L'Iran si avvicina al voto: chi sarà il prossimo presidente?

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Dopo anni di lotte causate dall'isolamento internazionale, gli iraniani sembrano tuttavia più preoccupati per i prezzi elevati e la disoccupazione che della prossima guida del Paese

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Gli ultimi sette uomini in corsa nelle elezioni presidenziali dell'Iran si sono affrontati durante il terzo e ultimo dibattito in vista del voto.

Dopo il passo indietro di molti candidati moderati, Abdolnasser Hemmati avverte che una vittoria per i suoi rivali conservatori farebbe precipitare il Paese in problemi ancora più profondi.

"Signor Raisi - dice il candidato alla presidenza - chiedo a lei, chi sono i capi di questi cinque individui che si schierano contro di me, cosa accadrà se il potere cadrà nelle mani degli estremisti?

Me lo lasci dire molto chiaramente: ci saranno nuove sanzioni, avallate da un consenso globale più forte".

Nel frattempo, il leader ultraconservatore Ebrahim Raisi promette di fornire risposta alle sanzioni, onorando l'Accordo sul nucleare del 2015 firmato con l'Occidente.

"Ci impegneremo nell'Accordo sul nucleare (JCPOA) - afferma quest'ultimo - come un contratto e un obbligo che il leader supremo ha confermato, le amministrazioni devono essere votate agli impegni, ma così non è possibile attuarlo, occorre un'amministrazione forte".

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Gli ultimi giorni di campagna elettorale coincidono con un nuova tornata negoziale, in corso a Vienna per cercare di rilanciare l'Accordo, ma è improbabile che i colloqui diano risultati prima del voto.

Gli iraniani s'avviano al voto nel pieno di una delle peggiori crisi economiche generazionali, aggravata da sanzioni paralizzanti e dalla pandemia.

"Per anni ho lavorato - dice questo anziano signore - ma ho visto peggiorare le condizioni economiche negli ultimi sei o sette anni: non ho mai visto di peggio, è orribile".

"Ovviamente mi sento male, frustrato: ti alzi ogni giorno, ti svegli la mattina e lavori fino a sera, in pratica corri a vuoto".

Le elezioni presidenziali saranno le meno seguite a far data dalla rivoluzione islamica del 1979: un recente sondaggio ha difatti mostrato che solo il 36% degli aventi diritto ha intenzione di andare a votare.

Dopo anni di lotte causate dall'isolamento internazionale, gli iraniani sembrano più preoccupati per i prezzi elevati e la disoccupazione che del prossimo presidente.

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