La ripresa delle ostilità tra armeni e azeri, in due giorni di bombardamenti, è costata 155 vittime. Il nodo è sempre il controllo della regione del Nagorno-Karabakh, territorio dell'Azerbaigian con popolazione a maggioranza armena
Per ora sembra reggere il cessate il fuoco negoziato tra Armenia e Azerbaigian.
I bombardamenti delle ultime due notti e, in particolare, tra martedì e mercoledì, hanno causato 155 vittime su entrambi i fronti, secondo i dati ufficiali.
Armen Grygorian, funzionario del Consiglio di sicurezza armeno, ha confermato in diretta televisiva la tregua, specificando che è entrata in vigore alle 20:00 di mercoledi sera, ora locale.
Un precedente intervento di mediazione della russa, martedì, era fallito dopo poche ore. E il cessate il fuoco, subito violato.
Prima dell'ufficializzazione del cessate il fuoco, migliaia di persone sono scese in piazza a Erevan, capitale dell'Armenia, per chiedere le dimissioni del primo ministro Nikola Pashinyan, accusato di aver tradito il proprio Paese.
Armenia e Azerbaigian si sono scambiate reciproche accuse, con le autorità armene che hanno accusato Baku di aggressione non provocata.
"Dobbiamo lavorare per la pace"
Il riesplodere del latente conflitto tra Armenia e Azerbaigian preccupa anche gli Stati membri dell'Unione europea.
Ad intervenire è Olaf Scholz, il Cancelliere tedesco:
"Questo conflitto non ha senso. Costa vite umane e deve essere risolto pacificamente, l'uno con l'altro, tra i due stati. Le prospettive di pace, che almeno inizialmente esistevano, sono ora in pericolo. Tuttavia, dobbiamo lavorare con tutte le nostre forze, da parte dell'Unione europea, anche da parte del mio Paese e di molti altri, per rendere possibile uno sviluppo pacifico tra i due Paesi".
Ostilità storiche
Le ostilità tra Armenia e Azerbaigian sono legate al controllo della regione del Nagorno-Karabakh, territorio separatista interno all'Azerbaigianm dove la maggioranza della popolazione è armena. Questa disputa ha portato a lunghe guerre negli anni '80 e '90 e ad un conflitto di sei settimane nel novrmbre 2020, vinto dall'Azerbaigian e che è costato all'Armenia pesanti concessioni territoriali.
Per oggi, giovedì 15 settembre, è previsto l'arrivo in Armenia dell'avanguardia della missione dell'alleanza militare guidata da Mosca, per una valutazione della situazione sul campo.