Nuovi bombardamenti nel nord della Striscia hanno causato oltre 60 morti. Il premier israeliano apre a tregue temporanee per il rilascio degli ostaggi, ma promette di “andare fino in fondo” contro Hamas. Tra i piani anche il trasferimento della popolazione nel sud di Gaza o in altri Paesi
"Nei prossimi giorni entreremo" nella Striscia di Gaza "con tutte le nostre forze per completare l'operazione e sconfiggere Hamas".
Lo ha detto il premier israeliano Benjamin Netanyahu martedì incontrando un gruppo di riservisti feriti in guerra. "Voi siete un esempio e un modello da seguire, e con il vostro spirito stiamo andando verso la vittoria completa", ha aggiunto Netanyahu, secondo quanto riferiscono media israeliani.
"Non ci sarà alcuna situazione in cui fermeremo la guerra. Un cessate il fuoco temporaneo potrebbe verificarsi, ma andremo fino in fondo", ha aggiunto, secondo una nota dell'ufficio del primo ministro.
Il governo israeliano pensa al trasferimento dei palestinesi di Gaza
Il capo del governo israeliano ha anche menzionato il possibile trasferimento di parte della popolazione di Gaza in altri Paesi, una proposta avanzata all'inizio dell'anno dal presidente statunitense Donald Trump e fermamente respinta dai Paesi arabi e da gran parte della comunità internazionale.
"Abbiamo messo in piedi un'amministrazione che permetterà loro di andarsene, ma il problema, da parte nostra, si riduce a una sola cosa: abbiamo bisogno di Paesi disposti ad accoglierli. È su questo che stiamo lavorando al momento", ha dichiarato Netanyahu.
"Se offriamo loro la possibilità di andarsene, posso dirvi che più del 50 per cento lo farà, e credo molti di più. Ma Hamas non sarà più lì", ha aggiunto.
All'inizio del mese, Israele ha approvato un piano per impadronirsi dell'intera Striscia di Gaza e occuparla a tempo indeterminato, dopo aver ripreso l'offensiva militare contro Hamas il 18 marzo, in seguito a una tregua durata due mesi.
Secondo il piano, la neonata Fondazione umanitaria di Gaza si occuperà della distribuzione e che quattro centri distribuiranno cibo, acqua e kit igienici a 1,2 milioni di persone, ovvero meno del 60 per cento della popolazione.
Le agenzie umanitarie si sono opposte al piano, notando che questa soluzione cerca di soppiantare il sistema esistente gestito dalle Nazioni Unite, che però ha 400 punti di distribuzione, dal nord al sud della Striscia.
Raid di Israele a Gaza, 60 morti: obiettivo il leader di Hamas Mohammad Sinwar
È di una sessantina di morti almeno e decine di feriti il bilancio di raid israeliani che hanno colpito Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza, nella notte tra martedì e mercoledì. Tra i morti si contano anche 22 bambini.
L'esercito israeliano (Idf) ha anche ordinato l'immediata evacuazione di alcune zone settentrionali di Gaza, preannunciando un'operazione militare.
Martedì l'aeronautica israeliana ha colpito l'ospedale Europeo di Khan Younis, dopo avere già attaccato il Nasser. Secondo indiscrezioni dei media locali l'obiettivo era l'attuale leader di Hamas, Mohammed Sinwar, fratello del defunto capo dell'organizzazione Yahya, eliminato dall'Idf lo scorso ottobre.
Mercoledì mattina l'Idf ha intercettato un missile sparato dallo Yemen, da cui i ribelli Houthi affiliati all'Iran hanno spesso tentato di colpire Israele.
Rischio carestia a Gaza sempre più imminente: almeno 57 bambini morti per malnutrizione
All'inizio di questa settimana, esperti internazionali di sicurezza alimentare hanno avvertito che Gaza potrebbe andare incontro alla carestia se il blocco israeliano, giunto al terzo mese, e la campagna militare dovessero continuare.
L'Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato che dall'inizio del blocco israeliano, il 2 marzo scorso, almeno 57 bambini sono morti per malnutrizione.