L'impatto della propaganda e disinformazione russa nella politica interna dei Paesi ex sovietici

Una protesta a Tbilisi, l'8 marzo 2023
Una protesta a Tbilisi, l'8 marzo 2023 Diritti d'autore Vano SHLAMOV / AFP
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Di Andrey PoznyakovMichela Morsa
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In seguito all'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, la guerra dell'informazione ha ricoperto un ruolo sempre più centrale in alcuni Paesi ex sovietici, dove si fa sentire la spaccatura tra le posizioni europeiste della popolazione e quelle filorusse dei governi in carica

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In seguito all'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, la propaganda e la disinformazione del Cremlino hanno iniziato a essere percepite come una minaccia importante in diversi Paesi confinanti, fino a diventare centrali anche nelle questioni di politica interna. 

La guerra dell'informazione è sempre più al centro dell'agenda politica dei vicini ex sovietici della Russia. Se alcuni politici parlano di propaganda e disinformazione, gli analisti notano che altre forze politiche locali sono particolarmente attive nel promuovere le opinioni favorevoli al Cremlino.

Sia in Georgia che in Moldova è in corso una feroce lotta politica interna intorno all'informazione, con gli oppositori che accusano i governi in carica di fare uso di perpetrare la propaganga e la disinformazione russa. Entrambi i Paesi aspirano all'adesione all'Unione europea, una prospettiva non troppo lontana. E, in entrambi Paesi, il governo è accusato di minare le aspirazioni europeiste della cittadinanza, in un clima di fatto di divisione tra le correnti filorusse e quello filoccidentali.  

La situazione in Georgia

"In Georgia questo confronto appare particolarmente acuto a causa della polarizzazione dei media e della società", spiega Dustin Gilbreath, vicedirettore scientifico del Caucasus research resource centre della Georgia. L'esperto richiama l'attenzione sul fatto che, in base ai recenti sondaggi,il sostegno nel Paese alle aspirazioni europeiste batte ogni record.

Ma c'è anche chi si oppone all'idea di avvicinarsi all'Europa e viene galvanizzato dalle parole di alcune figure politiche: "Quando il governo del Sogno georgiano ripete argomenti esplicitamente anti-occidentali, insultando regolarmente funzionari americani e dell'Ue, dicendo che l'America sta cercando di trascinare la Georgia in guerra, poche persone ci credono, ma alcuni sono arrivati a crederci", spiega Gilbreath. "Il grosso problema - aggiunge - è che questa disinformazione proviene per lo più dall'interno del Paese ed è amplificata dai funzionari di governo".

Secondo Gilbreath, l'esito dell'invasione russa dell'Ucraina avrà un ruolo importante per la Georgia. Tbilisi è sicura che questa aggressione sia simile agli eventi della guerra russo-georgiana: se Mosca dovesse vincere, altri Paesi limitrofi potrebbero rimanere per sempre nell'orbita dell'influenza russa. Ma i fallimenti militari del Cremlino fanno sperare in un rafforzamento della sovranità.

Il soft power della Russia

Secondo il giornalista indipendente e osservatore politico Régis Genté, Mosca sta cercando di influenzare la politica georgiana con il soft power, non in modo positivo ma negativo. Ciò significa che Mosca non sta cercando di creare un'immagine positiva della Russia, ma sta cercando di creare un'immagine negativa del mondo occidentale, affermando che i valori europei sono in contraddizione con quelli tradizionali georgiani, sostenendo l'esistenza di una minaccia LGBT e giocando su altre forme di intolleranza.

Allo stesso tempo, Genté ritiene che nessun media o campagna di disinformazione possa ormai invertire la tendenza principale in Georgia, dove l'80% dei cittadini vuole entrare nell'Ue. E il Cremlino questo lo sa: "La Russia non sta nemmeno cercando di far cambiare idea ai georgiani, in realtà sta lavorando su una sorta di leadership. In questo momento dobbiamo davvero seguire ciò che sta accadendo, probabilmente ci aspettano settimane e mesi turbolenti e tesi, durante i quali il percorso geopolitico e storico del Paese è in gioco e potrebbe finire sotto l'influenza russa".

Un simile scenario, secondo il giornalista, rappresenta la minaccia di un'ulteriore autoritarizzazione della governance. La società non è pronta ad accettare il rifiuto dell'integrazione europea e si troverà inevitabilmente in conflitto con le autorità che, a loro volta, saranno pronte a ricorrere a metodi sempre più violenti di contenimento della protesta, contando sul sostegno russo.

Moldova spaccata

Il materiale informativo filorusso è diventato una componente importante della lotta politica in Moldavia. Anche qui i politici si lamentano della propaganda pro-Cremlino, sempre in un contesto di spaccatura decennale tra europeisti e filorussi. "Questo conflitto riflette le aspirazioni revansciste dell'ex regime", afferma Felix Hett della Fondazione Friedrich Ebert, in Moldova. 

"La minaccia più grande, dal punto di vista dell'attuale governo moldavo, è il ritorno al potere delle vecchie forze politiche cleptocratiche, oligarchiche e orientate alla Russia. E penso che questo sia il problema più grande, nel senso che stanno usando o strumentalizzando queste narrazioni russe per promuovere la loro agenda politica interna", spiega Hett. 

In una società che ha stretti legami sia con la Russia che con l'Unione europea, Hett ritiene che, per combattere la presunta disinformazione e propaganda filorussa, l'attenzione debba essere rivolta al ripristino della fiducia nelle istituzioni statali. I moldavi, inseriti in un ambiente fortemente polarizzato, tendono ad affidarsi a una sola fonte di informazione, e spesso non è quella ufficiale o governativa. 

La presidente moldava Maia Sandu, che è diventata la voce principale della svolta europeista del Paese, propone di portare la lotta contro la propaganda russa a livello statale e di creare a questo scopo un "Centro per il patriottismo". Negli scorsi mesi Sandu ha accusato Mosca di preparare un colpo di Stato e di tentare di destabilizzare la situazione nel Paese. La Russia ha sempre respinto queste accuse, dichiarando di non interferire negli affari interni di altri Stati.

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