Questa è l’ottava giornata di grandi manifestazioni con i sindacati e l’opposizione pronti a non cedere
Un'altra giornata di mobilitazione in Francia mentre la commissione parlamentare mista incaricata di redigere il testo finale sulla riforma delle pensioni concordava un testo legislativo comune. Il voto di Senato e Assemblea nazionale è ora atteso per giovedì.
In seguito all’appello dei sindacati a manifestare sono migliaia le persone scese in piazza in segno di protesta in tutto il paese.
Braccia incrociate per i lavoratori di vari settori con disagi soprattutto per chi deve viaggiare. Le compagnie aeree hanno già cancellato diversi voli. Intanto da giorni si registrano ritardi nella consegna del carburante alle stazioni di rifornimento.
Diverse città, tra cui Parigi, sono piene di rifiuti per gli scioperi dei netturbini. Nelle strade della capitale lunedì c’erano circa 5.600 tonnellate di rifiuti in sacchi della spazzatura non raccolti. Questa è l’ottava giornata di grandi manifestazioni con i sindacati e l’opposizione pronti a non cedere.
Il punto principale della contestata riforma, voluta dal Presidente Macron ma ostile al 70% dei francesi, è l’innalzamento dell’età minima per la pensione da 62 a 64 anni.
Nonostante l’imponente mobilitazione iniziata a fine di gennaio, il governo in questo periodo si è dimostrato finora poco intenzionato a cambiare idea sulla riforma. La grande protesta di questi ultimi mesi pare stia dando qualche effetto, visto che secondo i media francesi alcuni membri della maggioranza non sarebbero più certi del proprio voto in vista di giovedì.
Voto cruciale
Se al Senato il governo di Emmanuel Macron è sicuro di ottenere l’approvazione della legge, all’Assemblea nazionale (cioè la camera bassa), il presidente non ha la maggioranza assoluta: per far passare la riforma il governo conta sull’appoggio dei Repubblicani, partito conservatore storicamente favorevole all’innalzamento dell’età pensionabile, sembra essere diviso sulla questione.
All’Assemblea nazionale basteranno poche defezioni per non raggiungere l’obiettivo. Nel caso in cui non dovesse farcela, ci sarebbero alcune opzioni tra cui la possibilità di ricorrere al comma 3 dell’articolo 49 della Costituzione francese, che consente al primo ministro, in questo caso alla premier Elisabeth Borne, di approvare un testo di legge in materia finanziaria o di finanziamento al welfare senza passare da una votazione parlamentare.
Ricorrere a questo espediente, tuttavia, rischierebbe di innescare una miccia ulteriore, alimentando ulteriormente la protesta sociale in tutta la Francia.