Il segretario di Stato americano commenta il summit ad Aqaba sul futuro della Siria. Blinken afferma che ci sono stati contatti diretti tra Washington e i ribelli. L'Onu: "Lavorare per un governo inclusivo e rispettoso delle minoranze"
Occhi del mondo puntati sulla Siria. Gli alti diplomatici degli Stati Uniti, della Lega Araba e della Turchia si sono incontrati in Giordania per discutere piani e obiettivi per assistere la transizione del Paese dal deposto governo di Bashar al-Assad.
Ministri degli Esteri e alti funzionari dell'Ue e dell'Onu si sono riuniti sabato nella città giordana di Aqaba nel tentativo di creare un consenso sulle priorità della nuova leadership in Siria. Tuttavia, non era prevista la partecipazione di alcun rappresentante siriano.
Blinken: "Governo siriano sia inclusivo"
Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha dichiarato che esiste un ampio consenso tra i partner regionali sul fatto che il nuovo governo siriano debba essere inclusivo, rispettare i diritti delle donne e delle minoranze, respingere il terrorismo e mettere in sicurezza e distruggere le presunte scorte di armi chimiche dell'epoca di Assad. Blinken, impegnato in un tour regionale in tre Paesi del Medio Oriente, ha già visitato Turchia, Iraq e Giordania.
Dopo l'incontro ha anche detto che gli Stati Uniti hanno avuto contatti diretti con l'Hts. È il primo funzionario Usa ad ammettere dei colloqui con i ribelli che Washington attualmente considera organizzazione terroristica. Non è chiaro se questa valutazione cambierà nelle prossime settimane.
Pedersen: "Sostenere una transizione a guida siriana"
In un incontro precedente, avuto con l'inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria Geir Pedersen, Blinken ha detto che si aspettava di parlare delle sfide future per la Siria e “della nostra determinazione a lavorare insieme per sostenere una transizione a guida siriana in cui le Nazioni Unite svolgano un ruolo fondamentale, in particolare per quanto riguarda la fornitura di assistenza e la protezione delle minoranze”.
Pedersen si è detto d'accordo, affermando che in Siria è fondamentale assistere a "un processo politico credibile e inclusivo che riunisca tutte le comunità siriane”. “Il secondo punto è che dobbiamo assicurarci che le istituzioni statali non collassino e che l'assistenza umanitaria arrivi il prima possibile. Se riusciremo a raggiungere questo obiettivo, forse ci sarà una nuova opportunità per il popolo siriano”, ha aggiunto Pedersen.