L'esercito israeliano ha attaccato l'ospedale di Khan Younis, considerato un centro di controllo di Hamas. Tra i morti e i feriti anche un giornalista, il numero 215 dall'inizio della guerra. Nel Regno Unito l'Alta corte giudica il ricordo di varie ong contro l'export di materiali militari a Israele
È di almeno due morti e diversi feriti il bilancio dell'attacco lanciato nelle prime ore di martedì dall'esercito israeliano sull'ospedale Nasser di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, già colpito in passato, secondo quanto riferito dal ministero della Salute di Gaza.
Una delle vittime è il giornalista palestinese, Hassan Eslaih, che era in ospedale per delle cure secondo le autorità locali. La morte di Eslaih porta a 215 il numero degli operatori dei media rimasti uccisi dall'inizio della guerra.
L'esercito israeliano (Idf) ha confermato di avere bombardato l'ospedale che veniva utilizzato da Hamas come "centro di comando e controllo" per "attività terroristiche".
"Alti funzionari di Hamas continuano a usare l'ospedale per attività terroristiche, sfruttando cinicamente e brutalmente la popolazione civile che si trova all'interno e nei pressi dell'ospedale", si legge nel comunicato dell'Idf.
Secondo un bilancio aggiornato da fonti mediche a Gaza, 39 persone sono rimaste uccise negli attacchi israeliani nella giornata di lunedì in tutta la Striscia.
Tra le vittime figurano 17 persone morte in un attacco contro la scuola Fatima Bint Asad, a Jabalia, nel nord di Gaza, che ospita degli sfollati. Si aggiungono tre persone uccise in un raid a un campo sfollati nella zona di al-Mawasi e vittime in altre operazioni delle Idf.
Corte di Londra giudica il ricorso contro export di armi a Israele
L'Alta Corte di Londra esamina martedì il caso presentato da organizzazioni per i diritti umani, che accusano il governo britannico di aver violato il diritto internazionale autorizzando l'esportazione di componenti di aerei da combattimento utilizzate da Israele nella guerra a Gaza.
L'udienza durerà quattro giorni, ma la data del verdetto non è ancora nota. Con il supporto di Amnesty International, Human Rights Watch, Oxfam e altre organizzazioni, l'ong palestinese Al-Haq sta cercando di bloccare le esportazioni di questi componenti realizzati nel Regno Unito, che equipaggiano i caccia F-35 statunitensi della Lockheed Martin.
Le componenti contestate includono il braccio di rifornimento, il sistema di puntamento laser, gli pneumatici, la fusoliera posteriore, il sistema di propulsione a turbina e il seggiolino eiettabile, secondo Oxfam.
Il Regno Unito sta venendo meno al suo "obbligo legale di prevenire il genocidio" consentendo queste esportazioni, denuncia Amnesty.
Lo scorso settembre, il governo laburista ha annunciato la sospensione di una trentina delle 350 licenze di esportazione di armi israeliane, citando il "rischio" che venissero utilizzate in violazione del diritto internazionale a Gaza.
Un portavoce del governo britannico ha dichiarato che "al momento non è possibile sospendere la licenza per i componenti dell'F-35 per l'uso da parte di Israele senza compromettere l'intero programma globale F-35, dato il suo ruolo strategico all'interno della Nato e le più ampie implicazioni per la pace e la sicurezza internazionale".