Il primo turno restituisce lo stesso match del 2017. Jean-Luc Melenchon, arrivato terzo col 21% dei voti, ha chiesto che "non uno solo" dei suoi elettori converga su Le Pen
Emmanuel Macron e Marine Le Pen torneranno a duellare al secondo turno delle presidenziali francesi.
Come parecchi analisti avevano preventivato, questo primo turno ha restituito all'incirca gli stessi equilibri delle elezioni di cinque anni fa: Macron si riconferma in vantaggio sull'estrema destra, anche se i primi sondaggi pubblicati già pronosticano un serrato testa a testa tra i due candidati.
Il Presidente ad interim ha ottenuto il 27,6% dei voti mentre Le Pen si aggira sul 23,5%. Entrambi risultano in crescita rispetto alla tornata del 2017: Le Pen, in particolare, alla sua terza elezione presidenziale ha ottenuto il miglior risultato nella storia dell'estrema destra in un primo turno presidenziale.
A tallonarli c'era stavolta Jean-Luc Melenchon, candidato de La France Insoumise, formazione di sinistra radicale che ha ottenuto il 22% circa: una crescita di oltre due punti percentuali rispetto al 2017 che, combinata col crollo dei repubblicani, ha consegnato a Melenchon il terzo posto, tenendolo però ancora una volta fuori dal ballottaggio.
Cordone sanitario
Come da tradizione francese, Macron potrebbe beneficiare della cosiddetta politica "del cordone sanitario", con la quale nel paese è stata storicamente arginata l'estrema destra.
Repubblicani, socialisti e verdi hanno esortato l'elettorato, nei rispettivi discorsi, a convergere su Macron al secondo turno.
"Le Pen cancellerebbe la Francia dalla scena internazionale e porterebbe il caos", ha dichiarato la conservatrice Valérie Pécresse.
Lo stesso Melenchon, riguardo al quale erano circolati alcuni timori su un possibile scivolamento a destra, ha auspicato che "non un singolo voto" del suo elettorato finisca al Rassemblement National di Le Pen.
Éric Zemmour, al contrario, ha chiesto apertamente che i suoi voti confluiscano su Le Pen.
La débâcle dei partiti tradizionali
Ma a segnare questo primo turno è soprattutto la disfatta dei partiti tradizionali, a destra come a sinistra: Repubblicani e Socialisti vanno entrambi a casa con i minimi storici per le rispettive formazioni.
Con il 4,8%, la candidata dei Repubblicani, Valérie Pécresse, non è stata in grado di oltrepassare la soglia per il rimborso delle spese di campagna elettorale (5%): cinque anni fa, il suo predecessore François Fillon aveva raggiunto il 20%.
Peggio ancora è andata alla socialista Anne Hidalgo, che ha ottenuto appena l'1,7% dei voti, quasi quattro volte meno di Benoît Hamon nel 2017, che in quella tornata era a sua volta crollato al 6,3%, percentuale che allora fu considerata alla stregua di un baratro politico.
Delusione anche per gli ecologisti, che con Yannick Jadot hanno oltrepassato appena il 4%.
Un nuovo corso
"In effetti - ha spiegato a Euronews Douglas Webber, professore emerito di scienze politiche all'INSEAD - i due partiti politici dominanti in Francia, socialisti e repubblicani, sono crollati quasi completamente a livello nazionale: come forze politiche nazionali in elezioni presidenziali e parlamentari, sono al livello più basso di sempre".
Secondo Weber, ciò indica l'emergere di una nuova linea politica in Francia, che non attiene propriamente alla dicotomia destra/sinistra ma a un campo "cosmopolita, liberale, internazionalista" da parte di Emmanuel Macron ed uno "nazionalista insulare e conservatore" per quanto riguarda Marine Le Pen.
"Gli elettori francesi - puntualizza Webber - saranno posti di fronte a una scelta fondamentale tra queste due direzioni"
Astensionismo e disaffezione
Altro grande protagonista annunciato di questa tornata è stato il tasso d'astensione: il dato si aggira attorno al 26 per cento, circa 4 punti in più rispetto al 2017.
Una cifra pericolosamente vicina a quella del 21 aprile 2002, anno in cui dalle urne si tenne alla larga il 28,4% degli aventi diritto; ma fortunatamente non più ai livelli delle elezioni regionali e dipartimentali di un anno fa, che videro restare a casa i due terzi dell'elettorato.
Motivata, in quest'ultima tornata, con la disaffezione dei più giovani e la rassegnata stanchezza di parecchi elettori, l'astensione in Francia va in realtà aumentando dalle elezioni presidenziali del 2007: quell'anno il tasso si attestava al 16,23%
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La nostra copertura della notte elettorale, minuto per minuto
Cinque cose da tenere a mente per questo primo turno
- Stesso match del 2017
Emmanuel Macron e Marine Le Pen si incontreranno al secondo turno come nel 2017.
