Gaza sta affrontando una crisi finanziaria che si aggrava di giorno in giorno, a causa della mancanza di liquidità e del deterioramento delle banconote in circolazione. In questo contesto gli artigiani specializzati nella "riparazione delle banconote" sono diventati fondamentali
A oltre 17 mesi dall’inizio del conflitto, la Striscia di Gaza è piombata in una crisi economica drammatica, segnata dalla carenza di contanti e dal deterioramento fisico delle banconote ancora in circolazione. Con le banche fuori servizio da mesi, le operazioni di prelievo e di cambio sono bloccate, lasciando spazio a un sistema informale fatto di compromessi e disperazione.
Le banconote, ormai usurate dall’uso intensivo e dalla mancata sostituzione, sono diventate al centro di una crisi sistemica che colpisce ogni strato della popolazione. L’impossibilità di accedere a nuovo contante ha generato sfiducia tra commercianti e consumatori, paralizzando le transazioni quotidiane.
In un contesto già segnato da povertà estrema, l’emergenza del denaro fisico aggiunge un ulteriore peso alla sopravvivenza quotidiana. E così, nel cuore della crisi, nasce un fenomeno senza precedenti: la riparazione manuale delle banconote.
L’arte di salvare il denaro dei "riparatori" improvvisati
La figura del "riparatore di banconote" è diventata un mestiere salvavita in una Gaza assediata. Artigiani come Ahmed Baroud si sono reinventati in questo ruolo per garantire un minimo di reddito e dare speranza a chi si trova con denaro inutilizzabile. Con strumenti semplici — colla, pastelli, gomme da cancellare — Baroud cerca di prolungare la vita di banconote che il mercato rifiuta. Le sue tecniche variano a seconda dell’entità del danno: tagli, restauri artigianali e camuffamenti di lacerazioni, tutto per restituire un’apparenza di spendibilità.
Tuttavia, anche le banconote “salvate” faticano a essere accettate. Commercianti e acquirenti esitano a fidarsi di pezzi di carta visibilmente manipolati, alimentando la sfiducia e aggravando il blocco del sistema monetario informale. Il costo per ogni riparazione varia da 1 a 7 shekel, una spesa che pesa su chi ha già poco o nulla.
Rimesse e aiuti umanitari in valute logore
In una realtà dove anche gli aiuti internazionali arrivano sotto forma di banconote logore, i laboratori di riparazione stanno fiorendo. Mohammed al-Ak, un altro giovane gazawi, ha trasformato la riparazione del denaro in un mestiere a tempo pieno. “Le persone riparano ciò che resta del loro denaro per acquistare beni di prima necessità,” racconta. Una scena drammatica, resa ancor più dura dal fatto che queste valute provengono da aiuti umanitari e rimesse familiari, spesso l’unica fonte di sopravvivenza.
La mancanza di contante fresco, insieme al blocco dei valichi e alla chiusura delle banche, ha prodotto un meccanismo economico basato sulla precarietà. Mahmoud al-Hasanat, costretto a riparare banconote da 50 e 100 shekel, denuncia un sistema al collasso: “Senza un’iniezione di nuova liquidità, il mercato rischia il collasso totale.”
Il blocco del contante
Secondo l’analisi del giornalista economico Ahmed Abu Qamar, il cuore della crisi è politico oltre che economico. “Israele ha impedito l’ingresso di denaro contante nella Striscia già due mesi prima dell’inizio della guerra”, spiega, evidenziando come questo embargo abbia innescato una crisi latente esplosa con il conflitto. Più del 40 per cento della massa monetaria in circolazione ha perso valore e gran parte è ormai classificabile come “shekel inattivo”: valuta inutilizzabile, sebbene ancora fisicamente presente.
Abu Qamar avverte che la riparazione artigianale è solo una toppa su una falla strutturale. “Non si può sostenere un sistema economico con banconote ricucite. La soluzione richiede interventi decisi: il ritorno delle banche, l’afflusso di nuova liquidità e il contrasto al mercato nero che specula sulla disperazione.”
Nel suo j'accuse finale, l’economista punta il dito anche sull’Autorità monetaria palestinese (Pma), accusata di immobilismo. “Serve una risposta istituzionale forte, con pressioni reali su Israele affinché vengano rispettati gli accordi economici e venga salvato ciò che resta del sistema monetario.”
La crisi del contante nella Striscia di Gaza è il simbolo tangibile di un’economia al collasso. Mentre le banconote si sbriciolano tra le mani dei cittadini, il sistema finanziario rischia il punto di non ritorno. Le soluzioni artigianali testimoniano la resilienza del popolo di Gaza, ma non possono sostituire le responsabilità politiche e istituzionali che questa emergenza impone.