Esprimendosi sull'ordine esecutivo con cui a inizio mandato il presidente Usa ha eliminato lo ius soli per i figli degli immigrati irregolari, la Corte ha stabilito che i tribunali inferiori non hanno il potere di sospendere i decreti presidenziali
Questo venerdì la Corte suprema degli Stati Uniti ha limitato la possibilità dei giudici federali di grado inferiore di sospendere gli ordini esecutivi del presidente, concedendo una grande vittoria all'amministrazione Trump.
La decisione, contenuta in 119 pagine e presa con sei voti contro tre, è stata emessa nel valutare l'ordine esecutivo con cui a inizio del suo mandato Trump aveva eliminato lo ius soli - ossia il diritto alla cittadinanza per chi nasce sul suolo statunitense - per i figli di immigrati irregolari.
L'ordine era stato rapidamente sospeso da vari tribunali federali e l'amministrazione aveva fatto ricorso. I giudici della Corte suprema non si sono pronunciati sulla costituzionalità della misura, ma hanno stabilito che i tentativi di sospenderla sono incostituzionali perché vanno oltre i poteri dei giudici federali.
La sentenza potrebbe ridefinire radicalmente le modalità di concessione della cittadinanza negli Stati Uniti.
Infatti, invalidando le sospensioni dei giudici federali, tra trenta giorni lo ius soli per i figli di immigrati privi di documenti e di alcuni residenti temporanei e visitatori cesserà nei 28 Stati che non hanno fatto ricorso contro la misura, almeno fino a quando la Corte si pronuncerà anche nel merito dell'ordine esecutivo.
È però anche possibile che anche questi Stati facciano ricorso, per il momento quindi non è chiaro se l'ordine di Trump verrà mai messo in pratica.
La reazione di Trump
Il presidente Usa ha subito esultato sul suo social media Truth, poi ha commentato la decisione della Corte durante una conferenza stampa, parlando di una "vittoria monumentale per la Costituzione" e di una "sentenza importantissima che ha salvato la divisione dei poteri".
Grazie a questa sentenza, ha continuato, "possiamo ora procedere immediatamente con numerose politiche" come "la fine del diritto di cittadinanza per nascita, che era intesa per i figli degli schiavi, non per gente che voleva truffare il sistema venendo nel Paese in vacanza".
Durante la conferenza stampa ha preso la parola anche la procuratrice generale Pam Bondi, che ha attaccato duramente i giudici federali. "I giudici non potranno più prendersi il potere, come hanno tentato di fare sin dall'entrata in carica del presidente. Non avremo più giudici ribelli che hanno trasformato i tribunali distrettuali in una magistratura imperiale", ha detto Bondi.
La procuratrice ha anche annunciato che la Corte si pronuncerà nel merito dell'ordine esecutivo sullo ius soli a ottobre.
Spaccatura all'interno della Corte suprema
Il decreto di Trump, quindi, potrà entrare in vigore almeno temporaneamente. Ma la sentenza è destinata ad avere un impatto ben più ampio, dal momento che limita le cosiddette "ingiunzioni universali", ampliando di fatto il potere esecutivo.
Nella sentenza redatta dalla giudice conservatrice Amy Coney Barrett si legge: "Alcuni sostengono che l'ingiunzione universale fornisca alla magistratura un potente strumento per controllare il potere esecutivo. Ma i tribunali federali non esercitano una supervisione generale sul potere esecutivo: risolvono casi e controversie in conformità con l'autorità del Congresso ha loro conferito. Quando un tribunale conclude che il potere esecutivo ha agito illecitamente, la risposta non è che il tribunale debba a sua volta eccedere i suoi".
Il voto, sei contro tre, rivela anche la spaccatura tra conservatori e progressisti all'interno della Corte suprema. "Lo Stato di diritto non è scontato in questo Paese, né in altri. È un precetto della nostra democrazia che durerà solo se coloro che, in ogni ambito, saranno abbastanza coraggiosi, lotteranno per la sua sopravvivenza. Oggi la Corte abdica al suo ruolo vitale in questo sforzo", ha affermato la giudice progressista Sonia Sotomayor.
"Nessun diritto è sicuro nel nuovo regime giuridico creato dalla Corte. Oggi la minaccia è per la cittadinanza per diritto alla nascita. Domani un'amministrazione diversa potrebbe tentare di sequestrare armi da fuoco a cittadini rispettosi della legge o impedire ai fedeli di diverse religioni di riunirsi a pregare", ha aggiunto Sotomayor.