Il presidente in carica è arrivato molto avanti al primo turno con circa il 27,4% dei voti, secondo le prime stime. Ha fatto meglio di cinque anni fa (24%). La candidata del Rassemblement Nationale Marine Le Pen è arrivata di nuovo seconda con circa il 24% dei voti. Anche lei guadagna terra rispetto alle precedenti elezioni presidenziali, quando ottenne il 21,3%. È la terza volta che l'estrema destra raggiunge il secondo turno di un'elezione presidenziale in Francia: prima della scorsa tornata, c'era stato nel 2002 il padre di Marine Le Pen, Jean Marie
- Il terzo uomo
Come cinque anni fa, l'Insoumis Jean-Luc Mélenchon ha mancato il secondo posto per pochi punti. Grazie alla rincorsa partita nelle ultime settimane, si è piazzato terzo con il 21,5% circa, a sua volta in crescita rispetto a cinque anni fa, quando arrivò quarto con il 19,6% dei voti.
- La débâcle dei partiti tradizionali
Questo primo turno è stato segnato dalla disfatta dei partiti tradizionali di destra e di sinistra con risultati storicamente bassi. La candidata dei Repubblicani Valérie Pécresse non ha raggiunto il 5%, la soglia per il rimborso delle spese di campagna. Cinque anni fa, François Fillon aveva raggiunto il 20%. Per quanto riguarda la socialista Anne Hidalgo, ha ottenuto meno del 2% dei voti, quasi 4 volte meno di Benoît Hamon, che nel 2017 che era già precipitato al 6,3%, considerato allora come un baratro politico. Delusione anche per gli ecologisti che sono intorno al 5% con Yannick Jadot.
- La richiesta di un cordone sanitario
Come cinque anni fa, le richieste di bloccare il raduno nazionale al secondo turno si sono moltiplicate non appena si sono conosciute le prime stime. A sinistra, il PCF Fabien Roussel, il PS Anne Hidalgo, l'ecologista Yannick Jadot hanno chiamato a votare per Emmanuel Macron. "Non un solo voto deve essere dato a Marine Le Pen", ha martellato più volte Insoumis Jean-Luc Mélenchon. "Non un solo voto dovrebbe andare all'estrema destra", ha detto l'anticapitalista Philippe Poutou.
A destra, Valérie Pécresse ha detto che avrebbe votato "in coscienza" per Emmanuel Macron. Al contrario, il polemista di estrema destra Eric Zemmour ha invitato i suoi elettori a votare per Marine Le Pen.
- Una forte astensione
Temuta da tempo, dato il disinteresse per le elezioni presidenziali espresso da tempo dai francesi nei sondaggi d'opinione, l'astensione si è attestata infine tra il 26% e il 28,3%, tra 4 e 6 punti in più rispetto al 2017, secondo le stime.
È vicina al livello del 21 aprile 2002, un anno record, con un tasso di astensione che raggiunse il 28,4
(fonte: AFP)
I risultati elettorali con il 92% dei voti scrutinati
- Emanuele Macron --- 27,4%
- Marine Le Pen --- 24,37%
- Jean-Luc Melenchon --- 21,18%
- Eric Zemmour --- 6,94%
- Valerie Pécresse --- 4,76%
- Yannick Jadot --- 4,44%
- Jean Lassalle --- 3,29%
- Fabien Roussel --- 2,35%
- Anna Hidalgo --- 1,73%
- Philippe Poutou --- 0,78%
- Nathalie Arthaud --- 0,58%
Primi risultati dalle metropoli
Cominciano ad arrivare i risultati finali delle prime grandi città.
A Nantes, nell'ovest della Francia, Jean-Luc Mélenchon, con il 33,03% dei voti, ha preceduto Emmanuel Macron, con il 29,68%, Yannick Jadot (9,99%) e Marine Le Pen (8,12%).
Alle 23 erano già arrivati i risultati definitivi in 24 dipartimenti su 101
secondo i dati del ministero dell'Interno francese:
- Marine Le Pen arriva prima nelle Ardenne, Mosa, Alpes-de-Haute-Provence, Cher, Creuse, Dordogne, Haute Saône, Mayotte, Jura e Haute-Corse. J
- Jean-Luc Mélenchon è in testa in Guadalupa, Martinica, Guyana e Ariège.
- Emmanuel Macron è al primo posto in Cantal, Lozère, Lot, Landes, Gers, Hautes-Pyrénées, Orne, Mayenne, Doubs.
Due partiti dominanti in Francia sono "crollati quasi completamente"
I due partiti politici dominanti in Francia, socialisti e repubblicani, sono "crollati quasi completamente a livello nazionale", ha spiegato ad Euronews Douglas Webber, professore emerito di scienze politiche all'INSEAD.
"In quanto forze politiche nazionali in elezioni presidenziali e parlamentari, sono al livello più debole di sempre", ha aggiunto.
Secondo Weber, ciò indica che c'è una nuova linea politica in Francia che non attiene propriamente alla dicotomia destra/sinistra ma a un campo "cosmopolita, liberale, internazionalista" da parte di Emmanuel Macron ed uno "nazionalista insulare e conservatore" per quanto riguarda Marine Le Pen.
"Gli elettori francesi - conclude - saranno posti di fronte a una scelta fondamentale tra queste due direzioni"
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