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Netanyahu: "Valutiamo opzioni alternative" ai negoziati con Hamas. Cresce l'incertezza sul cessate il fuoco

Persone partecipano a una protesta davanti alla sede dell'ambasciata statunitense a Tel Aviv per chiedere la fine della guerra a Gaza, 19 luglio 2025.
Persone partecipano a una protesta davanti alla sede dell'ambasciata statunitense a Tel Aviv per chiedere la fine della guerra a Gaza, 19 luglio 2025. Diritti d'autore  AP Photo
Diritti d'autore AP Photo
Di Gavin Blackburn
Pubblicato il
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Netanyahu annuncia che Israele valuta "opzioni alternative" ai negoziati con Hamas. Colloqui in stallo, crisi umanitaria in peggioramento a Gaza. Cresce la pressione internazionale

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Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che il suo governo sta considerando "opzioni alternative" ai negoziati con Hamas, dopo che sia Israele che gli Stati Uniti hanno ritirato le loro delegazioni dal Qatar, lasciando i colloqui per il cessate il fuoco in una situazione di stallo.

La decisione, annunciata venerdì, arriva mentre un funzionario di Hamas afferma che i negoziati dovrebbero riprendere la prossima settimana. La partenza delle delegazioni, secondo Hamas, sarebbe una tattica di pressione più che una vera interruzione del processo negoziale.

Giovedì, le squadre israeliana e americana hanno lasciato Doha, con l'inviato speciale Usa Steve Witkoff che ha criticato l’ultima proposta di Hamas, definendola priva di reale volontà di raggiungere una tregua. Witkoff ha aggiunto che Washington sta valutando "opzioni alternative", senza fornire dettagli.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu parla ai giornalisti prima di un incontro con i legislatori al Campidoglio di Washington, il 9 luglio 2025
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu parla ai giornalisti prima di un incontro con i legislatori al Campidoglio di Washington, il 9 luglio 2025 AP Photo

Netanyahu ha ripreso il messaggio americano, accusando Hamas di essere l'ostacolo principale al rilascio degli ostaggi. "Insieme agli Stati Uniti, stiamo considerando alternative per riportare a casa i nostri ostaggi, porre fine al dominio del terrore e garantire una pace duratura per Israele e la regione", ha dichiarato il premier.

Il gruppo islamista palestinese ha risposto affermando che le dichiarazioni americane mirano a fare pressione su Hamas in favore del governo israeliano e ha sottolineato che alcuni punti chiave nei colloqui sono vicini alla risoluzione. Tra questi: l’agenda del cessate il fuoco, il proseguimento dei negoziati per un accordo definitivo e le modalità di distribuzione degli aiuti umanitari.

Nonostante settimane di trattative in Qatar, non si è ancora raggiunta una svolta significativa. Il nodo principale resta il futuro delle truppe israeliane dopo un eventuale cessate il fuoco.

La gente partecipa a una manifestazione a Tel Aviv per chiedere la fine della guerra nella Striscia di Gaza, il 24 luglio 2025
La gente partecipa a una manifestazione a Tel Aviv per chiedere la fine della guerra nella Striscia di Gaza, il 24 luglio 2025 AP Photo

L’accordo in discussione prevede una tregua iniziale di 60 giorni, il rilascio da parte di Hamas di 10 ostaggi vivi e i resti di altri 18 in cambio della liberazione di prigionieri palestinesi. Durante la tregua, gli aiuti umanitari verrebbero potenziati e le parti riprenderebbero le trattative per una pace più duratura.

Le divergenze restano profonde: Hamas insiste sul ritiro completo delle forze israeliane da Gaza e sulla fine della guerra per rilasciare tutti gli ostaggi. Israele, invece, esclude la fine del conflitto finché Hamas non deporrà le armi e abbandonerà il potere, cosa che il gruppo islamista rifiuta di fare.

Nel frattempo, la crisi umanitaria a Gaza continua a peggiorare. La malnutrizione avanza e crescono i decessi, mentre oltre 2 milioni di persone soffrono la fame. Più di due dozzine di Paesi occidentali e oltre 100 organizzazioni umanitarie hanno criticato Israele per il blocco imposto e il nuovo sistema di distribuzione degli aiuti, chiedendo la fine immediata della guerra.

Le famiglie degli ostaggi rimangono in attesa, segnate da speranza e disperazione. "Quando finirà questo incubo?", si chiede Yehuda Cohen, padre di Nimrod, ancora prigioniero a Gaza.

Risorse addizionali per questo articolo • AP

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