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Dazi di Trump ancora in vigore: la Corte d’Appello congela la sospensione e accelera il giudizio

Il presidente Donald Trump scende le scale dell'Air Force One al suo arrivo alla Joint Base Andrews, martedì 10 giugno 2025.
Il presidente Donald Trump scende le scale dell'Air Force One al suo arrivo alla Joint Base Andrews, martedì 10 giugno 2025. Diritti d'autore  Luis M. Alvarez/Copyright 2025 The AP. All rights reserved.
Diritti d'autore Luis M. Alvarez/Copyright 2025 The AP. All rights reserved.
Di Malek Fouda
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La Corte d’Appello federale consente alla Casa Bianca di mantenere in vigore le tariffe all’importazione imposte da Trump, annullando la precedente sospensione. Udienza decisiva fissata per il 31 luglio

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La Corte d’Appello del Circuito Federale ha deciso martedì di consentire alla Casa Bianca di continuare a riscuotere le tariffe sulle importazioni introdotte dal presidente Donald Trump, nonostante una precedente sentenza che le aveva dichiarate illegittime.

La decisione arriva in risposta al ricorso presentato dall’amministrazione contro la pronuncia della Corte del Commercio Internazionale, che lo scorso 28 maggio aveva stabilito che l’ex presidente aveva abusato della legge d’emergenza del 1977 per imporre dazi su una vasta gamma di beni.

Nella nuova ordinanza, la Corte ha spiegato che le questioni poste dal caso hanno “un’importanza eccezionale” per l’economia statunitense e per il bilanciamento dei poteri costituzionali. Proprio per questo motivo, ha deciso di accelerare i tempi e fissare un’udienza straordinaria per il 31 luglio, in cui verranno ascoltate le parti in causa. Fino a quel momento, i dazi resteranno operativi.

Le tariffe, inizialmente introdotte ad aprile con un’imposta del 10 per cento su quasi tutti i Paesi e aumentate fino al 20 per cento per le nazioni con cui gli Stati Uniti registrano un deficit commerciale, includono misure mirate contro Cina, Canada e Messico. Trump le aveva giustificate come necessarie per frenare l’afflusso di migranti e oppioidi sintetici, ma secondo diversi osservatori e giuristi si è trattato di un uso improprio dei poteri presidenziali.

Le imprese americane e i mercati finanziari hanno subito forti scossoni a causa di queste politiche commerciali aggressive, mentre diverse aziende hanno denunciato aumenti di costo e interruzioni nelle catene di approvvigionamento.

Cinque piccole imprese e dodici Stati federati hanno impugnato la legittimità dei dazi, sostenendo che il presidente non ha l’autorità di imporli senza un mandato esplicito del Congresso.

La precedente sentenza aveva dato loro ragione, stabilendo che la legge sull’emergenza economica internazionale del 1977 non consente l’introduzione di tariffe doganali senza approvazione legislativa. Tuttavia, con la decisione di martedì, la Corte d’Appello ha temporaneamente ribaltato quel verdetto, lasciando le tariffe in vigore in attesa di un pronunciamento definitivo.

Le implicazioni della decisione sono potenzialmente enormi. Se la Corte confermasse la legittimità dei dazi, si creerebbe un precedente che potrebbe rafforzare in modo significativo i poteri esecutivi in materia commerciale. In caso contrario, si aprirebbe la porta a una nuova regolamentazione congressuale, con possibili conseguenze anche sui futuri rapporti internazionali degli Stati Uniti.

La Casa Bianca, intanto, ha definito la decisione della Corte un passo fondamentale per "proteggere gli interessi strategici ed economici" del Paese. I critici, invece, parlano di un pericoloso precedente autoritario. Tutto è ora rimandato all’udienza del 31 luglio.

Risorse addizionali per questo articolo • AP

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