Iran, a un anno dalla morte della giovane Mahsa Amini le proteste hanno perso vigore

Una protesta in Iran nell'ottobre del 2022
Una protesta in Iran nell'ottobre del 2022 Diritti d'autore -/AFP
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Di Andrea Barolini
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La repressione, dura e violenta, del regime iraniano ha contribuito ad affievolire il movimento di protesta nato dopo la morte della giovane Mahsa Amini

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Un anno fa, il 15 settembre 2022, le strade e le piazze di Teheran, in Iran, cominciarono ad essere teatro di imponenti manifestazioni da parte di numerose donne, indignate per la loro condizione, che avevano deciso di bruciare i loro hijab e lasciare scoperti i capelli in segno di protesta. Ciò dopo la morte di Mahsa Amini, una giovane donna curdo-iraniana, deceduta mentre era in stato di fermo dopo essere stata arrestata dalla polizia proprio per aver indossato il velo in modo scorretto.

Le proteste, anche grazie ai social network, da quel momento si sono diffuse a macchia d'olio tra i giovani, stanchi di prescrizioni che molti considerano superate. Le autorità hanno risposto però duramente, anche limitando l'accesso a internet.

Centinaia di morti nelle strade dell'Iran e condanne a morte

Il governo di Teheran ha inoltre accusato gli Stati Uniti, Israele e i loro agenti segreti di aver fomentato le proteste. Ne è scaturita un'escalation, con l'Occidente che ha inasprito le sanzioni a carico dell'Iran. Al contempo, il regime ha promosso una manifestazione di cittadini a favore dell'uso obbligatorio del velo, alla quale hanno partecipato decine di migliaia di iraniani.

Ciò nonostante, il movimento di protesta ha inizialmente resistito. Lo slogan "Donne, vita, libertà" ha cominciato a risuonare in ogni angolo del Paese. E il governo si è impegnato puntualmente nel reprimere le manifestazioni con la forza, arrivando anche ad utilizzare le armi

Nelle settimane successive centinaia di persone hanno perso la vita, tra le quali anche alcuni membri delle forze di sicurezza. Decine di migliaia di persone sono state inoltre arrestate e alcuni manifestanti sono stati condannati a morte per la loro partecipazione alle proteste.

La repressione ha indebolito via via le proteste

A febbraio, tuttavia, il governo ha lanciato un segnale di pacificazione, proponendo un'amnistia senza precedenti. Nel frattempo, però, numerose scuole femminili hanno subito misteriosi attacchi con gas tossici. C'è chi ha sospettato che dietro possa esserci stata l'ala più intransigente del regime, che però, almeno ufficialmente, ha condannato senza remore quanto accaduto.

La repressione, in ogni caso, ha prodotto gli effetti voluti. L'intensità delle proteste è via via scemata. E il governo ha insistito con le sue posizioni sul velo, inasprendo perfino le leggi e ripristinando i pattugliamenti da parte della polizia morale, che erano stati sospesi proprio dopo la morte di Mahsa Amini. Tuttavia, alcune donne continuano a manifestare. E la memoria della ragazza è ormai impressa nella mente degli iraniani.

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