Il 2 novembre 2020 un simpatizzante dell'Isis sparò in centro a Vienna: cinque vittime (tra cui lo stesso attentatore) e 23 feriti. Quattro mesi dopo, cresce la rabbia per gli errori dei servizi segreti austriaci. I familiari delle vittime chiedono i danni al governo.
Vienna non dimentica e non vuole dimenticare.
Quattro mesi dopo l'attacco terroristico nel centro di Vienna, rivendicato dall'Isis, c'è ancora tanto dolore e, ora, molta rabbia.
Gli errori dei servizi segreti
Alcuni dei 23 feriti e i familiari delle quattro vittime della sparatoria del 2 novembre 2020 hanno fatto causa alla Repubblica austriaca per danni, perché i servizi segreti avrebbero commesso gravi errori nel periodo precedente l'attacco.
Wendy, 19 anni, chiede i danni al governo.
Nella sua prima intervista televisiva, la studentessa racconta la tragica morte del padre.
"Si possono ancora vedere i fori dei proiettili"
"Papà ha cercato di correre al riparo dopo aver sentito gli spari. Ma stava ancora cercando di chiudere la porta del locale. Ed è allora che il terrorista ha visto un movimento, perché abbiamo le porte di vetro, e ci ha sparato dentro. Si possono ancora vedere i fori dei proiettile. E mio padre è morto proprio in quel momento".
"Le vere vittime, quelle ancora in vita, non sono aiutate"
L'avvocato di Wendy, che rappresenta anche altre 16 famiglie, chiede un risarcimento di 1,5 milioni di euro. Con l'aiuto di una "class-action", se necessario.
Karl Newole, avvocato delle vittime:
"Si finisce nel tunnel della burocrazia, si devono riempire tanti fogli di carta e poi ti danno 2.000 euro. Tutto lì. Si scoprono le lapidi, si annunciano iniziative legislative. E basta. Ma quelli che sono veramente le vittime, ancora in vita, di questo attentato, non sono assolutamente aiutate".
Aggiunge Wendy:
"Per me non è questione di soldi. Si tratta solo dello Stato. che finalmente dica qualcosa, che faccia qualcosa, invece di limitarsi a mettere una lapide e cercare di non parlarne piu".
Imbarazzante silenzio
I ministri austriaci dell'Interno e della Giustizia non hanno ancora risposto alla richiesta delle 17 vittime, secondo l'avvocato Newole.
Anche il governo del cancelliere Kurz non ha rilasciato alcun commento a Euronews.
Gli errori dei servizi anti-terrorismo austriaci sono stati resi pubblici tre settimane fa.
"Rischio jihadista sottovalutato"
Franz Merli, membro della Commissione d'inchiesta, ne dà un esempio:
"Un incontro tra jihadisti è stato monitorato a Vienna, nell'estate 2020, e lì il futuro attentatore Kujtim Fejzullai, un simpatizzante dell'Isis, era presente: nonostante ciò, non sono state prese contromisure e quando è stato fatto era già troppo tardi, è stato sottovalutato il rischio".
Ma la Commissione d'inchiesta è divisa
Altri due presunti complici avrebbero partecipato a questo incontro jihadista a Vienna. Ora Sono sotto inchiesta per favoreggiamento.
Ma anche i servizi segreti austriaci stessi sono sotto inchiesta.
L'inviato a Vienna, Johannes Pleschberger:
"Nel frattempo, la Procura di Vienna sta indagando su almeno due agenti dell'intelligence austriaca. Secondo la presidente della Commissione d'inchiesta, tuttavia, queste indagini sono un'aberrazione. Ma se ci sono stati errori, debbono venire alla luce".