Archiviato il caso di spionaggio contro Christopher Berry e Christopher Cash dopo che alcuni funzionari governativi si sono rifiutati di testimoniare sotto giuramento
La Cina rappresenta una minaccia costante per la sicurezza nazionale del Regno Unito. A dichiararlo è stato il direttore generale dell’MI5, Ken McCallum, durante un raro intervento pubblico che ha acceso il dibattito politico a Londra.
Le sue parole arrivano in un momento particolarmente delicato, dopo che il processo a due uomini accusati di spionaggio per conto di Pechino è terminato in un nulla di fatto poco prima della sua apertura ufficiale.
Secondo McCallum, la minaccia cinese è concreta e quotidiana. L’MI5, ha spiegato, è intervenuto già la scorsa settimana per bloccare un’operazione di interferenza sostenuta da Pechino. L’attività cinese si manifesta attraverso cyber-spionaggio, furto di segreti tecnologici e tentativi di influenzare in modo occulto la vita pubblica britannica.
L’accusa rafforza la posizione dei servizi di intelligence, che da tempo indicano Pechino come una delle principali potenze impegnate in attività ostili verso il Regno Unito.
Il caso di spionaggio che ha riportato la questione al centro dell’attenzione coinvolge Christopher Berry e Christopher Cash, rispettivamente un accademico e un ricercatore parlamentare. Entrambi erano stati accusati di aver fornito informazioni sensibili alla Cina tra il 2021 e il 2023, in violazione della legge britannica sui segreti ufficiali.
Il mese scorso, tuttavia, i pubblici ministeri hanno ritirato le accuse, scatenando uno scontro tra governo, opposizione e autorità giudiziarie. Il direttore della Procura, Stephen Parkinson, ha puntato il dito contro l’esecutivo, accusandolo di non aver fornito testimonianze formali che attestassero la minaccia cinese nel periodo in questione.
Il primo ministro Keir Starmer ha negato ogni interferenza, mentre Downing Street ha pubblicato una dichiarazione ufficiale delvice consigliere per la sicurezza nazionale Matthew Collins, che ha definito Pechino “la più grande minaccia statale alla sicurezza economica del Regno Unito”.
McCallum ha descritto il rapporto tra Londra e Pechino come complesso, fatto di rischi ma anche di opportunità economiche e diplomatiche. Ha ribadito che la priorità dell’MI5 resta quella di individuare e contrastare le attività che mettono in pericolo la sicurezza nazionale, pur riconoscendo che le decisioni di perseguire penalmente i casi non spettano alla sua agenzia.
Ha espresso frustrazione per il mancato proseguimento del processo, ma ha evitato critiche dirette nei confronti della magistratura o del governo.
Le tensioni con la Cina non sono nuove. Il Comitato parlamentare per l’Intelligence e la Sicurezza ha definito Pechino una “minaccia strategica” già nel 2023. Il governo laburista guidato da Starmer, salito al potere l’anno scorso, ha cercato di ricucire i rapporti con la Cina dopo un periodo di gelo diplomatico dovuto a controversie su diritti umani, spionaggio industriale, sostegno di Pechino alla Russia e la stretta sulle libertà a Hong Kong.
Pechino ha sempre respinto le accuse di spionaggio, definendole infondate e politicamente motivate.
McCallum ha tracciato un quadro ancora più ampio delle sfide per la sicurezza nazionale britannica, affermando che il Paese si trova oggi ad affrontare minacce sovrapposte di natura statale e terroristica su una scala senza precedenti.
Oltre alla Cina, ha citato la Russia e l’Irancome attori particolarmente aggressivi. Secondo l’MI5, nell’ultimo anno le indagini per spionaggio sono aumentate del 35 per cento e hanno coinvolto ambiti sensibili come Parlamento, università e infrastrutture critiche.
La Russia, ha spiegato McCallum, è impegnata a “creare scompiglio e distruzione”, con operazioni di sorveglianza e sabotaggio sventate dalle autorità britanniche nel corso degli ultimi dodici mesi. Ha inoltre sottolineato che Teheran avrebbe organizzato più di venti complotti potenzialmente letali contro dissidenti e oppositori presenti sul suolo britannico, con l’obiettivo di ferire o uccidere persone considerate ostili al regime iraniano.
Il capo dell’MI5 ha concluso sottolineando che le minacce statali stanno crescendo rapidamente e che è necessaria una risposta ferma e coordinata per proteggere la sicurezza nazionale.
Le sue parole, pronunciate in un momento di forte tensione diplomatica, riaccendono il dibattito su come il Regno Unito debba bilanciare difesa, sicurezza e relazioni economiche con le grandi potenze globali.