Disordini e scontri in varie città del Cile, nel terzo anniversario della proteste di piazza del 2019, che trascinarono il Paese sudamericano verso un cambiamento epocale: la nuova Costituzione. Poi clamorosamente bocciata nel referendum popolare di inizio settembre
Disordini e scontri, in diverse città del Cile, in occasione del terzo anniversario - martedì 18 ottobre - delle manifestazioni di protesta del 2019.
Nella capitale Santiago del Cile i manifestanti hanno costruito barricate e lanciato pietre contro la polizia, che ha risposto con gas lacrimogeni e cannoni ad acqua.
Le principali richieste delle proteste del 2019 - durate mesi - riguardavano il miglioramento della sanità del Paese, migliore istruzione, pensioni e stipendi più alti e costi delle case più bassi.
Le violenze di tre anni fa - sotto la presidenza di Sebastián Piñera - provocarono 33 morti e migliaia di feriti.
460 persone rimasero accecate parzialmente o totalmente a causa dello sparo di proiettili di gomma o di lacrimogeni, lanciati in pieno viso dalle forze dell'ordine, polizia e Carabineros.
Oltre 3.000 le denunce di violazioni dei diritti umani durante la repressione della polizia cilena.
Proprio i disordini del 2019 hanno portato a grandi sforzi per redigere una nuova Costituzione per il Cile, poi clamorosamente respinta il 4 settembre scorso in un referendum popolare.
In occasione dell'anniversario delle proteste del 2019, il presidente cileno Gabriel Boric, in carica da marzo di quest'anno, ha rinnovato la richiesta di dialogo tra le parti.
In un contesto caratterizzato dall'economia del Cile in grave sofferenza, i cileni chiedono ancora cambiamenti e riforme nel loro Paese, ma il "no" alla nuova Costituzione rischia di di allungare (e non di poco) i tempi.
Euronews racconta
Servizio del 29.11.2019