A settembre la Banca centrale statunitense aveva annunciato due tagli ai tassi di interesse entro la fine del 2024 - uno questo giovedì - e altri quattro nel 2025. Ma con la vittoria di Trump potrebbe cambiare idea: gli economisti prevedono che le sue politiche torneranno a far salire l'inflazione
I funzionari della Federal reserve sono pronti a ridurre questo giovedì il tasso di interesse di riferimento per la seconda volta consecutiva, in risposta al costante rallentamento delle pressioni inflazionistiche che hanno esasperato molti cittadini statunitensi e hanno contribuito alla vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali.
Tuttavia, le future mosse della Fed sono ora, all'indomani delle elezioni, più incerte, dato che le proposte economiche di Trump sono state ampiamente segnalate come potenzialmente inflazionistiche.
La sua elezione ha anche sollevato lo spettro di un'ingerenza della Casa Bianca nelle decisioni politiche della Fed, dal momento che Trump ha proclamato che come presidente dovrebbe avere voce in capitolo nelle decisioni sui tassi di interesse della banca centrale.
La Fed ha a lungo difeso il suo status di istituzione indipendente in grado di prendere decisioni difficili libera da interferenze politiche. Tuttavia, durante il suo precedente mandato alla Casa Bianca, Trump ha attaccato pubblicamente il presidente Jerome Powell dopo che la Fed aveva aumentato i tassi per combattere l'inflazione, e potrebbe farlo di nuovo.
Anche l'economia sta offuscando il quadro, mostrando segnali contrastanti: la crescita è solida, ma le assunzioni sono in calo. Tuttavia, la spesa dei consumatori è positiva, alimentando i timori che la Fed non abbia bisogno di ridurre i costi di finanziamento, pena il rischio di stimolare eccessivamente l'economia e riaccelerare l'inflazione.
Un altro tiro mancino arriva dai mercati finanziari: gli investitori hanno spinto al rialzo i rendimenti dei Treasury da quando la banca centrale ha tagliato i tassi a settembre. Il risultato è stato un aumento dei costi di finanziamento in tutta l'economia, riducendo così i benefici per i consumatori del taglio di mezzo punto del tasso di riferimento annunciato dalla Fed dopo la riunione di settembre.
Il tasso medio dei mutui ipotecari statunitensi a trenta anni, ad esempio, è sceso durante l'estate quando la Fed ha segnalato che avrebbe tagliato i tassi, per poi risalire una volta che la banca centrale ha effettivamente tagliato il suo tasso di riferimento.
Le politiche economiche di Trump faranno aumentare l'inflazione
I tassi di interesse in generale sono aumentati perché gli investitori prevedono un'inflazione più elevata, deficit di bilancio federali più ampi e una crescita economica più rapida sotto il presidente eletto Trump. In quello che Wall Street ha definito il "Trump trade", anche i prezzi delle azioni si sono impennati mercoledì e il valore del bitcoin e del dollaro è salito. Trump ha parlato di criptovalute durante la sua campagna elettorale e il dollaro potrebbe beneficiare di tassi più alti e dell'aumento generalizzato delle tariffe proposto da Trump.
Il piano di Trump di imporre almeno una tariffa del 10 per cento su tutte le importazioni, oltre a tasse significativamente più alte sulle merci cinesi, e di effettuare una deportazione di massa degli immigrati irregolari farebbe quasi certamente aumentare l'inflazione. Ciò renderebbe meno probabile che la Fed continui a tagliare il suo tasso di riferimento.
L'inflazione annuale misurata dall'indicatore dalla banca centrale è scesa al 2,1 per cento a settembre. Gli economisti di Goldman Sachs stimano che i dazi del 10 per cento proposti da Trump, così come le tasse sulle importazioni cinesi e sulle auto dal Messico, potrebbero far risalire l'inflazione al 2,75-3 per cento circa entro la metà del 2026.
È sempre più improbabile che la Fed continui con i tagli ai tassi di interesse
Un tale aumento metterebbe probabilmente in discussione i futuri tagli dei tassi che la Fed aveva segnalato a settembre. In quella riunione, quando è stato tagliato il tasso di riferimento di mezzo punto, portandolo a circa il 4,9 per cento, i funzionari hanno dichiarato di prevedere due riduzioni dei tassi di un quarto di punto nel corso dell'anno - una giovedì e una a dicembre - e poi quattro ulteriori tagli dei tassi nel 2025.
Ma gli investitori ritengono sempre più improbabile un taglio dei tassi il prossimo anno. La probabilità percepita di un taglio dei tassi alla riunione della Fed di gennaio del prossimo anno è scesa mercoledì ad appena il 28 per cento, dal 41 per cento di martedì e da quasi il 70 per cento di un mese fa, secondo i prezzi dei futures monitorati da Cme FedWatch.
Anche se la Fed sta riducendo il suo tasso di riferimento, l'aumento dei costi di finanziamento per mutui e prestiti auto ha creato una potenziale sfida per la banca centrale: il suo sforzo di sostenere l'economia abbassando il costo dei prestiti potrebbe non dare frutti se gli investitori agiscono per aumentare i tassi di prestito a lungo termine.
Negli ultimi sei mesi l'economia è cresciuta a un solido tasso annuo di poco inferiore al 3 per cento, mentre la spesa per i consumi - alimentata dagli acquirenti a più alto reddito - è aumentata fortemente nel trimestre luglio-settembre.
Allo stesso tempo, le aziende hanno ridotto le assunzioni e molti disoccupati faticano a trovare lavoro. Powell ha suggerito che la Fed sta riducendo il suo tasso di riferimento in parte per sostenere il mercato del lavoro. Ma se la crescita economica continuerà ad essere sostenuta e l'inflazione tornerà a salire, la banca centrale subirà crescenti pressioni per rallentare o interrompere i tagli ai tassi di interesse.