L'infrastruttura dovrebbe essere operativa già dal mese di giugno e permetterà a Sofia di accedere anche al gas proveniente dall'Azerbaijan.
L'Europa cerca un'alternativa al gas russo. Tra i Paesi più in difficoltà c'è la Bulgaria, colpita dalla decisione del Cremlino di tagliarle le forniture di gas, che rappresentavano il 90% delle importazioni del Paese.
Sofia ora deve accelerare sull'IGB, il gasdotto che la collegherà alla Grecia. L'infrastruttura dovrebbe essere operativa già dal mese di giugno, ha promesso il primo ministro bulgaro Kirl Petkov, e permetterà a Sofia di accedere anche al gas proveniente dall'Azerbaijan, attraverso un sistema di gasdotti che arriva fino all'Italia. L'IGB è un gasdotto lungo 182 km, di cui 31 km in Grecia e 151 km in Bulgaria.
Alleanza con Bucarest
Sofia sta anche lavorando con Bucarest per diminuire la dipendenza dal gas russo. I due Paesi stanno valutando la possibilità di comprare gas insieme per ottenere prezzi più bassi, sfruttando i collegamenti tra la Romania e la Turchia.
Lo Stork II riesumato
La decisione di Mosca di chiudere i rubinetti del gas a Bulgaria e Polonia fa rinascere nuove alleanze in Europa. Varsavia e Praga hanno infatti appena riavviato le trattative per il cantiere di Stork II, che collegherà i sistemi dei due Paesi. La Repubblica Ceca dipende al 90% dal gas russo. La Polonia, invece, non riceverà più forniture da Gazprom, ma si è resa pienamente indipendente a livello energetico, secondo quanto si sostiene a Varsavia.