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De-risking: i quattro pilastri dell'Ue per cambiare i rapporti con la Cina

In collaborazione con The European Commission
De-risking: i quattro pilastri dell'Ue per cambiare i rapporti con la Cina
Diritti d'autore euronews
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Di Fanny Gauret
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In che modo l'Europa propone di ridurre la propria dipendenza da Pechino, garantendo al contempo che gli accordi commerciali continuino a promuovere la prosperità sia in Cina che nell'Ue?

La Cina, seconda economia mondiale, è attualmente un tassello fondamentale del puzzle dell'energia verde in Europa. Il blocco europeo dipende per il 98-100% da Pechino per la fornitura di minerali grezzi come litio, magnesio, cobalto e manganese, essenziali per i produttori dell'industria tecnologica e della difesa.

Secondo l'istituto di ricerca spagnolo Elcano Royal Institute la Cina controlla circa il 37% delle riserve globali di terre rare, il che ha aumentato il suo potere geopolitico. Sebbene questi minerali non vengano estratti in Cina, vi vengono spediti per essere lavorati e sono essenziali per la produzione di batterie, turbine eoliche e pannelli solari.

I veicoli elettrici di produzione cinese sono sempre più richiesti nel continente europeo. Solo nel novembre 2022 le esportazioni di veicoli elettrici di fabbricazione cinese in Europa sono state valutate in 2,85 miliardi di euro.

Anche se la maggior parte di queste esportazioni consisteva in veicoli di case automobilistiche europee piuttosto che di marchi cinesi, il gigante delle assicurazioni PwC ritiene che questo sia un mercato in crescita e stima che entro il 2025 potrebbero essere esportate in Europa fino a 800.000 auto costruite in Cina.

Nel frattempo l'uso dell'energia solare nell'Ue è salito a quasi il 50% nel 2022, ma questi pannelli non sono prodotti in Europa: l'80% dei pannelli solari europei proviene dalla Cina e le importazioni sono state valutate in 21 miliardi di euro solo nel 2022. Perché la dipendenza dalla Cina è un potenziale problema per l'Europa?

Il precedente del Giappone

L'Europa sta diventando sempre più dipendente dalla Cina per le sue importazioni, che superano di gran lunga il valore delle sue esportazioni in Cina. Secondo Eurostat il deficit commerciale dell'Europa con Pechino ha raggiunto i 36 miliardi di euro nel settembre 2022, per poi scendere a 27,4 miliardi di euro nel dicembre 2022. Tuttavia il deficit commerciale dell'Europa con la Cina era di soli 14,6 miliardi di euro nel gennaio 2021.

Come l'Ue anche il Giappone è stato fortemente dipendente dalla Cina per la fornitura di minerali critici per diversi anni, tuttavia quella che per lungo tempo è stata considerata dagli osservatori una risorsa strategica è presto diventata "un'arma commerciale".

Una disputa su un peschereccio nel 2010 ha spinto Pechino a tagliare tutte le esportazioni di terre rare a Tokyo, costringendo il Giappone a stringere accordi commerciali con l'Australia per ridurre la sua dipendenza dalla Cina. La mossa ha evidenziato la necessità di diversificare le catene di approvvigionamento per ridurre la vulnerabilità.

Con la crescita dell'economia cinese e della domanda europea di materiali cinesi, Bruxelles si trova in una situazione di vulnerabilità analoga: le crescenti tensioni per la posizione della Cina sulla guerra in Ucraina e le potenziali minacce all'ordine globale hanno spinto l'Europa a cercare alternative.

Bruxelles vuole diminuire la sua dipendenza dalla Cina e, secondo le parole del Presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, è fondamentale "riequilibrare" i legami economici.

Ridurre il rischio, ma non tagliare i rapporti

In che modo l'Europa propone di ridurre la propria dipendenza da Pechino, garantendo al contempo che gli accordi commerciali continuino a promuovere la prosperità sia in Cina che nell'Ue?

Bruxelles vuole rendere più equa la concorrenza tra le due potenze aumentando la trasparenza e la reciprocità. Vuole inoltre rivalutare la strategia dell'Accordo globale sugli investimenti (CAI) per mitigare i rischi per l'economia e la sicurezza dell'Ue.

A tal fine Bruxelles intende creare una strategia economica di riduzione dei rischi basata su quattro pilastri:

- Le economie e le industrie europee devono diventare più resilienti e competitive, in particolare nei settori digitale, delle tecnologie pulite e della salute.

- L'Europa deve utilizzare meglio le norme commerciali esistenti. Bruxelles vuole evitare che i mercati siano distorti dalla concorrenza sleale e ridurre le preoccupazioni sulla sicurezza di tecnologie come il 5G.

- Difesa di settori critici come informatica quantistica, robotica e intelligenza artificiale. L'Ue vuole assicurarsi che il suo know-how non venga usato per potenziare le capacità militari o di intelligence dei suoi rivali.

- Sfruttare al meglio gli accordi di libero scambio con Paesi come l'Australia, il Messico e il Cile. L'obiettivo è diversificare le catene di approvvigionamento e il commercio.

Se Bruxelles riuscisse a compiere progressi in queste quattro aree, potrebbe aiutare il blocco a riprendere il controllo delle sue catene di approvvigionamento, a tracciare il futuro dei suoi sistemi energetici e a garantire una transizione più agevole verso un'Europa più pulita ed ecologica.

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