Tre mesi per salvare l'accordo sul nucleare iraniano

Gli ispettori Onu potranno continuare a monitorare il programma nucleare iraniano, anche se con meno spazi di azione rispetto al passato. Lo prevede l'accordo strappato a Teheran da Rafael Grossi, direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA), che ha evitato la totale sospensione delle ispezioni dal 23 febbraio decisa dal Paese.
È l'ultimo atto di un tentativo di salvataggio dell'accordo sul nucleare che l'Iran ha firmato nel 2015 con i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu (Gran Bretagna, Francia, Russia, Cina e Stati Uniti), la Germania e l'Unione europea, e messo a rischio dall'uscita unilaterale degli Stati Uniti di Donald Trump nel 2018.
"Prima di tutto è stato riconfermato che l'Iran continuerà ad attuare l'accordo sulle salvaguardie senza limitazioni", ha detto Grossi, "In secondo luogo, a seguito della legge [approvata dal parlamento iraniano], abbiamo raggiunto un'intesa tecnica bilaterale temporanea in base alla quale l'Agenzia continuerà le sue necessarie attività di verifica e monitoraggio per un periodo massimo di tre mesi".
Un trimestre che darà il tempo al nuovo presidente Joe Biden di decidere se, come e quando rientrare nell'accordo e sospendere le sanzioni imposte dal suo predecessore, che per l'Iran sono una conditio sine qua non per tornare a bloccare l'arricchimento dell'uranio nelle sue centrali.
L'espulsione degli ispettori delle Nazioni Unite è stata decisa dal parlamento iraniano a dicembre, dopo l'attentato contro lo scienziato Mohsen Fakhrizadeh, figura chiave del programma nucleare iraniano. Per il suo assassinio Teheran ha accusato Israele e Stati Uniti.