Covid: via multe ristoratore per carenza motivazione Dpcm

Giudice Pesaro, 'mancano dati scientifici'
Giudice Pesaro, 'mancano dati scientifici'
Di ANSA
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(ANSA) – PESARO, 24 FEB – Un Dpcm, quello del 3 dicembre 2020
sulle misure per la pandemia da Covid 19, senza motivazioni,
come se fosse stata scritta un’opinione e non un provvedimento
amministrativo basato su dati scientifici, dove “non ci sono mai
specifiche indicazioni sulla gravità ed incidenza della
diffusione del virus tali da rendere congrue, proporzionate ed
adeguate le misure adottate” che vanno a comprimere libertà
costituzionalmente garantite. . E’ quello che in sintesi scrive
il giudice Flavia Mazzini del Tribunale civile di Pesaro nelle
motivazioni della sentenza emessa quindici giorni fa su ricorso
del ristoratore e fondatore del movimento IoApro Umberto
Carriera. Sentenza con la quale ha annullato le sanzioni a
carico del ristoratore, multato dalla polizia il 15 gennaio
2021 per aver violato il lockdown tenendo aperto di sera il suo
ristorante La Grande bellezza di Mombaroccio (Pesaro Urbino) per
ospitare trenta commensali tra cui Vittorio Sgarbi. La polizia
elevò un verbale di 800 euro a carico di Carriera, che lo
impugnò avanti al tribunale civile con l’avvocato Lorenzo
Nannelli. “Il giudice Flavia Mazzini, ha disapplicato i Dpcm di
Giuseppe Conte dichiarandoli illegittimi, perché essendo il Dpcm
un atto amministrativo, lo stesso doveva essere motivato – spiega il legale -. Nessun verbale del Cts (Comitato tecnico
scientifico) motivava le chiusure dalle 18 in poi, delle
medesime attività (in questo caso i ristoranti) che potevano
rimanere aperte a pranzo e non a cena. Inoltre non si comprende
dai verbali del Cts per quali motivi nello stesso periodo le
aree di servizio potessero rimanere aperte con servizio a
tavolo, così come i ristoranti degli alberghi. Ora Umberto
Carriera, potrà richiedere al governo il risarcimento dei danni
subiti per le chiusure dei ristoranti nelle varie fasce a
colori”. Nelle motivazioni del giudice Mazzini, il presupposto
su cui basa la sua decisione di ‘disapplicazione’ del Dpcm 3
dicembre 2020 è che “non ci sono mai specifiche indicazioni
sulla gravità ed incidenza della diffusione del virus tali da
rendere congrue, proporzionate ed adeguate le misure adottate”.
(ANSA).

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