Pesanti le pene pronunciate a carico di otto imputati nell'ambito del processo per l'assassinio di Samuel Paty, insegnante francese ucciso e decapitato nel 2020
Cinque anni dopo la morte dell'insegnante di storia Samuel Paty - decapitato da un giovane islamista, Abdoullakh Anzorov, nei pressi della sua scuola secondaria a Conflans-Sainte-Honorine il 16 ottobre 2020 - la Corte d'Assise speciale di Parigi ha pronunciato nella serata di venerdì un verdetto pesante contro gli imputati. Otto persone coinvolte a vario titolo in un attacco terroristico che ha sconvolto la popolazione e traumatizzato il corpo docente della Francia.
Dopo sette settimane di udienze, i due “amici” dell'assassino - di origini cecene, radicalizzato dal padre e ucciso dalla polizia subito dopo l'aggressione - sono stati condannati a 16 anni di carcere ciascuno. Si tratta di Naïm Boudaoud, 22 anni, e Azim Epsirkhanov, 23 anni, che hanno ricevuto le condanne più pesanti, nonostante abbiano sempre negato di essere a conoscenza delle intenzioni dell'assassino.
La loro colpevolezza è stata comunque riconosciuta: il giorno prima dell'attentato, i tre giovani si erano recati a Rouen per acquistare un coltello (non quello utilizzato per decapitare Samuel Paty), ma che è stato ritrovato sulla scena del crimine. Durante il dibattimento, Boudaoud e Epsirkhanov hanno ribadito che l'assassino aveva spiegato loro che l'arma sarebbe stata “un regalo” per il nonno. Infine, il giorno dell'attacco, Boudaoud aveva accompagnato l'assassino in un negozio di armi e poi lo aveva lasciato vicino alla scuola dove insegnava l'insegnante.
“Una Fatwa digitale"
Si attendeva anche un altro verdetto: quello sui due uomini considerati gli istigatori di una campagna di odio su Internet contro il professore, attraverso una “fatwa digitale”. I due imputati sono stati riconosciuti colpevoli di cospirazione terroristica: la Corte d'Assise di Parigi ha per questo condannato Brahim Chnina, 52 anni, a 13 anni di reclusione e il predicatore islamista Abdelhakim Sefrioui, 65 anni, a 15 anni.
Chnina è il padre della studentessa (già condannata dal tribunale dei minori) che ha innescato di fatto la tragedia. La ragazza aveva mentito, accusando il professor Paty di aver discriminato gli alunni musulmani nel corso di una lezione sulla libertà di espressione in cui aveva mostrato una vignetta su Maometto. Sulla base di questa menzogna, il padre aveva pubblicato messaggi e un video ostili all'insegnante.
Complici nella mondo dell'estremismo islamico
Sefrioui, un islamista considerato simpatizzante di Hamas, ha poi contattato il padre della studentessa e ha descritto Paty come un “delinquente” in un altro video. Insieme, i due uomini si sono recati nella scuola in cui lavorava Samuel Paty per chiedere provvedimenti.
Durante il processo, gli avvocati dei due accusati hanno sottolineato che non c'era alcuna prova che l'assassino avesse visto il loro video. Hanno dichiarato poi che i loro clienti non avrebbero mai avuto contatti con l'omicida. Altri quattro imputati, tra cui una donna, appartenevano al mondo dell'estremismo islamico che era in contatto con l'assassino sui social network. Tutti sono stati giudicati colpevoli di apologia del terrorismo.