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Fratelli Menendez, pena ridotta per l'omicidio dei genitori: ora sono idonei alla libertà vigilata

FILE- Lyle Menendez, a sinistra, e suo fratello Erik, siedono al tavolo della difesa durante un'udienza in un tribunale di Beverly Hills, California, il 3 aprile 1991.
FILE- Lyle Menendez, a sinistra, e suo fratello Erik, siedono al tavolo della difesa durante un'udienza in un tribunale di Beverly Hills, California, il 3 aprile 1991. Diritti d'autore  AP Photo
Diritti d'autore AP Photo
Di Tamsin Paternoster & AP
Pubblicato il
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Un giudice della California riduce la pena a Erik e Lyle Menendez, condannati per l'omicidio dei genitori. Dopo 35 anni, sono ora candidabili alla libertà vigilata

Un giudice della California ha ridotto la pena a Erik e Lyle Menendez, i due fratelli condannati all’ergastolo per l’omicidio dei genitori nel 1989. Dopo 35 anni in carcere, la nuova sentenza prevede che la pena sia ridotta a 50 anni di detenzione, con possibilità di accedere alla libertà vigilata. Lyle ed Erik hanno già scontato 35 anni di carcere.

"Non sto dicendo che dovrebbero essere rilasciati; non spetta a me decidere", ha dichiarato il giudice Michael Jesic. "Ma credo che dovrebbero avere questa possibilità".

Un caso che ha diviso l’opinione pubblica

Il caso Menendez è stato a lungo oggetto di dibattito: i due fratelli hanno sempre ammesso gli omicidi, ma hanno sostenuto di aver agito per legittima difesa dopo anni di abusi sessuali e psicologici da parte dei genitori, Kitty e Jose Menendez. I pubblici ministeri si sono opposti a un nuovo processo, sostenendo che i due non abbiano mai mostrato un’assunzione di responsabilità piena.

Alla base della decisione del giudice ci sono state nuove testimonianze, tra cui quelle di membri della famiglia, un giudice in pensione e un ex detenuto, che hanno sostenuto la richiesta dei fratelli. "Da entrambi i lati della famiglia, crediamo che 35 anni siano sufficienti", ha detto Anamaria Baralt, cugina dei Menendez. "La nostra famiglia li perdona universalmente".

L'avvocato Mark Geragos, a sinistra, abbraccia Anamaria Baralt, cugina di Erik e Lyle Menendez, dopo l'udienza per la nuova condanna dei fratelli, martedì 13 maggio 2025
L'avvocato Mark Geragos, a sinistra, abbraccia Anamaria Baralt, cugina di Erik e Lyle Menendez, dopo l'udienza per la nuova condanna dei fratelli, martedì 13 maggio 2025 Damian Dovarganes/Copyright 2025 The AP. All rights reserved

Le dichiarazioni in aula: “Nessuna giustificazione”

In aula, i fratelli Menendez hanno ricostruito nei dettagli gli omicidi avvenuti nel salotto della casa di famiglia a Beverly Hills. "Il 20 agosto 1989 ho ucciso mia madre e mio padre. Non ho scuse e nemmeno giustificazioni", ha detto Lyle Menendez con voce rotta.

All’epoca dei fatti, Erik e Lyle avevano rispettivamente 18 e 21 anni. Condannati all’ergastolo senza condizionale, hanno tentato più volte di impugnare la sentenza, senza successo. I procuratori li hanno sempre descritti come giovani motivati dal desiderio di accedere all’eredità multimilionaria dei genitori.

L’onda lunga del caso mediatico

Negli ultimi anni, il caso è tornato alla ribalta grazie a documentari, libri e serie TV che hanno approfondito la versione dei fratelli, suscitando un’ondata di empatia tra il pubblico. Il crescente interesse ha alimentato un movimento di sostegno che ha riaperto il dibattito su colpa, abuso e giustizia.

Dopo decenni di carcere e numerosi rinvii dovuti a incendi e dispute legali, la libertà vigilata per Erik e Lyle Menendez potrebbe ora diventare realtà. Sarà la commissione preposta a decidere il loro destino nel corso della prossima udienza.

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