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I ministri degli Esteri di 28 Paesi chiedono l'immediato cessate il fuoco a Gaza

Le tende che ospitano i palestinesi sfollati sono visibili tra le infrastrutture danneggiate dalla guerra a Gaza City, 17 luglio 2025.
Le tende che ospitano i palestinesi sfollati sono visibili tra le infrastrutture danneggiate dalla guerra a Gaza City, 17 luglio 2025. Diritti d'autore  AP Photo
Diritti d'autore AP Photo
Di Gavin Blackburn
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Tra i firmatari figurano i ministri degli Esteri di più di venti Paesi europei, oltre a Canada, Australia e Nuova Zelanda e il Commissario Ue per l'uguaglianza, la preparazione e la gestione delle crisi.

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Ventotto Paesi, tra cui Francia, Belgio, Italia e Regno Unito, hanno rilasciato lunedì una dichiarazione congiunta in cui affermano che la guerra a Gaza "deve finire ora" e che Israele deve rispettare il diritto internazionale.

I ministri degli Esteri che rappresentano i firmatari hanno affermato che "la sofferenza dei civili a Gaza ha raggiunto nuovi eccessi" e hanno condannato "il lento afflusso degli aiuti e l'uccisione disumana di civili, compresi i bambini che non hanno più acqua e cibo". Nell'ultima settimana ci sono stati almeno tre  decessi infantili per " grave malnutrizione"

"Il modello di distribuzione degli aiuti del governo israeliano è pericoloso, alimenta l'instabilità e priva i gazesi della dignità umana", si legge nella dichiarazione.

Ventotto Paesi denunciano Israele per la guerra a Gaza: "Deve rispettare diritto umanitario internazionale"

Il documento sottolinea che "la negazione da parte del governo israeliano dell'assistenza umanitaria essenziale alla popolazione civile è inaccettabile. Israele deve rispettare gli obblighi previsti dal diritto umanitario internazionale".

A gennaio Israele ha vietato all'Unrwa, la principale organizzazione delle Nazioni Unite che forniva aiuti ai palestinesi di Gaza, di operare, sostenendo che l'agenzia chiudeva un occhio sui membri di Hamas nelle sue fila.

La responsabilità della distribuzione degli aiuti è stata affidata alla Gaza Humanitarian Foundation, sostenuta dagli Stati Uniti, organizzazione senza alcuna esperienza nella distribuzione di aiuti in zone di combattimento.

Il suo metodo di consegna è stato criticato da gruppi umanitari consolidati, e le consegne nei suoi quattro siti di distribuzione a Gaza non hanno impedito la morte di diverse persone, sia per lo schiacciamento della folla sia per i colpi d'arma da fuoco delle forze israeliane o degli uomini della sicurezza che hanno sparato verso la folla accorsa a cercare gli aiuti umanitari.

L'appello dei Paesi firmatari per fermare la crisi umanitaria a Gaza

Tra i firmatari figurano i ministri degli Esteri di almeno venti Paesi europei, oltre a Canada, Australia e Nuova Zelanda, e il Commissario Ue per l'Uguaglianza, la Preparazione e la Gestione delle Crisi.

I firmatari hanno chiesto un cessate il fuoco immediato, aggiungendo di essere pronti ad agire per avviare e sostenere un percorso politico di pace nella regione.

Secondo le organizzazioni internazionali, la popolazione di Gaza, composta da oltre due milioni di palestinesi, si trova in una crisi umanitaria catastrofica e fa affidamento solo sugli aiuti limitati che entrano nel territorio. Molte persone sono state sfollate più volte.

Israele e Hamas hanno tenuto colloqui per il cessate il fuoco in Qatar, che finora non hanno prodotto risultati concreti.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ripetutamente affermato che l'espansione delle operazioni militari di Israele a Gaza farà pressione su Hamas per un accordo durante i negoziati. Lunedì, l'Idf ha lanciato la sua prima operazione di terra nella città centrale di Deir al-Balah, ma non ha fornito spiegazioni su scopi e obiettivi.

Risorse addizionali per questo articolo • AP

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