Durante i colloqui di pace a Istanbul, Kiev ha consegnato a Mosca una lista di 339 bambini deportati con la forza. L’Ucraina chiede il loro ritorno come condizione per un cessate il fuoco. La Russia replica con scetticismo
Nel secondo round di negoziati diretti tenutosi lunedì a Istanbul, l’Ucraina ha consegnato ufficialmente alla delegazione russa una lista con i nomi di 339 bambini deportati con la forza nei territori occupati o in Russia. È la prima volta che Kiev solleva apertamente la questione in un tavolo negoziale bilaterale, inserendola come punto cardine di un possibile accordo umanitario e di pace.
Il capo della delegazione ucraina Rustem Umerov ha dichiarato: “Se la Russia è davvero interessata a un processo di pace, il ritorno anche solo della metà di questi bambini sarebbe un primo segnale positivo.”
Mosca accusa Kiev di propaganda emotiva
La risposta russa è arrivata per bocca di Vladimir Medinsky, capo negoziatore del Cremlino, che ha definito la lista “un tentativo di toccare il cuore degli europei” e ha accusato Kiev di “inscenare uno spettacolo”. Tuttavia, Medinsky ha ammesso che ogni nome verrà “controllato” e ha suggerito che i bambini “potrebbero trovarsi in Ucraina, in Russia o altrove”.
Fonti di Euronews smentiscono però questa incertezza, sostenendo che Mosca conosce perfettamente l’ubicazione di tutti i bambini elencati.
Un elenco simbolico per evitare manipolazioni
La lista dei 339 bambini rappresenta solo una minima parte degli oltre 19.500 minori ucraini deportati secondo le autorità di Kiev. Fonti diplomatiche spiegano che Kiev ha scelto di presentare un numero limitato per evitare che Mosca prenda tempo sostenendo la necessità di “verifiche burocratiche” e cambi l’identità dei bambini.
“È una decisione strategica”, ha spiegato una fonte, “poiché Mosca ha già manipolato nomi, documenti e perfino l’età dei bambini adottati in Russia.”
Il ritorno dei bambini come test di buona fede per Mosca
Il ritorno dei bambini rapiti è visto da Kiev come un banco di prova per misurare la reale volontà russa di procedere su un piano di pace umanitario. Il primo round di colloqui il 16 maggio aveva portato a uno scambio di prigionieri entro 10 giorni. Ora Kiev si aspetta una tempistica simile anche per i minori.
“Se la Russia vuole dimostrare buona volontà, questa è l’occasione per farlo senza ambiguità,” dicono fonti vicine ai negoziati.
“La Russia cancella deliberatamente l’identità dei bambini”
Il vice ministro degli Esteri ucraino Mariana Betsa ha accusato Mosca di voler cancellare l’identità ucraina dei bambini, in particolare quelli più piccoli, che sono stati costretti all’adozione da famiglie russe.
Secondo l’Institute for the Study of War (ISW), la deportazione dei bambini è una parte deliberata della strategia del Cremlino, come dimostrano documenti datati febbraio 2022 in cui si parla apertamente di “evacuazioni umanitarie” da orfanotrofi delle regioni di Luhansk e Donetsk.
Il nodo dei territori occupati
La lista di Kiev comprende anche bambini che non sono ancora stati trasferiti in Russia, ma che si trovano in territori ucraini temporaneamente occupati dal Cremlino. “Non si tratta solo di deportazioni fisiche, ma anche di minori trattenuti contro la volontà delle famiglie nei territori occupati,” spiega una fonte.
Pressioni internazionali e possibile mediazione del Vaticano
Con l’aumento delle pressioni internazionali su Mosca e nuove sanzioni in arrivo, l’aspetto umanitario rappresenta una delle poche aree di possibile intesa. In passato, il ritorno di alcuni bambini è avvenuto grazie alla mediazione di Stati terzi come il Qatar, il Sudafrica e il Vaticano, che potrebbero svolgere nuovamente un ruolo chiave.
Il terzo round di colloqui è previsto per la fine di giugno, e Kiev auspica progressi rapidi. In un contesto in cui le rivendicazioni territoriali russe restano invariate, la restituzione dei bambini potrebbe diventare il vero banco di prova per una de-escalation.