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Merz tiene vertice sull'acciaio con produttori e sindacati per uscire dalla crisi in Germania e Ue

Un operaio siderurgico passa davanti alle bobine d'acciaio dell'acciaieria Thyssenkrupp di Duisburg, in Germania.
Un operaio siderurgico passa davanti alle bobine d'acciaio dell'acciaieria Thyssenkrupp di Duisburg, in Germania. Diritti d'autore  AP Photo
Diritti d'autore AP Photo
Di Franziska Müller
Pubblicato il
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La produzione siderurgica tedesca ed europea è in crisi per i rincari dell'energia e la concorrenza asiatica. Sono a rischio circa 50 miliardi di euro all'anno tra valore e indotto. Quali sono le soluzioni a cui stanno pensando Berlino e Bruxelles

Friedrich Merz ospita un vertice giovedì a Berlino sull'industria siderurgica nazionale, un settore da oltre 600mila posti di lavoro secondo il centro studi privato Instituts der deutschen Wirtschaft, messo in crisi dagli alti prezzi dell'energia e dalle esportazioni di acciaio a basso costo di altri Paesi.

Di conseguenza l'acciaio tedesco sta perdendo competitività e, nel peggiore dei casi, la Germania potrebbe perdere il suo tradizionale status di centro siderurgico, di qui la preoccupazione del cancelliere, e dovere affrontare la delocalizzazione.

Lo spostamento della produzione all'estero costerebbe almeno 30mila posti di lavoro e avrebbe conseguenze anche su altri settori come l'ingegneria meccanica ed elettrica e l'industria automobilistica.

Con una domanda nazionale di circa 40 milioni di tonnellate di acciaio ogni anno, il conto potrebbe essere salato per la Germania tra perdite e costi di importazione: circa 50 miliardi di euro, secondo uno studio dell'Università di Mannheim per la Fondazione Hans Böckler.

L'industria siderurgica tedesca sta soffrendo a causa degli alti prezzi dell'energia
L'industria siderurgica tedesca sta soffrendo a causa degli alti prezzi dell'energia AP Photo

Acciaio, i dazi statunitensi e i sussidi cinesi spostano la concorrenza

Mentre l'economia tedesca è in difficoltà, la Cina ha fatto investimenti record nell'industria siderurgica e produce ormai la maggior parte dell'acciaio in Asia e a prezzi vantaggiosi.

Gli Stati Uniti da parte lorohanno risposto con tariffe commercialielevate,incluso sull'acciaio europeo sui cui vige un dazio del 50 per cento.

Sebbene l'Ue sia il secondo produttore di acciaio al mondo, rappresenta solo il 14 per cento circa della produzione globale, secondo il rapporto annuale dell'associazione industriale europea Eurofer, con l'Asia è in testa con quasi i tre quarti di tutto l'acciaio grezzo.

Inoltre la produzione Ue, è in calo. Secondo l'indagine di Eurofer, nel 2024 l'Europa ha prodotto 130 milioni di tonnellate di acciaio grezzo rispetto ai circa 170 del 2010.

La Germania, che è il maggiore produttore europeo, ha visto anche il taglio di 11mila posti di lavoro nel 2005 da parte delle acciaierie Thyssenkrupp.

Acciaio pronto per la spedizione a Duisburg
Acciaio pronto per la spedizione a Duisburg AP Photo

L'Ue vuole imporre dazi sull'acciaio

La domanda in calo e l'aumento della concorrenza e dei prezzi dell'energia rischiano di essere affiancati da un ulteriore elemento.

Gli esperti del settore temono che la Cina possa dirottare verso l'Ue la quota di mercato persa negli Stati Uniti a causa dei dazi alle importazioni.

Le indagini della Commissione europea hanno dimostrato che la produzione cinese è entrata nel mercato dell'Ue a prezzi persino inferiori ai costi di produzione, un caso di dumping che ha riguardato soprattutto la produzione di acciaio combinato con stagno o materiali organici.

All'inizio di ottobre, l'Ue ha proposto un'estensione delle tariffe commerciali nel settore siderurgico, consentendo la libera entrata solo della metà delle importazioni mentre su quella restante verrebbe imposto un dazio del 50 per cento. Il Parlamento europeo e gli Stati membri dell'Ue devono ancora approvare la proposta.

Thyssenkrupp è il più grande produttore di acciaio in Germania e la Germania a sua volta è il più grande produttore all'interno dell'UE.
Thyssenkrupp è il più grande produttore di acciaio in Germania e la Germania, a sua volta, è il più grande produttore all'interno dell'UE. AP Photo

La Germania pensa di ridurre il prezzo dell'elettricità industriale

"È fondamentale che le misure di salvaguardia dell'Ue siano solide ed efficaci per contrastare immediatamente e con decisione qualsiasi ulteriore deviazione delle importazioni di acciaio che invadono il mercato dell'Ue. È giunto il momento", ha dichiarato Henrik Adam, presidente di Eurofer, prima della presentazione dei piani della Commissione.

La Germania non può fare molto per cambiare la situazione geopolitica. Tuttavia, una possibile leva potrebbe essere la regolamentazione dei prezzi dell'elettricità.

IG Metall (IndustrieGewerkschaft Metall), ovvero il Sindacato industriale dei lavoratori Metallurgici, chiede l'introduzione di un prezzo dell'elettricità industriale di cinque centesimi per kilowattora a partire dal 1° gennaio 2026, come annunciato nell'accordo di coalizione del governo Merz.

Lunedì la ministra dell'Economia, Katherina Reiche, ha annunciato che ci sarà una modifica del prezzo dell'elettricità industriale nel 2026, ma non ha specificato i costi.

La Federazione tedesca dell'acciaio e i rappresentanti dei sindacati e delle aziende partecipano al vertice di giovedì presso la Cancelleria. È stato calcolato che una riduzione del prezzo dell'elettricità industriale potrebbe fare risparmiare alle aziende tedesche fino a 1,5 miliardi di euro all'anno, una cifra insufficiente se la misura rimanesse in vigore solo per tre anni come proposto.

"La fine della produzione di acciaio in Germania comprometterebbe in modo massiccio la posizione industriale nel suo complesso, con gravi conseguenze per l'economia, la società e la stabilità politica del Paese", ha dichiarato Jürgen Kerner, vicepresidente dell'IG Metall.

I ricercatori dell'Università di Mannheim hanno raccomandato anche maggiori investimenti nella produzione di acciaio "verde", ossia più rispettosa del clima.

L'investimento tecnologico è costoso, ma sta diventando sempre più urgente per ridurre le emissioni di CO2 dell'industria, tanto più con una domanda futura di almeno 20 milioni di tonnellate all'anno a fronte delle solo otto prodotte attualmente.

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