La crisi umanitaria a Gaza ha raggiunto livelli catastrofici: bambini muoiono di fame, il 91 per cento della popolazione è in grave insicurezza alimentare e gli aiuti restano bloccati. Il racconto delle famiglie in lotta per sopravvivere
"La vita si è trasformata in un inferno insopportabile", dicono i residenti di Gaza. Le panetterie hanno smesso di funzionare, gli ospedali sono al collasso e i bambini stanno morendo di fame, l'ultimo dei quali è Uday Fadi Ahmed, deceduto per malnutrizione all'ospedale Al-Aqsa di Deir al-Balah.
I dati recenti riflettono l'entità della tragedia: 3.600 bambini stanno ricevendo cure per la malnutrizione, un aumento dell'80 per cento rispetto al mese scorso, secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha).
L'Unicef ha avvertito che 335mila bambini sotto i cinque anni - tutti i bambini di Gaza in questa fascia d'età - sono sull'orlo della morte per malnutrizione acuta.
Il quadro è ancora più fosco: il 96 per cento della popolazione di Gaza soffre di grave insicurezza alimentare.
345.000 persone sono in uno stato di carestia totale
Secondo la Rete delle Ong palestinesi, Gaza è ufficialmente entrata in una fase di carestia. Le organizzazioni avvertono che la popolazione, soprattutto bambini e donne, è minacciata da una tragedia umanitaria senza precedenti. Da oltre un mese, a partire dal 2 marzo 2025, l’accesso agli aiuti è bloccato.
Nel suo ultimo comunicato, la rete ha evidenziato che il 91% della popolazione si trova nelle fasi più alte dell’insicurezza alimentare (fase 3 e oltre) mentre 345.000 persone si trovano nella quinta fase - la più pericolosa - che significa carestia completa.
Secondo Al-Shabaka, i dati rivelano che il 92 per cento dei bambini di età compresa tra i 6 mesi e i 2 anni, così come le madri che allattano, non hanno accesso ai loro bisogni nutrizionali minimi di base, esponendoli a gravi rischi per la salute che li perseguiteranno per tutta la vita. Inoltre, il 65 per cento della popolazione non ha più accesso all'acqua pulita per bere o cucinare.
Da parte sua, Hamas ha accusato Israele di usare la fame come arma di guerra.
Il movimento ha affermato che: "Dal 2 marzo, Israele ha intensificato l'assedio chiudendo i valichi e impedendo l'ingresso di cibo, acqua e medicine, in un crimine che rappresenta una grave escalation della politica di genocidio".
Una lotta quotidiana contro la fame e la malnutrizione
Davanti alla sua tenda, Umm Ayman al-Ar siede con la sua famiglia di sette persone, raccontando la sua lotta quotidiana per provvedere alle necessità più elementari della vita. Suo marito, che ha perso il lavoro a causa della guerra, esce ogni mattina alla ricerca di una qualsiasi fonte di sostentamento mentre la famiglia si affida interamente a ciò che viene fornito dai vicini "takiyat" e dai progetti alimentari del campo, che a sua volta ha sofferto di una grave carenza di cibo dopo la chiusura dei valichi.
"Siamo tornati al punto di partenza", lamenta Umm Ayman, notando che verdure e carne sono scomparse dai mercati, costringendola a fare affidamento su aiuti limitati che non sono più sufficienti a soddisfare le esigenze della sua famiglia.
“Siamo stanchi di riso e lenticchie”: la voce dei bambini
In un altro campo profughi, Siham al-Mabhouh si prende cura dei suoi nipoti dopo aver perso la sorella durante un bombardamento. Suo cognato è in cura medica fuori dalla Striscia.
“Per Dio, siamo stanchi di pasta, lenticchie e riso”, dice. “È tutto quello che mangiamo da settimane. I bambini sono stanchi, malnutriti. Io stessa sono allergica ai conservanti dei cibi in scatola, ma non abbiamo alternative”.
Nonostante gli sforzi, Siham fatica a convincere i bambini a mangiare. Le conseguenze sulla salute sono sempre più gravi e l’accesso alle cure, quasi impossibile.