Un evento alla Knesset rilancia l’idea di reinsediare ebrei nella Striscia di Gaza con un piano urbanistico da 1,2 milioni di coloni. Turismo, industria e abitazioni per trasformare Gaza in una “riviera” israeliana. Forti le critiche internazionali
L’incontro intitolato “La Riviera a Gaza: From Vision to Reality”, organizzato dall’attivista di estrema destra Daniella Weiss e sponsorizzato da parlamentari esplicitamente filo‑insediamenti, inclusi il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, ha presentato un master‑plan volto a costruire unità abitative per 1,2 milioni di coloni ebrei lungo la fascia costiera di Gaza.
Il progetto - presentato alla Knesset, il Parlamento israeliano, a Gerusalemme - prevede lo sviluppo di settori industriali, agricoli e turistici, ribadendo una presenza ebraica permanente nella Striscia.
Il piano richiama direttamente l’idea avanzata a febbraio da Donald Trump: trasformare Gaza in una “Riviera” amministrata dagli Stati Uniti, dopo aver forzatamente espulso la popolazione palestinese, suscitando condanne diffuse e il ricordo della Nakba del 1948.
Smotrich e la gestione dell’esodo
Finanza Bezalel Smotrich ha ribadito pubblicamente che l’Istituzione governativa sta predisponendo una “migration administration” sotto il ministero della Difesa, con l’obiettivo di facilitare un esodo di massa dei residenti palestinesi da Gaza, in stretta collaborazione con gli Stati Uniti.
Il progetto ipotizza la rimozione di fino a 10.000 persone al giorno, completando l’intero processo di evacuazione entro sei mesi circa.
Smotrich ha inoltre definito Gaza come parte integrante della “Terra di Israele”, affermando che “senza insediamenti, non c’è sicurezza” e dichiarando che l’insediamento permanente è “necessario” per garantire il controllo sul territorio post-conflitto.
Dalla visione al potenziale insediamento “pronto”
Daniella Weiss, leader dell’organizzazione Nachala, ha avvalorato il piano presentato all’incontro. Come riferito da attivisti, Weiss ha affermato che circa 700 famiglie sarebbero ‘pronte subito’ a stabilirsi a Gaza in caso di apertura del territorio. Il messaggio, accompagnato da slogan come “Gaza è nostra per sempre”, è stato sostenuto anche da ministri e membri del governo israeliano.
Il piano ha suscitato condanne ufficiali da parte di governi arabi, delle Nazioni Unite e da diverse organizzazioni umanitarie, che lo considerano un tentativo di pulizia etnica sotto le vesti dello sviluppo economico. I critici avvertono che un progetto di questa portata riproduce in larga misura gli scenari di sfollamento di massa conosciuti nel 1948, e mette in discussione le norme internazionali sui diritti umani e sul diritto di ritorno dei profughi palestinesi.
Il contesto bellico – iniziato con l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 – ha accelerato la discussione su Gaza post-conflitto, mentre l’occupazione militare della Striscia si consolida con responsabilità politica crescente del governo Netanyahu, sostenuto dalla presenza di ministri di estrema destra come Smotrich.