L'inflazione dell'Eurozona ha registrato un'impennata superiore alle attese in aprile, quando l'impatto dei dazi Usa ha iniziato a riverberarsi sul paniere dei beni di consumo, ponendo una nuova sfida alla Bce
Le pressioni sui prezzi nell'Eurozona hanno superato le aspettative nel mese di aprile, complicando potenzialmente la tabella di marcia della Banca Centrale Europea (Bce) per ridurre ancora i tassi di interesse nei prossimi mesi.
Secondo i dati preliminari diffusi venerdì da Eurostat, i prezzi al consumo sono aumentati del 2,2 per cento su base annua, invariati rispetto a marzo ma leggermente superiori al 2,1 per cento previsto dagli economisti.
Su base mensile, l'inflazione è accelerata nella stessa misura di marzo (+0,6 per cento), suggerendo che lo slancio disinflazionistico potrebbe essere in fase di arresto.
Più preoccupante per i responsabili politici di Francoforte è l'inflazione di fondo, che esclude i prezzi di cibo ed energia tradizionalmente volatili. Questo indicatore (noto ance come inflazione core) è salito al 2,7 per cento ad aprile, dal 2,4 del mese precedente e ben al di sopra della stima del 2,5per cento.
Si è trattato del primo aumento dell'inflazione core dal maggio 2024, con i servizi ancora una volta a trainarla.
L'inflazione dei servizi rimane il problema principale della Bce
L'inflazione dei prezzi dei servizi, un parametro centrale nella valutazione della Bce sulle pressioni sottostanti ai prezzi, è salita al 3,9 per cento annuo, dal 3,5 di marzo.
Su base mensile, i prezzi dei servizi sono aumentati infatti dello 0,9 per cento, mentre prodotti alimentari, alcolici e tabacco sono passati dal 2,9 al 3 per cento.
Nell'area dell'euro, l'inflazione è rimasta molto disomogenea. L'Estonia ha registrato il tasso d'inflazione annuo più elevato, pari al 4,4 per cento, seguita dai Paesi Bassi e dalla Lettonia con il 4,1.
La Francia ha registrato la crescita dei prezzi più bassa, con un'inflazione annuale di appena lo 0,8 per cento.
Mercati invariati nonostante la fiammata dell'inflazione
Nonostante il dato sull'inflazione più forte del previsto, i mercati finanziari non hanno avuto particolari reazioni.
Gli investitori hanno mantenuto la fiducia nella possibilità che la Bce proceda con un taglio dei tassi a giugno, e i mercati hanno interpretato i dati di aprile come una spinta temporanea piuttosto che come un cambiamento di tendenza.
In Germania i rendimenti degli Schatz , titoli di stato tedeschi con scadenza due anni, spesso considerati un barometro delle aspettative politiche della Banca centrale, sono rimasti fermi all'1,73 per cento, mentre i rendimenti dei Bund decennali sono rimasti invariati al 2,46.
Anche l'euro si è scrollato di dosso i dati, mantenendo i guadagni precedenti rispetto al dollaro a 1,1330.
I titoli azionari estendono i guadagni mentre gli investitori si concentrano sugli utili
I mercati azionari hanno continuato a guadagnare, sostenuti dagli utili societari e dall'ottimismo degli investitori. L'indice EuroStoxx 50 è salito dello 0,8 per cento venerdì, mentre il Dax tedesco è salito dell'1,8 per cento, in linea con l'ottavo giorno consecutivo di guadagni.
La società Rheinmetall AG, uno dei maggiori produttori nel settore della difesa, ha guidato il Dax con un balzo del 3,6 per cento, raggiungendo nuovi livelli record grazie alla continua domanda di attrezzature militari.
All'interno del più ampio EuroStoxx 50, Ing Groep, Airbus e Bayer sono stati i titoli più performanti, con aumenti rispettivamente del 5,2, 5,1 e 4,2 per cento.
Al contrario, Munich Re e il gruppo energetico Rwe hanno perso il 4,9 e il 3,6 per cento.
Anche le banche dell'Eurozona hanno guadagnato terreno, con l'indice EuroStoxx Bank in rialzo dell'1,9 per cento, riflettendo la tenuta del sentimento degli investitori in un periodo potenzialmente prolungato di politiche restrittive.