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Le spese per la casa incidono sul 35% dei redditi in Grecia, in Italia pesano per un quinto

Le immagini dei blocchi di appartamenti a Dusseldorf
Le immagini dei blocchi di appartamenti a Dusseldorf Diritti d'autore  Martin Meissner/Copyright 2023 The AP. All rights reserved.
Diritti d'autore Martin Meissner/Copyright 2023 The AP. All rights reserved.
Di Servet Yanatma
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Nell'Ue i cittadini spendono il 20% del loro reddito disponibile per l'abitazione. Ma ci sono enormi variazioni fra la Grecia (35%) e Cipro (11,5%). L'Italia in linea con la media europea

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La casa, insieme alle bollette, è la spesa più onerosa per gli europei. Un trend consolidato: negli ultimi venti anni il peso degli alloggi sul reddito dei nuclei familiari è aumentato significativamente.

Nell'Ue, in media, un quinto del reddito disponibile viene speso per l'abitazione. Il luogo in cui ci sono più spese sulla casa è la Grecia. Ma l'Italia come si colloca?

In cosa consistono le spese abitative?

Prima di tutto, ci sono i "costi dell'abitazione". Secondo Eurostat, queste spese sono quelle mensili legate alla presenza di una famiglia in un alloggio, e comprendono le utenze come acqua, elettricità, gas e riscaldamento.

Per i proprietari di casa vanno aggiunti anche gli interessi sul mutuo, mentre per gli affittuari si contano le mensilità dell'affitto. Oltre a quelle ci tutta una serie di uscite come tasse, manutenzione e assicurazioni.

Il reddito disponibile comprende tutte le entrate ottenute dal lavoro (salari per i dipendenti e guadagni per i lavoratori autonomi): quelli privati da investimenti e proprietà; i trasferimenti tra famiglie; tutti i pagamenti sociali ricevuti in contanti, comprese le pensioni di vecchiaia.

La situazione dei costi abitativi nei Paesi di Unione europea ed Efta

Nel 2023, il 19,7 per cento del reddito disponibile in Unione europea era destinato alla casa. Questo dato varia molto tra gli Stati membri: si passa dall'11,6 per cento di Cipro al 35,2 della Grecia.

La Grecia (35,2 per cento) è un caso a parte: il secondo Paese classificato, la Danimarca, è sotto Atene di dieci punti percentuali con il 25,9. Segue poi la Germania, con il 25,2.

Anche nella zona dell'Efta, Norvegia e Svizzera, l'impatto dei costi abitativi rispetto al reddito disponibile è elevato, rispettivamente al 25 e al 25,2 per cento.

Perché in Grecia i costi dell'abitazione sono così alti?

"La crisi economica dell'ultimo decennio è stato un fattore chiave che distingue la Grecia dagli altri Paesi europei in termini di costi abitativi", ha dichiarato Ilias Nikolaidis, direttore dei contenuti di Dianeosis, un think tank con sede ad Atene.

Ha spiegato che le famiglie greche hanno perso circa il 40 per cento del loro reddito tra il 2009 e il 2014 e l'inflazione ha solo peggiorato la situazione.

Nel frattempo, la crisi ha mantenuto bassi i prezzi degli immobili, attirando la domanda dall'estero. In questo periodo si è assistito anche alla nascita di piattaforme di noleggio della gig economy, all'introduzione di un programma di visti d'oro e a un'impennata del turismo.

"La domanda dall'estero ha spinto i prezzi verso l'alto, mentre i redditi delle famiglie greche non sono cresciuti", ha osservato. Inoltre, la crisi ha portato a un calo dell'offerta di alloggi, con la stagnazione dell'edilizia, e per anni sono state immesse sul mercato meno case nuove.

La Germania supera di gran lunga le altre "Big Four" dell'Ue

Tra le grandi economie dell'Ue, la Germania è quella con i costi abitativi più elevati (25,2 per cento), seguita dalla Francia, dove le famiglie hanno speso il 17,9 per cento del loro reddito disponibile per l'abitazione. Seguono la Spagna (17,2%) e "finalmente" l'Italia (14,5%).

Danimarca, Norvegia e Svezia sono tutte nelle prime sei posizioni di questa "classifica", e superano il 23,9 per cento. Nel frattempo, la Finlandia è appena al di sotto della media Ue, con il 19,3 per cento.

Oltre a Cipro, i costi degli alloggi sono inferiori al 15 per cento in altri cinque Paesi: Malta (12 per cento), Slovenia (13,8 per cento), Portogallo (14 per cento), Croazia (14,4 per cento) e Italia (14,5 per cento).

Secondo il rapporto dell'Osce "Housing costs over income", diversi fattori contribuiscono ad aumentare o diminuire i costi abitativi: "L'accesso ai mutui, le loro condizioni, il rapporto prestito/valore e prestito/reddito possono spiegare le variazioni tra i Paesi e i tipi di entrate", si legge nel documento.

Le persone a rischio di povertà spendono due quinti del loro reddito per l'alloggio

Non sorprende che le famiglie più povere destinino una quota maggiore delle loro entrate ai costi dell'abitazione. Per chi nell'Ue guadagna meno del 60 per cento dei suoi concittadini (ed è quindi a rischio povertà), l'impatto sul reddito disponibile è stato in media del 38,2 per cento.

In questo indicatore, il rapporto varia dal 19,2 per cento di Cipro al 62,4 della Grecia. Ciò significa che in Grecia le persone a rischio di povertà devono spendere quasi due terzi delle entrate disponibili per l'alloggio. Si tratta di 2,7 milioni di cittadini, pari al 26,4 per cento della popolazione, a rischio di povertà o esclusione sociale.

Persone in condizioni analoghe spendono più del 45 per cento del loro reddito disponibile per l'alloggio anche in Danimarca (57 per cento), Norvegia (48,5 per cento), Svezia (48,1 per cento), Repubblica Ceca (46,1 per cento), Germania (45,8 per cento), Paesi Bassi (45,7 per cento) e Svizzera (45,5 per cento).

Al contrario, per coloro che sono sopra al 60 per cento del reddito mediano in Ue, la quota dei costi abitativi ammonta in media al 16,2 per cento.

La quota dei costi abitativi è in aumento nella maggior parte dei Paesi

I dati di Eurostat coprono il periodo dal 2020 a oggi, consentendo un confronto per gli ultimi tre anni. A livello di Ue, i costi abitativi sono aumentati ogni anno, anche se di poco (+1,2 per cento).

Le spese per l'alloggio sono cresciute di un punto percentuale o più in 17 Paesi. Al contrario, diminuzioni sopra un punto si sono verificate solo in tre Stati.

L'aumento dei costi abitativi è stato di tre o più punti percentuali in sette Paesi: Ungheria (5,7%), Norvegia (5%), Estonia (4%), Lussemburgo (3,8%), Germania (3,7%), Turchia e Malta (entrambe del 3%).

Al contrario, la Bulgaria ha registrato il calo maggiore, con una diminuzione di due punti percentuali.

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