Nel 2024 gli Stati membri hanno speso in media l'1,9 per cento del loro Pil per la difesa, mentre la Russia il 9 per cento, ha dichiarato lunedì l'Alta rappresentante dell'Ue per gli Affari esteri Kaja Kallas alla conferenza annuale dell'Agenzia europea per la difesa
L'Unione europea deve aumentare le spese per la difesa per "prepararsi al peggio" ed essere in grado di difendersi "da sola se necessario" contro la Russia, ha dichiarato mercoledì l'Alta rappresentante dell'Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza Kaja Kallas.
"Molte delle nostre agenzie di intelligence nazionali ci informano che la Russia potrebbe mettere alla prova la prontezza di difesa dell'Ue in tre-cinque anni", ha detto Kallas alla conferenza annuale dell'Agenzia europea per la difesa a Bruxelles (Eda).
L'Alta rappresentante ha sottolineato che la Russia può produrre in tre mesi più armi e munizioni di quanto il blocco dei 27 Paesi possa fare collettivamente in dodici mesi.
"Il presidente Trump ha ragione a dire che non spendiamo abbastanza", ha sottolineato Kallas, riferendosi alla richiesta del presidente Usa di accrescere gli investimenti in difesa fino all'equivalente del 5 per cento del Pil di ogni Paese membro della Nato.
Nel prossimo decennio l'Ue avrà bisogno di almeno 500 miliardi di euro per rimanere competitiva nel settore della difesa, e finora sono stanziati per la difesa e la sicurezza solo circa 13 miliardi di euro del bilancio a lungo termine dell'Ue dal 2021 al 2027 (pari all'1,2 per cento del totale).
L'1 per cento del Pil in difesa non basta
L'Ue stanzia tradizionalmente circa l'1 per cento del Pil del blocco (1.200 miliardi di euro) per finanziare priorità politiche che vanno dall'agricoltura alla coesione socio-economica tra le regioni più povere e quelle più ricche nell'ambito del bilancio a lungo termine.
Il prossimo bilancio, che coprirà sette anni a partire dal 2028, verrà negoziato a partire dalla prossima estate e ci si attende che la difesa sarà tra le priorità.
"Abbiamo bisogno di investimenti da parte degli Stati membri e del settore privato, ma anche del bilancio comune europeo. Dobbiamo spendere più dell'1 per cento", ha dichiarato Kallas.
L'anno scorso, gli Stati membri hanno speso in media l'1,9 per cento del loro Pil per la difesa. La Russia, invece, il 9 per cento, ha ricordato l'ex premier estone.
La Lituania ha recentemente annunciato che aumenterà la spesa per la difesa tra il 5 e il 6 per cento del Pil a partire dal 2026, a causa della minaccia di aggressione russa nella regione, ma alcune grandi economie come l'Italia e la Spagna sono ancora al di sotto dell'obiettivo del 2 per cento fissato dalla Nato.
"La difesa è un'industria altamente qualificata e ad alta intensità che richiede denaro, persone e tempo. Noi abbiamo soldi e persone, ma non abbiamo tempo. L'Ucraina ci sta facendo guadagnare tempo", ha sostenuto Kallas.
"Non abbiamo bisogno di un esercito europeo. Abbiamo bisogno di 27 eserciti europei che siano in grado di collaborare efficacemente per scoraggiare i nostri rivali e difendere l'Europa, preferibilmente con i nostri alleati e partner, ma anche da soli, se necessario".
L'appello della Kallas è ampiamente condiviso
Analogamente, lunedì il presidente francese Emmanuel Macron ha invitato l'Europa a "svegliarsi" e ad aumentare la spesa per la difesa per ridurre la sua dipendenza dagli Stati Uniti per la sicurezza.
"Cosa faremo domani in Europa se il nostro alleato americano ritirerà le sue navi da guerra dal Mediterraneo?", ha chiesto a una platea di militari francesi presso il Comando di supporto digitale e cibernetico dell'esercito nella Francia occidentale.
"Se mandassero i loro jet da combattimento dall'Atlantico al Pacifico?", ha chiesto Macron.
L'Alta rappresentante Kallas ha anche fatto eco alle parole del capo della Nato Mark Rutte, che a dicembre ha affermato che i cittadini europei dovranno fare sacrifici, come tagli alle pensioni, alla sanità e ai sistemi di sicurezza, per pagare l'aumento delle spese per la difesa e garantire la sicurezza a lungo termine in Europa.
Il segretario generale della Nato ha ammesso che, pur non essendoci una minaccia imminente per gli alleati, il pericolo si sta muovendo "a tutta velocità" verso l'Alleanza transatlantica.
"Non siamo in guerra, ma certamente non siamo nemmeno in pace", aveva dichiarato Rutte.
Il neo-commissario europeo per la Difesa e lo Spazio Andrius Kubilius ha convenuto che un approccio collettivo può fare una grande differenza per la preparazione dell'Europa alle minacce militari, se non ibride.
"Non possiamo più permetterci un approccio frammentato. Abbiamo bisogno di un vero e proprio approccio Big Bang per aumentare la produzione e l'acquisizione della difesa", ha detto l'ex primo ministro lituano alla platea della conferenza Eda.
Kubilius ha sottolineato la necessità di sistemi d'arma interoperabili, di una domanda aggregata per l'industria della difesa e di un maggior numero di progetti di interesse comune europeo, come lo scudo di difesa aerea, lo scudo informatico e l'iniziativa per i confini settentrionali e orientali.
"Il messaggio dell'Ue agli Stati Uniti è chiaro. Dobbiamo fare di più per la nostra difesa e assumerci una giusta quota di responsabilità per la sicurezza dell'Europa", ha concluso Kallas.