G20 in India: equilibri, rischi e possibili vie d'uscita

Soldati paramilitari indiani con un cane da fiuto perlustrano l'area vicino alla sede del vertice del G20 di questa settimana, a Nuova Delhi, India, giovedì 7 settembre 2023.
Soldati paramilitari indiani con un cane da fiuto perlustrano l'area vicino alla sede del vertice del G20 di questa settimana, a Nuova Delhi, India, giovedì 7 settembre 2023. Diritti d'autore AP Photo/Manish Swarup
Diritti d'autore AP Photo/Manish Swarup
Di Verónica Romano
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

I leader del G20 si incontrano in India in un clima di grande difficoltà nelle relazioni tra più Stati. Ecco cosa divide le diplomazie internazionali e quali sono le soluzioni possibili

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Le strade affollate di Nuova Delhi sono state ripavimentate. Gli edifici e i muri sono stati abbelliti con murales luminosi. La città è piena di fiori. Il motivo? Il vertice del G20. Questo fine settimana i leader dei Paesi più ricchi e potenti del mondo parteciperanno ad un summit di due giorni nella capitale indiana.

Da quando la nazione asiatica ha assunto la presidenza del G20 per il 2023, non è riuscita a creare un consenso attorno ad una posizione congiunta in nessuno dei punti di discussione più importanti. Uno degli ostacoli principali è rappresentato dalle obiezioni di Russia e Cina su ogni formulazione che faccia riferimento all'invasione dell'Ucraina da parte di Mosca.

La prospettiva che il vertice si concluda con il consueto accordo tra gli Stati membri e una dichiarazione congiunta dei leader può sembrare remota, ma è un motivo in più per tenere d'occhio ciò che accadrà nel fine settimana. Ecco una guida per sapere come seguire il vertice.

Le economie emergenti potrebbero unirsi contro l'Occidente

I nuovi membri del blocco economico BRICS potrebbero contribuire a spostare la consueta sfera di influenza dominante dall'Occidente. Il gruppo, che prende il nome dai suoi membri (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), fu creato per amplificare la voce di queste economie emergenti sulla scena globale e promuovere il commercio e lo sviluppo tra di esse.Ora, con il prossimo allargamentoa Arabia Saudita, Iran, Etiopia, Egitto, Argentina ed Emirati Arabi Uniti, la crescente influenza dei BRICS sull'economia globale sarà sicuramente "sul tavolo" del vertice del G20, secondo l'economista Dennis Snower.

Quest'ultimo, che è presidente dell'organizzazione no-profit Global Solutions Initiative, ritiene possibile che il mondo si stia spostando da una posizione di cooperazione globale, come inizialmente previsto dal G20, a una in cui i Paesi, divisi in blocchi separati, possono cooperare tra loro, competere o addirittura risultare in conflitto tra loro. Quest'ultimo scenario "rappresenterebbe un disastro", secondo Snower.

Corriamo il terribile rischio che i diversi blocchi di potere cerchino di esercitare la propria influenza per i loro interessi invece che per il bene comune globale

Il timore maggiore è che le questioni globali - come il cambiamento climatico, la sicurezza internazionale, la sicurezza informatica e il disarmo nucleare - che richiedono che ogni Paese remi nella stessa direzione, passino in secondo piano: "Per risolvere questi problemi sono necessari sia i Paesi sviluppati che quelli in via di sviluppo. Ognuno di loro ha i propri interessi e hanno bisogno l'uno dell'altro", ha spiegato Snower. "Si spera che questi allargamento dei BRICS sia concepito nello spirito di una risoluzione dei problemi globali. Corriamo il terribile rischio che i diversi blocchi di potere cerchino di esercitare la propria influenza per i loro interessi invece che per il bene comune globale", ha aggiunto.

