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Albania, ritardo nell'apertura dei centri per il rimpatrio previsti dall'accordo fra Roma e Tirana

L'Italia si prepara ad aprire centri di detenzione per richiedenti asilo in Albania
L'Italia si prepara ad aprire centri di detenzione per richiedenti asilo in Albania Diritti d'autore AP
Diritti d'autore AP
Di Euronews Agenzie:  AP
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

L'accordo siglato lo scorso novembre dalla premier italiana Giorgia Meloni e dal suo omologo albanese Edi Rama prevede che l'Albania ospiti migliaia di richiedenti asilo per conto dell'Italia. Ma l'apertura dei centri per il rimpatrio continua a slittare

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I centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Shengjin e Gjader, in Albania, previsti dall'accordo tra Roma e Tirana per la gestione dei flussi migratori entreranno in funzione a “pieno regime nel giro di qualche settimana”. Queste le parole del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano nel corso di un incontro promosso dalla Fondazione Med-Or, a Roma.

La nuova data per la realizzazione dei lavori e l'operatività dei centri era stata fissata al primo agosto durante il sopralluogo della premier italiana, dopo che la scadenza iniziale era slittata.

"Ci sono dei rallentamenti, ma il progetto va avanti" assicura il sottosegretario.

L’hotspot di Shengjin, che sta sul mare, “è già pronto da fine maggio”. Servirà per gli screening di sicurezza e identificazione.

Anche la struttura di Gjader doveva essere pronta da fine maggio secondo il calendario, ma "ci sono stati dei problemi al momento degli scavi perché il terreno si è rivelato paludoso e questo ha costretto a una complessa opera di messa in sicurezza che è stata completamente realizzata”.

A ritardare i lavori sono le condizioni di caldo estremo che stanno interessando da settimane l'Albania. Per tutelare gli operai, è necessario interrompere il piano di lavori di 24 ore nella fascia centrale della giornata, sostiene Mantovano.

“Non non si tratta di dare giustificazioni, è un'iniziativa che viene studiata. Ci viene chiesto come stiamo facendo da quindici dei ventisette Stati europei. E tra questi Stati c'è anche la Germania", conclude il sottosegretario in risposta alle critiche avanzate anche da alcuni giornali tedeschi di star costruendo dei "centri fascisti".

L'accordo tra Meloni e Rama per i centri per il rimpatrio in Albania

Parlando durante una visita in Albania a giugno, la premier italiana Giorgia Meloni aveva detto che i due centri progettati per ospitare i migranti sarebbero stati pronti ad accogliere le prime 1.000 persone entro il primo agosto.

Ma a un giorno dall'apertura, l'attività di costruzione ancora in corso in uno dei due centri mette in dubbio la possibilità che sia completamente pronto in tempo.

Né l'Italia né l'Albania hanno indicato quando probabilmente arriveranno i primi migranti.

Il controverso accordo, in base al quale il Paese dei Balcani occidentali ospiterà migliaia di richiedenti asilo per conto dell'Italia, dovrebbe durare cinque anni e darà rifugio a un massimo di tremila migranti recuperati ogni mese dalla Guardia Costiera italiana in acque internazionali.

L'accordo è stato firmato dalla Meloni e dal suo omologo albanese Edi Rama lo scorso novembre.

I migranti saranno inizialmente controllati a bordo delle navi che li soccorrono in mare prima di essere inviati in Albania per l'identificazione.

Secondo l'ambasciatore italiano in Albania, Fabrizio Bucci, i centri ospiteranno solo uomini adulti.

Le persone ritenute vulnerabili, come donne, bambini, anziani, malati o vittime di torture, saranno ospitate in Italia.

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Anche le famiglie non saranno separate, ha detto l'ambasciatore. Coloro che saranno inviati in Albania manterranno il diritto, in base al diritto internazionale e dell'Unione Europea, di chiedere asilo in Italia e di essere esaminati in quella sede.

Poiché ogni richiesta richiede circa un mese per essere esaminata, il numero di persone inviate in Albania potrebbe raggiungere le 36mila unità in un anno.

"Costoso, crudele e controproducente"

L'accordo è stato criticato dai gruppi per i diritti umani perché costituisce un pericoloso precedente.

All'inizio di quest'anno, l'International Rescue Committee ha definito l'accordo "costoso, crudele e controproducente" e di recente ha esortato l'Ue e i suoi Stati membri a non utilizzare "questo modello pericoloso come modello".

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I due centri in Albania costeranno all'Italia 670 milioni di euro in cinque anni.

Il costo per portare 36mila migranti in Italia è di 136 milioni di euro, quasi la stessa cifra che verrà spesa in Albania, secondo Meloni.

Le strutture saranno gestite interamente dall'Italia ed entrambi i centri sono sotto la giurisdizione italiana, mentre le guardie albanesi garantiranno la sicurezza esterna.

Meloni e i suoi alleati chiedono da tempo che i Paesi europei condividano maggiormente il peso dell'immigrazione.

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