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Dibattito sulla "Brexit", quale impatto sul mercato del lavoro?

Dibattito sulla "Brexit", quale impatto sul mercato del lavoro?
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Di Giacomo Segantini
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Più o meno posti di lavoro una volta usciti dall’Unione europea?

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Più o meno posti di lavoro una volta usciti dall’Unione europea? È la domanda che, a nove giorni dal referendum, divide il tessuto economico britannico. Tim Martin, fondatore della catena di pub JD Wetherspoon, è un accanito sostenitore della Brexit e vede in Bruxelles un centro di potere anti-democratico che, con i suoi regolamenti, mette un freno alla creazione di nuovi impieghi. “Non c‘è ragione per cui non possiamo essere una nazione prospera”, afferma. “Avremo più soldi perché non verseremo più tutti quei fondi all’Unione europea. E ciò darà un impulso alle grandi forze imprenditoriali del Paese”.

“Lavorare seguendo due standard, europeo e britannico, complicherebbe le cose”

Non che oggi il mercato del lavoro britannico sia in rovina: il tasso di disoccupazione nel primo trimestre si attestava al 5,1%, la metà della media europea. Ma dall’altro versante aziende come Airbus avvertono: la Brexit ci costringerebbe a rivedere i nostri investimenti. “Oggi operiamo secondo un solo standard”, racconta Paul Kahn, numero uno del costruttore nel Regno Unito. “Introdurne uno britannico a fianco di quello europeo significherebbe complicare le cose”.

“In un economia che cresce c‘è posto per tutti”

Per Swati Dhingra, studiosa della London School of Economics, investimenti e scambi commerciali ridotti porterebbero a una perdita di 300 mila posti di lavoro. Assurdo, afferma inoltre, ascrivere la disoccupazione al fenomeno dell’immigrazione come fa la campagna del Leave: “Dà accesso a persone spesso con un alto livello di formazione, e per la cui educazione, per giunta, non siamo stati noi a pagare”, spiega. “Questi finiscono per creare lavoro e non per rubare l’impiego ai cittadini britannici. La ragione principale è che in un economia che cresce c‘è posto per tutti”. Secondo gli oppositori della Brexit sono tre milioni gli impieghi nel Rhegno Unito legati agli scambi commerciali con l’Unione europea.

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