Nella provincia colombiana del Norte de Santander, gruppi militari stanno seminando il terrore da mesi, anche tra la comunità indigena Bari, della quale un membro è stato assassinato. Un appello ai politici colombiani, in vista delle elezioni presidenziali del 29 maggio
A Tibù, città colombiana al confine con il Venezuela, oltre mille indigeni dell'etnia Bari, sono scesi in piazza per chiedere la fine delle azioni violente dei gruppi armati che, da mesi, stanno seminando terrore nella provincia del Norte de Santander.
Un membro della comunità indigena, Camilo Borou Bosachira Axducaracyara, difensore dei diritti del proprio territorio, è stato assassinato il 16 aprile scorso proprio a Tibù.
Due dei leader della comunità spiegano il motivo delle loro proteste:
"Il popolo Bari è uno solo, con la massima solidarietà tra di noi. Se qualcuno tratta male un Bari, sta maltrattando l'intero popolo, il nostro, che viviamo nella frontiera, sia in Colombia che in Venezuela...".
"Siamo qui a difendere la nostra Madre Terra, difendiamo il nostro territorio ancestrale...".
Le proteste degli indigeni sono rivolte anche ai politici colombiani, accusati di snobbarli da sempre, e - in particolare - al leader della sinistra progressista, Gustavo Petro, già sindaco della capitale Bogotà, considerato il favorito alle prossime elezioni presidenziali, in programma il 29 maggio.