Il mondo è attaccato a un filo di pasta anche in tempi di covid. Ce lo ricorda il World Pasta day

Giornata internazionale della pasta 2021
Giornata internazionale della pasta 2021 Diritti d'autore VINCENZO PINTO/AFP or licensors
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Di Sergio Cantone
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Quasi raddoppiati i consumi di pasta nel mondo tra il 2010 e il 2020. L'Italia è la regina dell'export, incalzata dalla potenza emergente della Turchia. La pasta costa poco e piace a ricchi e meno abbienti, al Nord e al Sud del mondo. Buon appetito nel World Pasta Day

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Pasta bene rifugio. Fusilli e affini, oltre a rappresentare indubbi profitti commerciali, si sono dimostrati durante la pandemia alimenti facili grazie al loro rapporto costi contenuti/benefici nutrizionali e soprattutto per la caratteristica di cibi a lunga scadenza.

La provvista ideale da ammassare nelle dispense in caso di pandemie, crisi economiche e altri eventi apocalittici. Lo affermano gli studi dell'Unione italianafood pubblicati in occasione della giornata mondiale della pasta 2021.

La prova è nei numeri. Nel decennio 2010-2020 il consumo di paste nel mondo è pressoché raddoppiato raggiungendo la cifra record nel 2020, l'anno del panico da confinamento, di 17 milioni di tonnellate, per un valore di oltre 5 miliardi di euro

Circa un quarto della produzione globale è italiana, della quale il 62% è destinata all'export.

Nei primi mesi del 2021 il consumo mondiale è crollato, si fa per dire, di quasi il 10% comparato con l'anno precedente, ma aumentato del 14% rispetto al 2019 dell'età pre-covid.

La Germania ha aumentato le importazioni di pasta italiana dell' 8% la Francia del 2. Autentico boom negli Usa, + 15%, e un sensibile calo nel Regno Unito soprattutto a causa delle schermaglie commerciali del dopo brexit con l'Unione Europea.

Il settore pasta intende conquistare nuovi e mercati e il marketing aiuta.

Vengono così create nuove confezioni senza glutine e altri vegetali. Anzi, si spera che le farine di legumi possano far fronte alla crescita della domanda evitando un fisologico aumento dei prezzi che metterebbe in pericolo il valore intrinseco della pasta, che è quello di un cibo democratico.

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