La "lunga ombra" della guerra in Ucraina

C'è una questione, appunto, che ha gettato una "lunga ombra" sulle riunioni del G20 finora: la guerra in Ucraina, secondo Snower. Il conflitto ha certamente creato un cuneo ancora più grande tra le potenze globali. Da un lato, Kiev combatte con il sostegno dell'Unione Europea e degli Stati Uniti. Dall'altra la Russia è sostenuta politicamente dalla Cina, uno dei suoi più stretti alleati.

Le generazioni future non ci perdoneranno se diremo che ci siamo dimenticati del cambiamento climatico a causa della guerra in Ucraina

Sebbene l'invasione della Russia rappresenti una delle più grandi crisi della storia recente, secondo Snower i Paesi devono imparare a mettere da parte le loro differenze quando lavorano su altre questioni globali: "Questa guerra è un problema importante, ma non deve impedirci di trovare soluzioni collaborative su altri temi che non sono collegati ad essa. Le generazioni future non ci perdoneranno se diremo che ci siamo dimenticati del cambiamento climatico a causa della guerra in Ucraina".

Il presidente russo Vladimir Putin non parteciperà al vertice in India poiché a marzo la Corte penale internazionale ha emesso un mandato di arresto nei suoi confronti per presunti crimini di guerra commessi in Ucraina. Anche il presidente cinese Xi Jinping salterà l'evento, come annunciato da Pechino lunedì. Il premier Li Qiang guiderà la delegazione del Paese al suo posto.

Non ci sono state spiegazioni ufficiali per l'assenza di Xi, ma secondo alcuni analisti potrebbe derivare dal desiderio di rimanere sulla stessa lunghezza d'onda della Russia riguardo al conflitto in Ucraina.

Sergei Bobylev, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP, File)
Il presidente della Russia Vladimir Putin e il suo omologo cinese Xi JinpingSergei Bobylev, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP, File)

Inoltre, le relazioni tra la Cina e l'India non sono delle migliori. I due Paesi presentano una disputa di lungo corso sui confini e Nuova Delhi sta attualmente svolgendo esercitazioni militari lungo il confine con il suo vicino nord-orientale. L'India ha anche recentemente stretto maggiormente i propri legami commerciali, tecnologici e militari con gli Stati Uniti, da sempre rivali della Cina.

I problemi sono dunque molti. E potrebbero rendere impossibile il raggiungimento di un accordo entro la fine della settimana. In tal caso, però, potrebbe esserci un'altra opzione.

Alla fine, non è tutto o niente

Non sarebbe la prima volta che i membri del G20 non sono tutti d'accordo con la dichiarazione finale, che riflette l'impegno comune dei Paesi verso le priorità discusse durante il vertice. Fino al 2017, "si dava per scontato che nel G20 tutto si risolvesse sempre per consenso", ricorda Snower. Prima del vertice del gruppo, tenutosi nel luglio dello stesso anno in Germania, l'allora presidente degli Stati Uniti Donald Trump aveva dichiarato che il suo Paese si sarebbe ritirato dall'Accordo di Parigi sul clima.

La Germania ha scritto la storia con la regola del 19 + 1

Nonostante le difficili circostanze, la presidenza tedesca del G20 riuscì a integrare l'Accordo di Parigi nelle strategie del blocco, pur mantenendo il dialogo con gli Stati Uniti.

Nella dichiarazione dei leader del 2017, 19 membri rimasero pienamente impegnati nell'azione per il clima e un paragrafo illustrò la posizione divergente degli Stati Uniti Ciò rese possibile l'adozione della dichiarazione congiunta: "La Germania ha scritto la storia con la regola del 19 + 1", osserva Snower.

Anche se l'India potrebbe trovarsi di fronte a due avversari recalcitranti come la Russia e la Cina, ci sarebbero comunque "18 membri che potrebbero concentrarsi su molti problemi globali senza essere bloccati dalle questioni che li separano". Quindi, seguendo le orme della Germania, perché non immaginare una "regola del 18 + 2" questa volta? Il disaccordo sarebbe evidente, ma si salverebbe tutto il resto.

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