Sirene, esplosioni e fumo nero all'orizzonte: quando l'impensabile diventa realtà. Ormai da un mese
Sirene, esplosioni e fumo nero all'orizzonte: l'impensabile diventa realtà.
Scoppia la guerra, e decine di migliaia di soldati russi invadono l'Ucraina da nord, est e sud.
In poche ore, si impadroniscono della centrale di Chernobyl: il presidente Zelensky ordina una mobilitazione generale di tutti gli uomini di età superiore ai 18 anni.
Tra sanzioni e minaccia nucleare
A seguire, l'Occidente annuncia una serie di sanzioni senza precedenti contro la Russia, disconnettendola dal sistema finanziario internazionale.
Putin mette le sue forze di deterrenza nucleare in massima allerta.
La resistenza ucraina è feroce e inaspettata: Zelensky rifiuta di essere evacuato, moltiplicando i suoi messaggi patriottici attraverso i social e le richieste di aiuto alla comunità internazionale.
Le truppe russe avanzano a est e a sud, dove prendono il controllo di Kherson, la prima grande città a cadere nelle loro mani.
La popolazione si dimostra intollerante agli invasori.
Due giorni dopo, in seguito a pesanti combattimenti, le truppe russe si impadroniscono della centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d'Europa, la comunità internazionale è in allarme.
Il fiume dei rifugiati
Più di un milione di persone, la stragrande maggioranza donne e bambini, è già fuggito dall'Ucraina, la maggior parte trova rifugio in Polonia.
Ma l'invasione è appena iniziata e la frustrazione dell'Esercito russo si vede anche dallo spazio: le immagini satellitari mostrano infatti il blocco di un gigantesco convoglio militare sull'autostrada che porta a Kiev.
Lo spettro di una guerra in stile ceceno o siriano appare all'orizzonte: Mosca intraprende massicci bombardamenti senza riguardo per le vittime civili e un assedio spietato di Mariupol, città sul Mar d'Azov.
Un ospedale pediatrico, con un reparto maternità, viene bombardato.
Bombardamenti e distruzione
Una settimana dopo, le bombe distruggono il teatro di Mariupol, convertito in rifugio con centinaia di civili all'interno.
La maggior parte dei tentativi di aprire corridoi umanitari fallisce, soprattutto a Mariupol, dove si iniziano a seppellire le vittime in fosse comuni.
Dai più considerato il "nemico pubblico numero 1" sulla scena internazionale, Vladimir Putin si concede un bagno di folla allo stadio Luzniki, a Mosca, in occasione dell'ottavo anniversario dell'annessione della Crimea.
A distanza di un mese, la guerra continua: migliaia di morti si contano da entrambe le parti, molti di essi sono civili ucraini.
Il numero dei rifugiati è prossimo ai 4 milioni, ma quando si tratta di fermare i combattimenti, il dialogo tra sordi inesorabilmente continua.
Cronologia di un mese di guerra
- 24 febbraio - Alle 4 del mattino le truppe russe invadono l'Ucraina. In contemporanea Putin annuncia che smilitarizzerà il Paese con una "operazione militare speciale".
- 25 febbraio - "Forze nemiche di sabotaggio sono entrate a Kiev, ma io resto qui", annuncia Zelensky.
- 26 febbraio - Pioggia di missili su Kiev, mentre inizia l'esodo degli ucraini verso i Paesi vicini. Zelensky: "Oltre 100.000 invasori sulla nostra terra". I Paesi europei annunciano l'invio di aiuti militari e l'Occidente potenzia le sanzioni.
- 27 febbraio - Putin evoca per la prima volta lo spettro nucleare. La battaglia infuria a Kharkiv. La presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen annuncia che per la prima volta l'Unione finanzierà la consegna di armi e apre all'Ucraina nell'Unione europea.
- 28 febbraio - A Gomel, in Bielorussia, partono i negoziati tra le delegazioni di Mosca e Kiev.
- 1 marzo - Le truppe russe assediano Kherson e bombardano la torre della tv a Kiev. Missili su Kharkiv. Zelensky in video all'Europarlamento: "Siate con noi, Putin uccide i bambini".
- 2 marzo - I civili uccisi sono centinaia. Gli sfollati centinaia di migliaia. Kherson è la prima grande città ucraina a cadere sotto il controllo russo.
- 4 marzo - Le forze russe prendono il controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d'Europa. E' la notte della grande paura, quando l'area della centrale viene colpita da missili e si sviluppa un incendio.
- 5 marzo - Mariupol sotto assedio. Falliscono i corridoi umanitari. I media internazionali abbandonano la Russia.
- 6 marzo - I rifugiati in Polonia sfiorano il milione. Impossibili le evacuazioni da Mariupol.
- 7 marzo - Mykolaiv sotto le bombe. La Russia approva una lista di 'Paesi ostili', tra i quali l'Italia.
- 8 marzo - McDonald's chiude 850 punti vendita in Russia. Coca-Cola ferma le attività. Gli Usa, stop all'import di petrolio e gas russi.
- 9 marzo - Orrore nel mondo per il bombardamento dell'ospedale pediatrico di Mariupol.
- 10 marzo - Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e l'omologo ucraino Dmytro Kuleba si incontrano in Turchia, senza alcun esito.
- 12 marzo - Bombardamenti a Kiev e Mykolaiv. Rapito il sindaco di Melitopol. Mariupol circondata.
- 13 marzo - Un milione di persone senza gas e riscaldamento in Ucraina. Esplosioni a Leopoli.
- 14 marzo - Il consigliere per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca Jake Sullivan incontra a Roma il capo della diplomazia del Partito comunista cinese Yang Jiechi.
- 16 marzo - Bombardato un teatro di Mariupol convertito in rifugio. Oltre mille persone all'interno.
- 17 marzo - Il Pentagono: "La Russia ha lanciato più di 1.000 missili sull'Ucraina".
- 19 marzo - 190 mila civili evacuati attraverso i corridoi umanitari dall'inizio dell'invasione.
- 20 marzo - Bombe su Mariupol anche dal mare. Colpita una scuola con almeno 400 sfollati. Kiev accusa: "Donne stuprate e uccise".
- 21 marzo - Bombe su un centro commerciale a Kiev, missili su Odessa. Tremila morti a Mariupol, cadaveri insepolti nelle strade.
- 22 marzo - Zelensky in video al Parlamento italiano chiede nuovi aiuti. Kiev tenta la controffensiva e riprende il controllo di Makariv, a 60 km da Kiev.
- 23 marzo - Bombardato un ponte a Chernihiv, cruciale per portare aiuti umanitari ed evacuare i civili. I rifugiati sono oltre 3.500.000. I bimbi morti sono 121, secondo Zelensky. Le vittime civili quasi mille, secondo l'Onu.