Le autorità libiche hanno posto numerosi cadaveri in fosse comuni a Derna: una scelta che comporta rischi, come sottolineato dalle organizzazioni internazionali
Dopo la distruzione, il macabro spettacolo delle migliaia di cadaveri che stanno affiorando, mentre le zone allagate della città di Derna, in Libia, piano piano si asciugano. I residenti e i soccorritori accorsi sul posto dopo la devastante alluvione, provocata da un evento meteorologico di intensità estrema, continuano a recuperare corpi.
L'OMS alla Libia: stop alle sepolture in fosse comuni
Finora i bilanci ufficiali, e provvisori, parlano di almeno 11.300 morti, circa 10mila dispersi e 30mila persone evacuate.L'Organizzazione Mondiale della Sanità e altre organizzazioni presenti sul posto hanno esortato le autorità libiche a non seppellire più le vittime in fosse comuni, poiché la presenza di tali siti nei pressi delle zone abitate potrebbe causare rischi per la salute, in caso di contaminazione delle risorse idriche, nonché provocare uno shock psicologico nella popolazione.
L'Italia ha inviato una squadra di vigili del fuoco per aiutare i soccorritori: i pompieri operano in particolare lungo il fiume esondato nella città, alla ricerca di cadaveri.
Gli abitanti tentano di valutare l'entità dei danni
Le autorità libiche, intanto, hanno aperto un'indagine sul crollo delle due dighe, che ha provocato l'improvviso allagamento del centro urbano. Le due strutture non sono state in grado di contenere il quantitativo di acqua, aumentato per via delle precipitazioni torrenziali provocate dalla tempesta mediterranea Daniel, abbattutesi su tutta la Libia orientale.
Ad una settimana di distanza dal disastro, intanto, qualche timido segnale di "normalità" torna a Derna. Benché interi quartieri siano stati distrutti dalla furia dell'acqua, in alcune zone gli abitanti tentano timidamente di ispezionare le loro case, per verificare l'entità dei danni.