Quale successore alla guida della Nato?

Chi sarà il prossimo Segretario generale della Nato?
Chi sarà il prossimo Segretario generale della Nato? Diritti d'autore Virginia Mayo/Copyright 2022 The Associated Press. All rights reserved
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Di Cornelia TrefflichGianluca Martucci
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Il mandato del Segretario generale Jens Stoltenberg si avvia verso la fine. Diversi Stati membri vedono nella sua riconferma un fattore di stabilità, ma il norvegese vuole farsi da parte

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È Segretario generale da ottobre 2014 ed ora lo aspettano a Oslo dopo l'annuncio del governo sulla sua nomina a governatore della Banca centrale norvegese. Jens Stoltenberg lascerà la guida della Nato dal 30 settembre 2023, ma la questione sul nome del suo successore è discussa da più di due anni, da quando, cioè, in virtù del suo ruolo di mediatore nei rapporti tra l'ex presidente statunitense Donald Trump e i leader europei prima, e a causa dello scoppio della guerra in Ucraina dopo, il suo mandato è stato prorogato per tre volte.

Il rinnovo del mandato ora è fuori discussione per lui. Vuole tornare nel suo Paese, come ha sottolineato in diverse occasioni. Anche Jamie Shea, ex vicesegretario generale per le sfide emergenti alla sicurezza della NATO e collaboratore del think tank Chatham House, dubita che possa essere convinto a svolgere un altro mandato.

"È stato chiaro: il suo incarico scade il 30 settembre e intende dimettersi", dice Shea in un'intervista. Il suo mandato "è stato prorogato tre volte, il che è abbastanza insolito per un Segretario generale della NATO, almeno nei tempi moderni", ha detto il funzionario.

Il vertice della Nato che si terrà l'11 e 12 luglio a Vilnius, in Lituania, darà l'occasione ai leader per fare il punto anche sulla questione. Secondo Shea è possibile che "l'Alleanza voglia presentare il nuovo Segretario generale in quell'occasione".

Il volto dell'alleanza militare deve avere un certo peso politico e un'esperienza di governo di rispetto. Ma oltre al curriculum contano anche le competenze diplomatiche, una buona comunicazione e la capacità di gestione. Escludendo un nome statunitense, che assegnerebbe agli Usa una centralità eccessiva nell'alleanza atlantica, Shea sostiene che in Europa c'è l'imbarazzo della scelta nel decidere il volto "del direttore che deve suonare l'orchesta in modo armonioso".

L'ipotesi di una donna

Sarà la prima volta di una donna alla guida dell'alleanza militare più potente al mondo? C'è chi ipotizza questo ruolo per la premier estone Kaja Kallas, o per il primo ministro estoneIngrida Šimonytė. Il totonomi fa spesso riferimento alla guida del governo danese Mette Federiksen, il cui recente viaggio a Washington ha alimentato le speculazioni sul suo futuro, nonostante la premier abbia smentito la notizia nei media danesi.

Ulteriori ipotesi sono formulate intorno al nome del premier olandese Mark Rutte. Alcuni azzardano i nomi di alcune personalità di spicco dell'Est Europa. La mossa sarebbe un messaggio chiaro rivolto a Mosca, che minaccia sempre più il fianco orientale dell'alleanza. 

"Prima o poi anche i Paesi Mediterraneo affermeranno che il loro momento è arrivato", dice Shea. La decisione dovrà essere presa all'unanimità da tutti i 31 Paesi membri, ma è certo che gli Stati Uniti avranno una voce di peso.

Ma soprattutto servirà anche "un buon comunicatore" che spieghi perché destinare così tante risorse alla Difesa nonostante le altre priorità che gli Stati della Nato devono affrontare e che sappia consolidare il sostegno economico e militare all'Ucraina. "La comunicazione è importante", sottolinea Shea.

Per Shea la presenza di numerosi candidati validi elimina l'alibi che costringerebbero a puntare nuovamente su Stoltenberg. Ma non tutti i governi concordano.

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