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Dove sono i beni congelati della Russia da prestare all'Ucraina? Nessuno lo dice, tranne il Belgio

L'ubicazione dei beni sovrani russi rimane avvolta nel mistero.
L'ubicazione dei beni sovrani russi rimane avvolta nel mistero. Diritti d'autore  Euronews.
Diritti d'autore Euronews.
Di Jorge Liboreiro & Shona Murray
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Il dibattito sulla concessione di un prestito di riparazione all'Ucraina si è concentrato sugli asset depositati presso Euroclear, ma la Russia ha beni congelati in altre parti del mondo. Dove e per quale valore? Euronews li ha cercati

Quando il primo ministro belga Bart De Wever si è impuntato al vertice dell'Ue del mese scorso bloccando un piano audace per l'emissione di un prestito di riparazione da 140 miliardi di euro all'Ucraina, utilizzando gli asset immobilizzati della Banca centrale russa, si è lamentato di essere stato messo preso di mira.

Dopo tutto, il progetto di prestito si basa sui fondi detenuti presso Euroclear, un deposito centrale di titoli con sede a Bruxelles, nonostante gli alleati del G7 abbiano affermato di avere circa 300 miliardi di euro di asset sovrani russi congelati nelle loro giurisdizioni.

"Il pollo più grasso è in Belgio, ma ci sono altri polli in giro", ha detto De Wever, "nessuno ne parla mai".

In effetti, nessuno, o quasi, ne parla. In seguito alle osservazioni del premier belga, Euronews ha contattato i Paesi occidentali che, attraverso i resoconti dei media e le analisi indipendenti, sono stati identificati come detentori di una parte degli asset della Banca Centrale Russa.

Si tratta di Francia, Lussemburgo, Germania, Svizzera, Regno Unito, Stati Uniti, Canada, Giappone e Australia, tutti allineati con lo sforzo internazionale di fermare la macchina bellica del Cremlino e porre fine all'invasione dell'Ucraina.

Dove sono i beni russi congelati, non solo in Belgio

Ironia della sorte, le risposte più precise sono arrivate dai due Paesi tradizionalmente più legati all'oscurità finanziaria: Lussemburgo e Svizzera.

Secondo un recente studio del servizio di ricerca del Parlamento europeo, il Lussemburgo detiene circa 10-20 miliardi di euro in beni sovrani russi.

Ma in una dichiarazione congiunta, i ministri delle Finanze e degli Affari esteri del Granducato hanno fornito una cifra drasticamente diversa. "L'ammontare degli asset della Banca Centrale Russa attualmente immobilizzati in Lussemburgo è inferiore a 10mila euro", hanno dichiarato.

La Svizzera, da parte sua, ha confermato di detenere 7,45 miliardi di franchi svizzeri, circa 8 miliardi di euro, in asset sovrani russi. I fondi sono custoditi in banche commerciali.

La Svizzera non è uno Stato membro dell'Ue né del G7, quindi non è obbligata a seguire l'iniziativa di emettere un prestito di riparazione. Tuttavia, sta seguendo da vicino il processo.

"Il Consiglio federale deciderà la sua posizione tenendo conto del diritto svizzero, compreso il diritto internazionale, degli obiettivi di politica estera della Svizzera e della salvaguardia della stabilità finanziaria, al fine di evitare conseguenze indesiderate per i mercati finanziari e per le future operazioni delle banche centrali nel sistema finanziario internazionale", ha dichiarato il governo elvetico.

La Svizzera sta seguendo il dibattito sul prestito di riparazione per l'Ucraina.
La Svizzera segue il dibattito sul prestito di riparazione per l'Ucraina. Alessandro della Valle/' KEYSTONE / ALESSANDRO DELLA VALLE

Gli altri Paesi contattati da Euronews hanno fornito dichiarazioni più o meno lunghe ma evitato di chiarire quanti asset sovrani russi detengano.

La Germania, che si stima detenga una quota limitata dei fondi immobilizzati, ha dichiarato di non poter "rivelare il volume o l'ubicazione degli asset della Banca centrale russa" nel Paese a causa dei requisiti di protezione dei dati e della legge sulle sanzioni dell'Ue.

Anche il Giappone non si è espresso in merito. Si ritiene che il Paese detenga tra i 25 e i 30 miliardi di euro di asset sovrani russi, cifra mai confermata formalmente da Tokyo. (De Wever ha affermato che solo il Giappone detiene 50 miliardi di euro).

"Il governo giapponese non divulga le informazioni relative ai dettagli dei beni sovrani russi situati in Giappone, compresi il loro ammontare e la loro ubicazione. Pertanto, ci asteniamo dal fare commenti in merito", si legge nel comunicato di Tokyo.

La Francia ha rifiutato di commentare il valore degli asset custoditi sul suo territorio, anche se il suo ex ministro delle Finanze, Bruno de Maire, aveva precedentemente parlato di avere immobilizzato 22,8 miliardi di euro dalla Banca centrale russa.

Il Dipartimento del Tesoro statunitense non ha risposto a Euronews.

