Sudan, si combatte ancora nonostante il nuovo cessate il fuoco

Attacchi aerei nella zona sud di Khartoum
Attacchi aerei nella zona sud di Khartoum Diritti d'autore Marwan Ali/Copyright 2023 The AP. All rights reserved.
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Di Debora Gandini
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Dalle Nazioni Unite è arrivato un appello alle parti in conflitto a deporre le armi

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Colonne di fumo nella zona sud di Khartoum mentre i combattimenti continuano senza sosta. Nonostante il cessate il fuoco di 7 giorni mediato da Washington e Riad, non c’è pace tra le due fazioni in guerra nel Sudan. Testimoni hanno riferito di attacchi aerei e scontri nella capitale e in altre zone. 

Dopo che la tregua è entrata ufficialmente in vigore questo lunedì alle 19:45, i residenti dei sobborghi nord-orientali di Khartoum hanno riferito di combattimenti mentre altri, nel sud della capitale, hanno parlato di numerosi attacchi aerei.

"Al di là degli annunci ufficiali, il Sudan continua a essere bombardato e milioni di civili sono a rischio", ha dichiarato Karl Schembri del Consiglio norvegese per i rifugiati (NRC), denunciando su Twitter "più di un mese di promesse non mantenute", mentre quasi una dozzina di tregue sono già fallite nei loro primi minuti in Sudan.

Appello delle Nazioni Unite

Intanto dalle Nazioni Unite è arrivato un appello alle parti in conflitto a deporre le armi. Volker Perthes, Rappresentante speciale Onu per il Sudan (UNITAMS), ha dichiarato che “entrambe le parti hanno chiesto di condannare le rispettive azioni dell'altra parte. L’Onu chiede dunque di porre fine ai combattimenti e di tornare al dialogo nell'interesse del Sudan e del suo popolo".

Il nuovo cessate il fuoco è stato concordato tra esercito e paramilitari, per consentire il passaggio di civili e aiuti umanitari nel Paese. Tutti i diversi precedenti tentativi di una tregua nel paese dell'Africa nord-orientale falliti. E’ una lotta per il potere tra le Forze Armate Sudanesi, l’esercito regolare guidato dal generale Abdel Fattah al-Burhan, e le Forze per il Supporto Rapido (Rsf).

Il paese è allo stremo. Il conflitto, in corso dal 15 aprile, ha provocato finora in Sudan centinaia di morti e oltre un milione di sfollati.

Onu: oltre 120mila persone in fuga dal Sudan

L’Alto commissariato Onu per i rifugiati stima che le persone in fuga si sta dirigendo soprattutto verso l’Egitto, destinazione di quasi 70mila fra richiedenti asilo e rifugiati in transito verso nord. 

Oltre 26mila migranti sono defluiti in Ciad, Paese che già ospita 400mila rifugiati sudanesi e confina con il Darfur, mentre più di 43mila hanno varcato la frontiera meridionale con il Sud Sudan: una quota che si divide fra 2.756 nuovi arrivi e un totale di 40.295 sud sudanesi rimpatriati.

Circa 150.000 persone hanno lasciato il Sudan quando sono iniziati i sanguinosi scontri tre le due fazioni rivali che si contendono il controllo del Paese. I combattimenti hanno già provocato la morte di oltre 750 persone, secondo l'ONG Acled e secondo il sindacato dei medici del Sudan.

Altre 100 vittime si conterebbero nel Darfur, la regione occidentale già martoriata dai quasi due decenni del conflitto che si è chiuso nel 2020 con 300mila morti e milioni di sfollati. Altre fonti stimano più di 700 vittime, dato che potrebbe comunque essere sottostimato rispetto a combattimenti che minacciano di sconfinare nella guerra civile e incrinare gli equilibri - già precari - della Regione. 

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