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Arrestato a Torino il capo della polizia giudiziaria libica: Cpi chiede estradizione

Circa 1.000 rifugiati e migranti, provenienti dall'Eritrea, dalla Somalia, Ghana, Libia e Siria, vengono salvati dall'esercito italiano a largo della Libia
Circa 1.000 rifugiati e migranti, provenienti dall'Eritrea, dalla Somalia, Ghana, Libia e Siria, vengono salvati dall'esercito italiano a largo della Libia Diritti d'autore  Santi Palacios/Copyright 2016 The AP. All rights reserved. This material may not be published, broadcast, rewritten or redistribu
Diritti d'autore Santi Palacios/Copyright 2016 The AP. All rights reserved. This material may not be published, broadcast, rewritten or redistribu
Di euronews
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Ex direttore del carcere di Mitiga a Tripoli, l'uomo era ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra e tortura. È stato arrestato nella nottata del 20 gennaio a Torino

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La sera del 20 gennaio è stato arrestato a Torino Njeem Osama Al-Masri, 47 anni, accusato di crimini di guerra. L'uomo è il capo della polizia giudiziaria di Tripoli e membro delle forze di deterrenza speciale (Rada), la polizia giudiziaria libica.

L'uomo era ricercato dalla Corte penale internazionale (Cpi) per crimini di guerra e torture. La Cpi nella giornata del 21 gennaio ha chiesto la sua estradizione.

La notizia dell'arresto è stata diffusa il 20 gennaio dalla pagina Facebook della Fondazione per la Riforma e la riabilitazione di Ain Zara, un carcere di Tripoli.

Al-Masriera presente nel capoluogo piemontese per seguire una partita della sua squadra del cuore, la Juventus. La Digos lo ha però arrestato nel suo hotel, durante un controllo di routine su di lui e altre tre persone.

Perché Al-Masri è ricercato dalla Cpi

Sui crimini di Al-Masri la Corte penale internazionale indaga da tempo.

Intanto, quelli di cui viene accusato come direttore del centro di detenzione di Mitiga, a Tripoli. La struttura è diventata tristemente nota negli ultimi anni come centro di trattenimento per migranti subsahariani. Un luogo dove la tortura è all'ordine del giorno.

È inoltre accusato di avere costretto ai lavori forzati i prigionieri della struttura, arrivando a schiavizzarli. Le testimonianze dei migranti sarebbe state fondamentali per raccogliere prove contro di lui.

Il massacro a Tarhuna in Libia

La Cpi lo accusa anche di essere corresponsabile dei massacri nella città di Tarhuna, a pochi chilometri da Tripoli. Lì sono state trovate 29 fosse comuni, in cui c'erano più di 400 cadaveri. Nella città, la potente milizia al-Kanyat ha massacrato, violentato, torturato e allontanato con la forza migliaia di persone fra il 2013 e il 2023, secondo un report dell'Onu.

Su di loro pendeva il sospetto di essere state fedeli all'ex dittatore Muhammar Gheddafi. I sopravvissuti hanno puntato il dito verso Al-Masri, accusato di aver torturato fisicamente e psicologicamente gli abitanti di Tarhuna in quanto capo della Ramaa. La Cpi indaga sulle responsabilità di al-Masri in questo massacro.

Il direttore del carcere di Ain Zara chiede la liberazione di Al-Masri

Il direttore di Ain Zara, Abdel Moaz Nouri Boraquob, chiede ufficialmente al governo libico di muoversi per il rilascio di Al-Masri.

Boraqoub difende il suo collega: "Il generale di brigata Osama al Najim è noto per il suo rigore, la sua dedizione e la professionalità nell’adempimento dei compiti affidatigli per molti anni. Preghiamo che possa tornare sano e salvo al più presto", afferma.

L'appello arriva al Governo di unità nazionale (Gna) di Abdul Hamid, riconosciuto dai governi europei e occidentali. Il Gna ha legami stretti con la Ramaa, di cui al-Masri è direttore.

Mediterranea punta il dito sul governo italiano

Mediterranea Save Humans ha rilasciato una serie di tweet in cui loda il lavoro della Cpi, sottolineando il lungo lavoro che è stato fatto per arrivare al suo arresto.

Allo stesso tempo, l'Ong attiva nel salvataggio di migranti attacca anche le istituzioni italiane:

"Almasri è la prova di come l’intero sistema libico, foraggiato in questi anni da milioni di euro dai governi italiani e dall’Unione Europea, sia atroce e criminale: banditi come Almasri hanno messo in pratica in Libia il mandato ricevuto di 'fermare i migranti'”.

Viene poi aggiunto: "Almasri si nascondeva in Italia, ovviamente: qui i trafficanti e i torturatori libici si sentono protetti e al sicuro”.

Il primo tweet sull'arresto di Al-Masri
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