Nel settembre 2023, Axios ha riferito che una task force globale nota come Russian Elites, Proxies and Oligarchs (Repo) aveva trovato una stima di 5,06 miliardi di dollari (4,41 miliardi di euro) in beni sovrani russi sparsi nel sistema bancario americano.

Il silenzio e la poca chiarezza su dove siano i fondi sovrani della Russia

La mancanza di trasparenza da parte dell'Occidente è in netto contrasto con la chiarezza del Belgio.

Euroclear pubblica regolarmente rapporti sugli asset sovrani russi, la loro composizione per valuta e aggiornamenti sui profitti inattesi che generano. I responsabili politici, gli investitori, i giornalisti e gli analisti hanno tutti accesso ai dati.

Certo, Euroclear, in quanto depositario centrale di titoli, è vincolato a standard di trasparenza e supervisione più severi rispetto alle banche private, dove i principi di segretezza e privacy sono considerati sacrosanti per proteggere i clienti.

A oggi, gli alleati del G7 non sono in grado di fornire una ripartizione dettagliata degli asset sovrani russi che controllano, che appare problematico nel contesto del prestito di riparazione.

La Commissione europea ha ripetutamente evitato di chiarire se avrebbe usato altri fondi oltre quelli depositati presso Euroclear per finanziare l'ambiziosa proposta per il prestito da 140 miliardi di euro,

"Durante i nostri colloqui informali con i rappresentanti di alcuni Stati membri del G7 e dell'Ue, non abbiamo ricevuto alcuna informazione sulle ragioni per cui i dati sull'esatta entità degli asset non sono disponibili al pubblico", ha dichiarato Szymon Zaręba, ricercatore senior presso l'Istituto polacco per gli affari internazionali (Pism).

La ricerca di Zareba per individuare l'ubicazione precisa e il valore degli asset della Banca centrale russa si è scontrata con gli stessi ostacoli incontrati da Euronews.

Il ricercatore ha contestato l'idea che la divulgazione di statistiche chiare sui beni potrebbe esporre le aziende occidentali che ancora operano in Russia a confische di ritorsione da parte del Cremlino, una prospettiva evocata anche da De Wever nelle sue recenti osservazioni.

"Dopo tutto, la Russia sa esattamente dove sono stati depositati i suoi fondi prima dello scoppio della guerra, quando i suoi beni sono stati congelati e di chi è la proprietà privata da colpire", ha aggiunto Zareba.

Un altro ostacolo ricorrente nella ricerca dei beni è la (rara) distinzione tra beni sovrani, ovvero le riserve della Banca Centrale Russa, e beni privati di individui russi sanzionati, come oligarchi e dirigenti d'azienda.

Il Regno Unito ne è un esempio lampante. Da un lato, si è schierato a favore del prestito di riparazione, dall'altro è stato vago sull'ammontare di risorse congelate russi che detiene.

"È il momento di agire a livello internazionale per utilizzare i beni sovrani congelati della Russia a sostegno dell'Ucraina", ha scritto la ministra degli Esteri Yvette Cooper sul Times "perché, francamente, è la Russia che dovrebbe pagare per i danni che sta facendo all'Ucraina".

A maggio 2025, l'Ufficio britannico per l'attuazione delle sanzioni finanziarie (Ofsi) ha registrato 28,7 miliardi di sterline (circa 32,6 miliardi di euro) di beni congelati a seguito delle molteplici sanzioni imposte alla Russia dal febbraio 2022.

Questa cifra però, spesso citata dalla stampa, esclude del tutto i beni sovrani e il governo britannico ha rifiutato di elaborare ulteriormente sull'argomento.

Il Regno Unito ha rifiutato di fornire numeri sui beni sovrani russi congelati a Londra
Il Regno Unito ha rifiutato di fornire numeri sui beni sovrani russi congelati a Londra Alastair Grant/Copyright 2024 The AP. All rights reserved

In Canada, la Royal Canadian Mounted Police afferma che il Paese ha congelato 185 milioni di dollari (114 milioni di euro) di beni russi e bloccato 473 milioni di dollari (291 milioni di euro) di transazioni finanziarie. Tuttavia, Euronews non ha ricevuto alcuna indicazione su quanto, eventualmente, appartenga alla Banca centrale russa, rendendo impossibile una distinzione.

Anche l'Australia, che possiede un importo minore, ha rifiutato di fornire una ripartizione.

"Non ci sono cifre esatte. È un aspetto che vale la pena sottolineare in tutto questo. I singoli Stati possono avere un'idea - o si spera che abbiano un'idea approssimativa di ciò che rientra nelle loro giurisdizioni - ma il controllo pubblico su questo è molto scarso. Ed è per questo che il dibattito si svolge in termini così ampi", ha dichiarato Francis Bond, senior associate dello studio legale Macfarlanes, specializzato in sanzioni internazionali.

"Non abbiamo mai visto proporre nulla di simile. Ed è una risposta a qualcosa che è visto come una situazione del tutto straordinaria e insolita. Ed è per questo che i rischi legali, finanziari e politici sono così elevati, perché non abbiamo una vera e propria tabella di marcia per determinare come questo potrebbe svolgersi", ha concluso Bond.

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