazione dei dipendenti, secondo Millan, sono fondamentali strumenti tecnologici efficienti e la possibilità di lavorare in modo flessibile. Il lavoro ibrido, in particolare, sembra favorire la fidelizzazione: secondo il rapporto, il 50% dei lavoratori ibridi si definisce “felice dove si trova”, contro il 44% di chi lavora solo in presenza e il 37% dei lavoratori completamente da remoto.

Un ruolo crescente sarà giocato anche dall’intelligenza artificiale “agenziale”, definita da Millan come un elemento chiave per CX e EX.

“Non è solo uno strumento a sé. Deve creare autonomia, capacità di ragionamento, contesto: è qui che si genera valore”, ha spiegato.

E conclude: “Ho visto molti bot ben progettati che però non riuscivano ad adattarsi nel tempo. Ma le aziende cambiano continuamente. La flessibilità è la chiave.”

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